A Napoli i 25 anni di cultura sociale dell’Humaniter 

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di Fiorella Franchini

Quando si parla di beneficenza la prima idea che compare nella mente è quella dell’assistenza ai diseredati, intesa come elargizione di beni materiali. Eppure circa 130 anni fa, nel 1893, Prospero Moisè Loria, mecenate mantovano, intuì che si poteva fare di più. Grazie a un suo lascito testamentario nacque a Milano la Società Umanitaria, storica istituzione milanese che pose al primo punto del suo Statuto “un’assistenza operativa, che fosse in grado di mettere i diseredati, senza distinzione, in condizione di rilevarsi da se medesimi, procurando loro appoggio, lavoro e istruzione”.  La carità cominciò a cambiare trasformandosi da semplice intervento di aiuto, a sostegno concreto dello spirito d’intraprendenza e di cambiamento del singolo.  Per oltre cento anni l’ente ha coniugato assistenza e formazione, impegno sociale e lavoro intervenendo sul territorio, tra Milano, Napoli, Roma e la Sardegna, su vari fronti d’intervento, dal disagio scolastico alla formazione professionale, dall’avviamento al lavoro allo sviluppo dei giovani, grazie ad un’equipe di esperti in vari settori e ai tanti volontari. Un grande impegno dedicato allo sviluppo di una cultura sociale volta alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società. Un’attività che ha allargato la platea dei bisognosi, non solo poveri ma emarginati di ogni tipo, giovani, vecchi, disoccupati. Merito della Società Umanitaria proprio la capacità di intercettare le nuove forme di ghettizzazione, quelle create dalla società moderna; non solo indigenti ma vittime della solitudine, dell’ignoranza, delle diversità sociali. Un impressionante arco d’iniziative e interventi che hanno fatto meritare ai dirigenti dell’Umanitaria nella prima metà del ‘900 l’appellativo di “pionieri di arditezze sociali”, per riforme sempre “dal basso”: dalla Scuola del Libro ai quartieri popolari, dalla Casa degli Emigranti alle Scuole professionali di tirocinio operaio maschili e femminili, dalle Case dei bambini ai corsi serali di perfezionamento e riqualificazione. Ogni progetto ha sempre puntato sul riscatto e di crescita civile in una società che spesso dimentica cosa vuol dire l’impegno, il volontariato, la solidarietà. Nel 1996 la Società Umanitaria ha aperto la sede a Napoli calibrando la propria attività sulle necessità del territorio, progetti contro la dispersione scolastica (il Programma Mentore) e contro l’isolamento di giovani e anziani con i Corsi Humaniter, i corsi di  formazione professionale e una ricca programmazione culturale comprendente convegni, spettacoli, presentazione di libri, nella convinzione, mutuata dai moderni studi sociologici e antropologici che l’informazione debba essere considerata il bene principale delle società contemporanee perché crea relazioni intersoggettive con persone informate, aumenta il bagaglio di conoscenze acquisite dall’individuo, che comprende la cultura in senso classico, ma conoscenza tecnologica, per accedere a competenze che consentono una gestione più efficace delle informazioni disponibili. Oggi è più che mai evidente che la ricchezza non deriva dalla quantità di beni posseduti, ma dalla possibilità di essere inseriti in processi di scambio in cui viene facilitato il contatto con gli altri. I corsi Humaniter consentono al tempo stesso incontri umani e acquisizione di conoscenze di base per superare gap personali e sociali. Il 14 ottobre l’Humaniter di Napoli ha festeggiato, in collegamento con Milano per i saluti del Presidente Alberto Jannuzzelli, e nel ricordo di Masimo della Campa, i venticinque anni delle sue attività con lo spettacolo “Nisciuno nasce ‘mparato”: paraustielli di Amedeo Colella, la comicità di Lino D’Angiò e la musica di Francesco Cuomo, a testimoniare il perenne incontro fra tradizione, ironia, arte, condivisione. Un anniversario importante e un momento d’incontro e confronto, per fare il punto sul lavoro svolto e progettare i nuovi obiettivi sempre ponderati in base alle esigenze attuali. Non a caso l’Humaniter napoletana diretta da Marina Melogli, accanto ai tradizionali corsi che comprendono materie umanistiche, informatiche, ginnastica e lingue, intende rivolgersi con più efficacia ai problemi giovanili e alle donne, promuovendo un’intensa collaborazione con le scuole e l’istituzione della Biblioteca delle Donne per informare sui diritti conquistati e su quelli negati, offrire un luogo d’incontro, di riflessione, di aiuto concreto alle problematiche giovanili, bullismo, disturbi alimentari, disagio psicologico, violenza di genere. Nulla, tuttavia, sarebbe possibile senza il lavoro di soci e volontari che, anche in questo caso hanno rivoluzionato il concetto di prodigalità, inteso non come offerta di denaro ma di tempo e di conoscenze, per innescare un circuito virtuoso che ha prodotto negli anni un reddito immateriale di enorme valore. Un grande tesoro quello del volontariato che arricchisce una contemporaneità egoista e aggressiva, dando un aiuto concreto e solidale, portando avanti i grandi valori dell’umanità, mettendoli in pratica, per crescere culturalmente e socialmente come cittadini del mondo e come persone.