A Pechino, tutti insieme ma non appassionatamente

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in foto XI Jinping (Imagoeconomica)

In Cina, precisamente nella capitale, è in corso un vertice dei Capi di Stato dei paesi amici di quel subcontinente. Essi sono accomunati dal programma del Presidente XI Jinping “Belt and Road”, in Italia e nella EU conosciuto come Via della Seta. L’argomento che tale summit vorrebbe approfondire così come è, nella sua essenza, perlopiù costituito dalle relazioni commerciali di ciascuno dei paesi partecipanti con la Cina, non può prescindere da quanto sta accadendo in Israele. L’occasione è stata data ufficialmente dalla celebrazione del decimo anniversario del varo da parte del Governo di Pechino del progetto della Via della Seta.

È la terza volta che tale appuntamento dei leader dei paesi coinvolti si ripete, con il numero degli invitati di volta in volta accresciuto, per discutere degli argomenti citati in apertura. Nell’intervallo temporale tra ciascuno di essi, si sono verificati molti eventi, tra di essi alcuni ancora oggi in corso. È bene aggiungere che per molte di tali vicende, il mondo non soffriva assolutamente perché mancavano. Uno per tutti, l’invasione dell’Ucraina ordinata dal Cremlino. Al compimento del secondo anno dall’inizio, essa non lascia trasparire alcun  segnale della possibilità di poter arrivare in tempi brevi almeno a un cessate il fuoco.

L’Italia nel 2019 aveva aderito all’intesa con la Cina sulla nuova Via della Seta, tale il titolo della stessa, evocativa dell’impresa di Marco Polo. Accadde nel corso dello storico viaggio di XI in Europa, prima tappa Roma. Allo stato il Governo Italiano non ha inteso rinnovare la sua adesione. Uno degli aspetti di tale summit che va tenuto in maggiore considerazione è che all’incontro che si sta svolgendo partecipa un congruo numero di Capi di quegli stati che un tempo sarebbero stati definiti appartenenti al Terzo Mondo, mentre oggi vengono indicati come appartenenti al Sud del pianeta. Tra i convenuti figura anche Viktor Orbàn, Presidente dell’Ungheria, che pure appartiene alla EU. La breve carrellata appena compiuta ha lo scopo di mettere in risalto un sentimento che probabilmente è in qualche modo comune a quei paesi: la simpatia, calante nei confronti dell’Occidente, crescente nei confronti dell’Oriente.

Ancora una volta il filo che tiene insieme i governi di quei paesi sono gli interessi economici, da tutelare mettendosi sotto l’ala protettrice di chi o che cosa possa  essere realmente utile per determinati fabbisogni. I due mattatori della scena sono senza dubbio Putin e XI, come la mole di interscambio dei loro paesi, Russia e Cina, sono i più consistenti rispetto a quelli intrattenuti da ciascuno degli altri ospiti con quelle due grandi realtà. Osservata anche con il più rigoroso dei distacchi possibile, la riunione in corso a Pechino non può essere considerata dall’Occidente in genere e dagli USA e dalla EU senza una fisiologica dose di preoccupazione. Quella stessa che è motivata da due considerazioni diverse ma di uguale importanza: una politica, l’altra economica. La prima, a causa delle guerre in corso, perché trae origine dall’interrogativo concreto, chi è o sarà all’epoca sostenitore di chi. Non è possibile stabilirlo sin d’ora, ma è certo che non resterà un problema né teorico né destinato a rimanere isolato. Niente fa escludere che non a lungo sarà necessario ridisegnare le carte geopolitiche del mondo. Si partirà da quelle impostate a Parigi nei primi anni ’50, compilate in base agli assestamenti avvenuti nel primo dopo guerra, aggiornate con le variazioni avvenute fino a oggi.

La seconda riguarda il riassetto economico che si sta già creando in seguito alla revisione generalizzata degli accordi commerciali. Essa sta spostando grandi moli di merci da un canale export all’altro e altrettanto sta facendo per l’import. Per l’Italia tutto quanto innanzi dovrebbe essere attenuato dalla cintura di sicurezza del Made in Italy, comunque resa meno efficace dalla forte dipendenza energetica non ancora messa alle corde. Per quanto sta accadendo in Medioriente, i traguardi raggiunti dal Paese che a ragione sembravano in grado di poter allentare il cappio della dipendenza energetica, inducono a frenare gli entusiasmi.  Almeno in parte, l’ Italia, co me buona parte del mondo occidentale, ha messo al margine la Russia, in particolare per la fornitura di gas. Con la dichiarazione ufficiale di solidarietà a Hamas da parte del Presidente tunisino Saïed, qualche dubbio della validità dei recenti accordi prende corpo. Se dovesse confermarsi tale atteggiamento, per la realizzazione del Piano Mattei promosso dall’Italia si creerebbero diversi ostacoli non proprio piccoli. La materia è estremamente fluida.Trarre conclusioni di ogni genere attualmente sarebbe del tutto azzardato. Di una cosa si può essere certi: il signor Peggio non è mai arrivato. Sarà bene per tutti tenere ben presente tale affermazione e comportarsi di conseguenza: evitare gli sprechi di ogni genere, ricordando quel comportamento tenuto in campagna che ricorda che un soldo risparmiato può valere più di uno guadagnato.