A Piazza Affari listini deboli: si pensa al referendum

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Il punto della mattinata. Piazza Affari registrata in negativo al momento della scrittura. Il Ftse Italia All-Share segna -0.79%, Ftse All-Share Capped -0.78%, Ftse Mib -0.85%, Ftse Italia Mid Cap -0.58%, Ftse Italia Small Cap +0.39%, Ftse Italia Star -0.39, Ftse Aim Italia -0.44%. 

Anche le principali Borse europee segnano l’ultima seduta della settimana in ribasso. Il Dax30 di Francoforte cede 1.03%, il Cac40 di Parigi segna -1.36%, il Ftse100 di Londra -1.17% e l’Ibex35 di Madrid -0,80%.

I petroliferi appaiono in fisiologico arretramento dopo il rally delle due sedute precedenti: Tenaris (-1,2%), Saipem (-2,1%) ed Eni (-1,4%) in scia all’accordo OPEC per il taglio della produzione di greggio. Petrolio sotto i picchi di ieri: il future per consegna febbraio sul Brent segna 53,70 $/barile (da 54,52, massimo dall’estate 2015), il future per consegna gennaio sul WTI segna 50,95 $/barile (da 51,79, massimo da ottobre).

In flessione anche i bancari: il FTSE Italia Banche segna -0,7%, EURO STOXX Banks -1,1%. 
Il ministro dell’Economia Padoan ha dichiarato che in caso di vittoria del no al referendum di domenica le banche italiane potrebbero avere difficoltà nell’attrarre capitali.

Nel primo pomeriggio negli Stati Uniti saranno comunicati i dati sull’occupazione a novembre. 

Borse asiatiche

Sui mercati Asia la tendenza è di un generalizzato declino. L’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, perde circa lo 0,60% (ma nell’intera ottava resta in positivo intorno al mezzo punto percentuale), con circa il doppio dei titoli in flessione rispetto a quelli che si apprezzano. 

A Tokyo il Nikkei 225 scivola dai massimi di 11 mesi registrati giovedì e chiude con una perdita dello 0,47% rimanendo in positivo per la settimana ma solo marginalmente. 

Chiude in flessione anche l’indice più ampio Topix, deprezzatosi dello 0,36% al termine degli scambi. Ad appesantire i listini nipponici anche l’ulteriore progresso dello yen, che guadagna circa lo 0,20% sul dollaro e riduce intorno allo 0,60% il declino nell’intera ottava. 

A Seoul il Kospi segna una perdita dello 0,66% dopo la revisione al ribasso del Pil sudcoreano per il terzo trimestre (l’economia di Seoul è cresciuta del 2,6% annuo contro il 2,7% preliminare e il 3,3% del precedente periodo).

Sul fronte delle materie prime, il petrolio è in correzione di quasi l’1% ma resta in rally del 10% nell’ottava, dopo che nel meeting di mercoledì a Vienna, nonostante i timori della vigilia, l’Opec è riuscita a confermare il tetto alla produzione deciso in novembre anche grazie all’appoggio esterno della Russia, che per la prima volta dal 2001 parteciperà a una misura decisa dall’organizzazione. L’oro è in progresso di circa lo 0,40% (guadagno che mette fine a una striscia di tre sedute in flessione, riducendo intorno allo 0,80% il deprezzamento settimanale). 

Il rame perde poco meno dell’1% a Londra (seconda seduta in segno negativo) e a Sydney continua la fase ribassista dei titoli legati alle materie prime (in moderata flessione o sulla parità, però, i petroliferi) e, complice la performance negativa del comparto bancario, l’S&P ASX 200 segna un netto declino dell’1,02% in chiusura. 

Deciso arretramento anche per le piazze della Cina. Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 hanno perso lo 0,90% e l’1,01% rispettivamente, mentre con una flessione dell’1,60% lo Shenzhen Composite segna la peggiore performance tra i principali indici dell’Asia. 

In vista della chiusura a Hong Kong l’Hang Seng perde intorno all’1,20%. Leggermente meglio l’Hang Seng China Enterprises Index, che si muove comunque intorno a un calo dell’1,00%.

Borsa Usa

La Borsa di New York ha chiuso la seduta contrastata. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,36% mentre l’S&P 500 ha perso lo 0,35%. Più marcata la flessione dell’indice tecnologico Nasdaq Composite (-1,36%).

Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 26 novembre si sono attestate a 268 mila unità, superiori alle attese (253 mila) e al dato rilevato la settimana precedente (251 mila). Il numero totale di persone che richiede l’indennità di disoccupazione si attesta a 2,081 milioni, superiore ai 2,043 milioni precedenti.

Markit Economics ha pubblicato la lettura definitiva dell’Indice PMI Manifatturiero relativo al mese di novembre a 54,1 punti dai 53,4 punti di ottobre, segnalando un elevato tasso di crescita degli ordini, sui livelli massimi da marzo 2015.

L’Institute for Supply Management ha reso noto che l’Indice ISM Manifatturiero, nel mese di novembre, si è attestato a 53,2 punti dai 51,9 punti del mese precedente. Il dato è risultato superiore alle attese degli analisti che avevano stimato un valore dell’indice pari a 52,2 punti. La spesa per le costruzioni è cresciuta dello 0,5% a ottobre dal -0,4% della rilevazione precedente ma risultando lievemente inferiore alle attese degli economisti fissate su un incremento dello 0,6%.

I dati macro attesi oggi
Venerdì 2 Dicembre 2016

09:00 SPA Variazione n° disoccupati nov;

10:30 GB Indice PMI costruzioni nov;

11:00 EUR Indice prezzi alla produzione ott;

14:30 USA Nuovi occupati nov;

14:30 USA Tasso di disoccupazione nov;

14:45 USA Intervento Brainard (FOMC, Fed);

19:00 USA Intervento Tarullo (FOMC, Fed).