di Fiorella Franchini
Napoli e Palermo unite dalla musica nella splendida sacrestia della chiesa di Sant’Anna dei Lombardi a Napoli, un tempo il refettorio della chiesa di Santa Maria di Monteoliveto, affrescato nel 1545 da Giorgio Vasari. Il gruppo musicale AmabilCanto Ensemble si è esibito in un concerto organizzato dall’Associazione culturale Assostato presieduta da Silvano Barrella, dal titolo evocativo “Le città del sole”.
Il coro palermitano composto dai soprani Sabrina Alesso e Carmelina Parisi, dal baritono Arnaldo Orlando, dal basso Gianfranco Giordano, dal tenore Fabio Lima e dalla pianista Valeria Giordano, è membro stabile del coro Cantate Omnes di Palermo, attivo dal 2005, diretto dal maestro Gianfranco Giordano, che collabora da diversi anni con l’associazione Palermo Classica, partecipando per la parte corale a opere e spettacoli artistici. Sebbene preferisca un repertorio prevalentemente classico (Vivaldi, Haydn, Beethoven, Schubert, Fauré, etc.), non tralascia la musica contemporanea (Chilcott, Bernstein, Piovani, Morricone).Per questo speciale gemellaggio ha presentato una selezione di brani della canzone classica napoletana e della tradizione popolare siciliana, scegliendo un pot-pourri di melodie e testi che ha messo a confronto due stili e due culture. La professoressa Ninfa Pagano, infatti, ha introdotto i vari brani con una breve presentazione per evidenziare i caratteri dei testi e degli autori.
Professoressa Pagano che differenze ci sono tra la canzone napoletana e quella siciliana?
Entrambe condividono le stesse origini, e precisamente lo sviluppo della romanza da salotto, accompagnata dal pianoforte. Per la canzone napoletana l’inizio si fa di solito risalire al 1839, con Je te voglio bene assaje, su testo di Raffaele Sacco e musica di Donizetti. Per la canzone siciliana, un riferimento sono le romanze da salotto che vengono scritte ed eseguite nella seconda metà del 1800, nei salotti letterari diffusi dalle famiglie Florio, Whitaker ed Ingham, nel periodo d’oro della musica siciliana colta, che va dal 1880 al 1914.
Perché hanno avuto diversa fortuna?
A differenza della canzone partenopea, quella siciliana non riuscì ad incontrare, se non per un periodo limitato, le reali aspettative dei ceti subalterni, e rimase sempre un tentativo imposto dall’alto, fatto “per il popolo” ma non “dal popolo”. Anche l’uso del dialetto si configura come mero esercizio letterario e di stile.
Sia il napoletano che il siciliano sono lingue riconosciute dall’Unesco come Lingue in Pericolo di Estinzione, “lingue madri” che si sono evolute nell’arco di millenni, contaminate dall’incontro con molteplici culture, popoli e idiomi che hanno attraversato i loro territori.
Si sta facendo un lavoro di valorizzazione della lingua siciliana?
Stiamo procedendo con un’analisi comparativa tra il lessico del dialetto siciliano e quello napoletano, entrambi fortemente influenzati dalle lingue delle dominazioni straniere nel corso dei secoli, in particolare dallo spagnolo e dal francese.
Quali sono i prossimi appuntamenti del coro?
Saremo in vari comuni della Sicilia, e non solo. Il nostro obiettivo è quello di portare all’estero questo progetto di rivalutazione ed analisi contrastiva del repertorio napoletano e di quello siciliano, sia dal punto di vista storico-musicale che da quello tematico.
Napoli e Palermo, due città-simbolo del Meridione, protagoniste di una storia che affascina e appassiona tutti coloro che riconoscono l’importanza del loro passato nel panorama culturale e sociale dell’Italia. Realtà originali che hanno sviluppato caratteristiche culturali uniche in continuo dialogo. Entrambe crocevia di civiltà, hanno saputo trasformare le sovrapposizioni di usi, costumi, tradizioni, conoscenze in un patrimonio inesauribile di arte e cultura. L’eredità greca e romana, le radici normanne e spagnole, il retaggio borbonico e le contraddizioni dell’unità d’Italia, le bellezze naturali, lo stesso water front accogliente, la terra ribollente e la passionalità dei caratteri, i problemi irrisolti hanno fatto dei loro territori un crogiuolo di creatività e di genialità.
Il linguaggio della musica annulla distanze e differente e ci insegna un valore fondamentale della vita civile: saper ascoltare.