Le Regioni italiane in piano di rientro per la spesa sanitaria sono quelle che ricorrono meno al consumo di farmaci equivalenti. Lo sottolinea uno studio elaborato da QuintilesIMS presentato questa mattina a Roma durante l’assemblea pubblica di Assogenerici. “E’ veramente una situazione paradossale: le regioni del nostro Paese piu’ povere e che sono in piano di rientro nel settore sanitario sono quelle che utilizzano meno i farmaci generici, che sono meno costosi di quelli brandet”, ha sottolineato il presidente di QuintilessIMS, Sergio Liberatore. “E’ in queste regioni che incide di piu’ il costo aggiuntivo che i cittadini pagano per avere il farmaco di marca, un costo che, a livello nazionale, ammonta a un miliardo”. Le regioni in questione sono Lazio, Campania, Calabria, Sicilia, Molise, Puglia e Basilicata. Le piu’ virtuose, cioe’ quelle dove si ricorre maggiormente a farmaci equivalenti, sono invece la provincia autonoma di Trento, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, l’Emilia Romagna, il Piemonte e la Toscana. A livello nazionale il prezzo medio di un farmaco equivalente e’ inferiore di circa il 23% rispetto ad un farmaco di marca, segnala ancora Liberatore spiegando che il maggiore ricorso a farmaci ‘branded’ nelle regioni con il pil pro capite piu’ basso “e’ dovuto ad un insieme di scelte di tipo culturale prese dai medici, ma anche dai pazienti e dai farmacisti”. Per avere un’idea delle proporzioni delle differenze nell’utilizzo degli equivalenti, basti pensare che, sempre secondo lo studio, nelle regioni di Trento e della Lombardia, si consuma il 50% in piu’ di farmaci equivalenti rispetto alla Campania.