Occhi puntati sulla Bce

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Il punto della mattinata. Oggi la decisione di politica monetaria della BCE sarà il principale catalizzatore per il trading. Gli analisti non si aspettano modifiche alla politica (Francoforte probabilmente aspetterà fino alla riunione di dicembre) né variazioni al QE. Poco probabile (anche se non è da escludersi) l’annuncio di aggiustamenti ai parametrici tecnici, come la rimozione della base minima per i rendimenti. L’attenzione si concentrerà quindi sulla sessione di domande e risposte per vedere come Draghi gestirà gli interrogativi sul quadro generale, sulle proroghe e sulle prospettive d’inflazione. 
Altrove, la Banca Centrale di Turchia oggi annuncerà la sua decisione di politica monetaria. Alla luce delle incertezze e delle interferenze politiche – funzionari governativi hanno espresso, infatti, disagio per la debolezza della TRY – è molto probabile che la banca non intervenga.

Ma oltre alla BCE, gli operatori monitoreranno i dati sulle vendite al dettaglio nel Regno Unito, l’indice della Fed di Philadelphia e le vendite di case esistenti negli USA.

Intanto, le Borse europee stanno già scontando l’attesa per la riunione odierna della BCE (13,45 l’annuncio e successivamente la conferenza stampa di Draghi).
L’Euro / Dollaro USA conferma un andamento debole per la valuta europea che segna un -0,05%. Aumenta poco lo spread, che si porta a 135 punti base, con un lieve rialzo di 1 punto base.
Tra le principali Borse europee giù Francoforte, che segna un +0,17%, mentre Londra lima lo 0,07%. Poco mossa anche Parigi, con un modestissimo +0,11%. 
Stabile Piazza Affari, con il FTSE MIB che segna un -0,07% in linea con la City.
Come detto, la maggior parte degli analisti danno per scontata una nuova proroga del piano di acquisti della Bce, che potrebbe esser decisa a dicembre. Tuttavia già da tempo, su diverse scadenze, in particolare quelle più ravvicinate, scarseggiano sul mercato i titoli di Stato acquistabili dei paesi ritenuti più solidi. La Bce potrebbe così decidere anche di rivedere i parametri tecnici del suo piano di acquisti, in modo da poterlo proseguire altri mesi senza difficoltà.

Draghi potrebbe vedersi rivolgere domande sulle ipotesi in senso opposto, di “tapering”, ovvero di progressiva rimozione di questo stimolo supplementare che erano circolate nelle passate settimane, ma che di fatto la Bce ha già smentito ribadendo la volontà di proseguire con il Qe anche oltre la scadenza prevista, se necessario. E quasi tutti danno per scontato che lo sia.

Il presidente si potrebbe veder rivolgere domande sulla compattezza del direttorio, dato che la probabile proroga del Qe con ogni probabilità rianimerà l’ostilità della “fronda intransigente”, guidata dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann. 
Altro possibile tema di domande il caso Deutsche Bank, che tuttavia ricade nell’ambito della vigilanza affidata alla guida di Danièle Nouy.

In generale, relativamente al Forex, va osservato che i mercati asiatici si sono intanto stabilizzati in scia alle trimestrali positive dagli USA e all’aumento dei prezzi del petrolio, che sostengono pertanto la propensione al rischio.

Inoltre, secondo gli analisti di Swissquote, il terzo e ultimo dibattito presidenziale negli USA si è concluso determinando un abbassamento dei rischi legati all’incertezza politica. Forse il tema cruciale del dibattito USA è stato l’annuncio del candidato repubblicano Donald Trump, che ha detto che non accetterà il risultato delle elezioni presidenziali dell’8 novembre.

Si tratta di una sfida senza precedenti alla democrazia americana e la ragione per cui gli operatori stanno comprando lo “skew” su coppie quali l’USD/CAD e l’USD/MXN, in modo che questo rischio possa essere rinviato a data futura.

Il Nikkei ha compiuto un rally dell’1,39%, con lo JPY in calo contro l’USD dopo l’accordo fra Softbank e l’Arabia Saudita per creare un fondo d’investimenti da 100 miliardi di USD.

L’Hang Seng ha guadagnato lo 0,048, invece l’indice composito di Shanghai ha fatto fatica a rimanere positivo. Sui mercati dei cambi, l’USD si è rafforzato contro le valute G10 e dei mercati emergenti.

