Terracciano (Fim Cisl): Fca Pomigliano, rafforzare gli impegni

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Ecco di seguito la nota del segretario generale della Fim Cisl Campania.
“Tutti gli accordi sindacali sono delle scommesse, perché non è sufficiente che le parti firmatarie li rispettino per essere un successo, c’è bisogno anche di un mercato in crescita, ma questo non si può sempre prevedere. Il caso Fiat è proprio uno di questi, in quanto l’azienda ha mantenuto gli impegni in termini di investimenti e tecnologia, anche trasferendo la produzione di un modello dall’estero in Italia, andando certo controcorrente; la parte più matura del Sindacato ha avuto coraggio nell’accettare una sfida difficile, pur di tenere aperta la fabbrica e dare risposte concrete ai lavoratori ed al territorio. Resta da percorrere l’ultimo miglio per poter per dire abbiamo raggiunto l’obiettivo finale, nonostante i sei anni passati, ma tutto dipende dall’evoluzone del mercato dell’auto.
La crisi della domanda, difatti, non ha permesso ancora di avere una produzione a pieno regime, ne l’utilizzo al massimo delle potenzialità dell’impianto e degli spazi ancora sottoutilizzati di Pomigliano, con le inevitabili conseguenze sia sul personale, che ancora oggi è costretto in solidarietà, che sull’Azienda, che non ha potuto raggiungere gli standard produttivi previsti e, di conseguenza, la piena redditività dell’importante investimento fatto, reso possibile anche grazie all’assunzione di responsabilità delle organizzazioni sindacali firmatarie dell’accordo del 2010, non da tutte, anche si oggi la FIOM ne ha finalmente compreso la strategicità, senza più demonizzarlo.
Ad oggi siamo ad una produzione giornaliera di Panda di 854 vetture (427 a turno), con un numero complessivo di pezzi al 31 agosto di quest’anno di 138.435, mentre dei 4.749 addetti sono ben 3.217 i lavoratori coinvolti nei contratti di solidarietà concordati fino al dicembre 2017, mentre ne restano ancora 1147 che non lavorano a tempo pieno, con tutte le negative conseguenze, economiche e familiari, da affrontare. Per noi non è sufficiente che si dica che con il 2018 entreranno anche loro, ma per far si che questo avvenga servono altre produzioni a Pomigliano, così da utilizzare anche le aree ancora sottoutilizzate.
Se questo è innegabile, però, vero e tangibile è quello che si è già realizzato: lo stabilimento di Pomigliano, a seguito dell’investimento fatto da Fiat, ha subito una trasformazione radicale che da obsoleto e in via di chiusura lo ha fatto diventare all’avanguardia dal punto di vista della tecnologia e dell’automazione, tanto da meritare riconoscimenti internazionali da organismi specificamente preposti a fornire valutazioni in materia.
Questo non è il solo successo raggiunto, perché anche il sistema ergonomico Wcm messo in campo dall’accordo è stato universalmente riconosciuto come il migliore al momento sia per rispondere ai bisogni del lavoratore in termini di fatica, sia per ottimizzare la produttività.
Insomma abbiamo in parte anticipato Industry 4.0.
Anche le relazioni sindacali sono state migliorate: i risultati economici e normativi raggiunti con l’Accordo sul Contratto Specifico di Lavoro, anch’esso sottoscritto solo dai sindacati firmatari dell’Accordo del 2010, hanno contribuito oltre che a migliorare le retribuzioni dei lavoratori anche a rafforzare il senso di appartenenza al marchio. I miglioramenti sono andati anche ai cassintegrati, proprio a volerne riconfermare l’appartenenza al progetto.
Insomma un accordo che se non ha raggiunto ancora tutti gli obiettivi, non può che valutarsi positivamente per quello che ha creato e per le prospettive di sviluppo industriale che ha delineato, perché grazie all’accordo del 2010 oggi Fca, pur in un quadro di mercato asfittico, ha tenuto e ha migliorato la sua posizione tra i grandi marchi costruttori di auto.
Come Sindacati firmatari, Fim Cisl in testa, pur nei limiti delle difficoltà appena espresse, non possiamo non essere soddisfatti di come sono andate le cose e di quanto raggiunto, ma c’è sempre da migliorare: ecco perché non possiamo accontentarci, dobbiamo guardare avanti e rimodulare gli obiettivi, rispetto alle mutate condizioni di partenza.
Gli impianti, a Pomigliano, vanno saturati: questo era e deve restare il principale obiettivo, che deve essere comune a tutte le parti in campo, perché gli investimenti sono stati fatti per questo, cioè per incrementare la produttività per unità di lavoro e raggiungere il massimo di redditività e occupazione. Questo obiettivo resta imprescindibile.
Passi avanti, però, vanno fatti anche sul piano delle relazioni industriali, va bene il sindacato partecipativo, ma va migliorata la cultura del rapporto e la funzionalità dello stesso.
La Fabbrica bene comune deve diventare il concetto di fondo su cui sviluppare l’attività sindacale, ma solo chi ne è veramente convinto può partecipare all’elaborazione della strategia per andare avanti nella sicurezza e nello sviluppo. Quella parte del sindacato che ancora risente della cultura dell’antagonismo e della contrapposizione fine a se stesa non può partecipare al alcun serio progetto di sviluppo industriale se prima non riconosce in pieno l’efficacia dall’accordo del 2010, sottoscrivendone anche gli atto conseguenti, senza fingere, oggi, di essere sbarcata da Marte per chiedere la Luna.
Le porte sono aperte a tutti i contributi, sempre che da parte di tutti vi sia lealtà e serietà di condotta perché, come si sa, il tempo è galantuomo.
Dobbiamo accelerare una discussione sul ruolo del Sindacato, il modello sindacale futuro in un processo di industry 4.0 .
Bisogna fare formazione continua su obiettivi condivisi per mantenere il senso di appartenenza e reggere la competitività sui mercati.
E’ tutta la Società che deve fare uno scatto in avanti e le Istituzioni locali e nazionali devono adeguarsi e favorire questo processo di crescita.
Fca è un patrimonio di tutto il Paese, è una vetrina che deve rappresentare la capacità italiana di rispondere alla globalizzazione e alle sfide dei paesi emergenti, e deve fare da traino agli investimenti stranieri in Italia, avendo Fiat dimostrato che nel nostro paese è possibile trasferire produzioni dall’estero e fare produzione di qualità e che sia anche competitiva”.