Figlia di Partenope, Fracci: Quella volta che ci spogliammo in cabina elettorale

di Maridì Vicedomini

Profonda emozione sul palcoscenico del Teatro San Carlo per la performance di Carla Fracci, icona della danza nel mondo, che ha voluto festeggiare il suo compleanno nella città a lei particolarmente cara. Per l’occasione, la Fracci è stata insignita con il Premio “Diva e Donna” 2016 come eccellenza artistica. A consegnarle l’ambito riconoscimento il Direttore della testata di Cairo Editore Angelo
Ascoli, insieme a Martina Ferrara, Presidente di Tutto Sposi, la modella stella manente e Pascal Vicedomini, fondatore di Capri Hollywood.

Signora Fracci, lei si sente più milanese o napoletana?
Certamente Milano è la mia terra d’origine e la Scala la mia casa, ma il calore, l’affetto, la grande generosità, il cuore di Napoli che da sempre ho riscontrato venendo in tournée in questa meravigliosa città sono ineguagliabili! Non a caso, ho individuato Napoli per celebrare questo mio traguardo importante, ringrazio tutti i napoletani per la loro accoglienza, l’entusiasmo, il plauso sempre vivi nei miei confronti e mi auguro tanto che questa non sia stata la mia ultima volta al San Carlo.
Come nasce la sua fulgida carriera?
Sono di origini familiari umili. I miei genitori erano onesti lavoratori, campavano di salario ed a quell’epoca l’accesso all’Accademia della Scala era gratuito; pertanto potevano accedere ai corsi di danza anche i ragazzi meno abbienti. Fu una signora a consigliare i miei genitori ad iscrivermi alla scuola della Scala, asserendo che aveva notato in me una certa grazia e molta musicalità.
Signora Fracci, com’era da bambina?
Una ragazzina molto semplice che amava la natura, tanto che a volte marinavo la scuola per andare a raccogliere i fiori in campagna.
Che cosa rappresenta la danza?
Una meravigliosa disciplina; essa non è solo piedi e gambe ma esprime musica, fantasia, creatività, poesia. La danza è sacrificio ed una scelta di vita. Quando si comprende il suo giusto valore, la nostra esistenza cambia ed in ogni personaggio che si interpreta con tutù e scarpette c’è tutto un mondo da scoprire e da fare proprio con grande onestà ed un pizzico di creatività.
Ci racconti un episodio originale delle sue numerose tournee nella Campania Felix. 
Anni fa il maestro Zeffirelli mi condusse a Paestum per interpretare un pezzo del Don Chichotte.  Ricordo che eravamo in una situazione molto precaria: il palco era una tavola di legno con qualche luce piazzata nelle vicinanze in maniera molto rudimentale, non c’erano nemmeno i camerini per spogliarsi ma solo una montagnella nelle vicinanze. Tutta la compagnia era molto avvilita e stavamo quasi desistendo dall’impresa quando in lontananza notammo 7000 persone che si stavano avvicinando per assistere allo spettacolo, pronti ad applaudirci. A tal punto, non ci perdemmo di coraggio, e per non deludere il foltissimo pubblico, ci organizzammo all’istante, trasportando sulla collinetta le cabine elettorali per utilizzarle come spogliatoi.
Lei è molto legata da sempre anche ad autorevoli esponenti della cultura partenopea?
Sì, ero molto vicina ad Eduardo De Filippo con il quale mio marito Beppe ha fatto tanti lavori. Eduardo era sempre molto affettuoso con me; una volta, notandomi particolarmente stressata dopo avere interpretato “Raimonda” mi disse:”Figliola, vai a riposare qualche giorno sulla mia isola; lì c’è la tata Maria, che ti coccola preparandoti l’uovo a zabaione ogni mattina dopo averlo tenuto una nottata intera fuori al davanzale della finestra a contatto con la brezza marina.”
Lei era grande amica anche di Vittorio De Sica?
E’ vero; ci frequentavamo molto soprattutto quando Vittorio era sposato con la prima moglie; ricordo tanti Natali, ultimi dell’anno trascorsi insieme. De Sica era un uomo geniale, autore di tanti capolavori e grazie a lui giovani talenti sono riusciti ad emergere ed a fare carriera. Ho avuto il privilegio di fare con lui qualche film e ricordo con piacere che quando ricorreva il giorno in cui dovevo essere sul set, rivolgendosi a tutta la troupe esclamava: “Ragazzi stasera finiamo presto; c’è la Fracci sul set!.
Che stagione vive la danza attualmente?
Di grande difficoltà; con molta amarezza, noto un’assenza totale di sostegno da parte delle Istituzioni a questa disciplina che è una delle più nobili espressioni d’arte. Bisognerebbe attivarsi per evitare la “fuga di talenti” in altri paesi stranieri.
Il suo più grande desiderio.
Per anni ho sognato di avere una mia compagnia di ballo ma non è stato possibile perché non ho goduto del sostegno economico esterno di alcuno. Oggi desidero poter ancora insegnare ai giovani, trasmettere loro la tecnica, lo stile della danza, l’importanza della sbarra che ci accompagna per tutta la nostra vita. I ragazzi hanno bisogno di questo, sono il nostro futuro.
Signora Fracci, oggi insignita con il Premio Diva e Donna; quanto si sente Diva?
In nulla; terminato lo spettacolo, ripongo le mie scarpette e mi rifugio nel mio habitat familiare; amo dedicarmi alla vita familiare ed ai miei nipoti che adoro.
Signora Fracci; il suo futuro?
Continuare a ballare in pubblico, portando la danza non solo nei grandi teatri ma anche nelle piazze, nelle periferie, incentivando i giovani a realizzare i loro sogni, accompagnandoli nel loro percorso artistico fatto di amore e di grande spirito di abnegazione.