L’AUD/USD ha fatto registrare le perdite maggiori, in calo da 0,7734 a 0,7660 sull’onda dei dati economici deludenti. A settembre, la variazione nell’occupazione australiana ha fatto registrare un calo pari a 9,800 unità a fronte del previsto incremento di 15.000 posti di lavoro. Il dato debole fa aumentare le speculazioni su un nuovo taglio dei tassi dalla RBA.

Nel Regno Unito, i mercati occupazionali continuano a confutare le critiche. Il tasso di disoccupazione è rimasto ai minimi dal 2005, al 4,9%, e le retribuzioni sono aumentate del 2,2%. Col tempo, la Brexit dovrebbe far salire la disoccupazione, ma per ora ci sono scarsi segnali di una migrazione massiccia di posti di lavoro.

Negli USA, i nuovi cantieri residenziali hanno deluso ampiamente le previsioni, in calo del -9,0% m/m, a 1,047 mln a fronte di 1,173 mln previsti a settembre. Questo dato negativo eserciterà una pressione negativa sulla crescita, facendo abbassare le stime sul PIL del T3.

Borse asiatiche

Giornata buona per le borse asiatiche, che chiudono rialzo, sulla scia del duello TV fra i candidati alla Casa Bianca, che conferma il prevalere di Hillary Clinton, e sulle indicazioni giunte dal Beige Book della Fed, che lascia i tassi USA fermi almeno sino a dicembre.
A Tokyo, l’indice Nikkei ha chiuso in rialzo dell’1,39% 17.235 punti, mentre il Topix ha guadagnato l’1,04% a 1.061 punti. Più incerta Seul che chiude su un piano di sostanziale parità (-0,02%). 
A due velocità le borse cinesi, con Shanghai che lima lo 0,07% e Shenzen in vantaggio dello 0,27%. In positivo Taiwan che recupera lo 0,36%. 
Tra le altre piazze asiatiche bene Hong Kong con un incremento dello 0,52%, Bangkok dello 0,72%, Kuala Lumpur dello 0,11% e Jakarta lo 0,04%, mentre Singapore cede lo 0,04%. Bene Sydney che guadagna lo 0,14% e Mumbai lo 0,46%.

Borsa Usa

Wall Street ha guadagnato per il secondo giorno consecutivo, con i prezzi dell’energia che hanno fatto da apripista sulla scia del rialzo dei prezzi del petrolio. Hanno contribuito anche i dati finanziari, fra cui gli utili trimestrali di Morgan Stanley.

L’economia americana si sta espandendo, anche se l’imminenza e l’incertezza delle elezioni Presidenziali sta causando molta incertezza. Lo conferma il Beige Book, il consueto rapporto mensile della Federal Reserve sullo stato dell’economia nei dodici distretti in cui si suddivide la banca centrale.  
Il sondaggio condotto fra gli attori dell’economia, che copre il periodo che va da fine agosto al 7 ottobre, ha confermato che l’attività è in espansione in tutti e 12 i distretti con un “passo da modesto a moderato” grazie ai miglioramenti del mercato del lavoro. 
Quanto ai salari, un indicatore delle dinamiche inflazionistiche, il loro tasso di crescita resta abbastanza stabile e ad un livello “modesto”. Nulla di nuovo, quindi, anche sotto il profilo delle attese, che restano “positive” per il prossimo futuro. 
Nel documento, però, i governatori fanno riferimento (ben otto volte nel documento) alle elezioni per la Casa Bianca, che si svolgeranno l’8 novembre, indicandole come un “fattore di incertezza” per l’economia. Un riferimento importantissimo, che arriva proprio nel giorno in cui si è svolto il duello finale fra i due candidati Clinton e Trump
Quello che emerge dal Beige Book è un segnale importantissimo di un rialzo dei tassi, che non è più così lontano. Questo rapporto verrà certamente preso in considerazione alla prossima riunione del FOMC che si svolgerà l’1-2 novembre, ma probabilmente non porterà ad un ritocco dei tassi in vista dell’imminenza delle elezioni. Più probabile un aumento del costo del denaro nella riunione di dicembre, quando ormai il nuovo Presidente si sarà insediato alla Casa Bianca. 
La Fed poi cita il dollaro forte, come fattore limitante dell’export USA, dando una conferma sulla gradualità con cui la banca centrale americana appronterà il riavvio dell’exit strategy.

I dati macro attesi oggi
Giovedì 20 ottobre 2016

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