Napoli capitale della moda italiana? A quanto pare sì

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da sinistra, Sebastiano di Rienzo, presidente dell’Accademia nazionale dei Sartori;Giancarlo del Prete, vincitore della categoria Senior; Raffaele Antonelli, direttore nazionale del concorso Forbici d’Oro

L’ultima conferma, dopo l’evento di Dolce&Gabbana, che ha portato in città i media di tutto il mondo, arriva dal concorso nazionale “Forbici d’Oro”, istituito dall’Accademia dei Sartori nel 1951 e rilanciato con cadenza biennale. Quest’anno, per la prima volta dal 1968, è stato vinto dalla Campania. Giancarlo Del Prete, 29 anni, sarto di Kiton, si è aggiudicato la categoria senior; Milena La Montagna, 26 anni, la categoria junior. Un successo che sa anche di riconoscimento del lavoro svolto in questi anni da Raffaele Antonelli, titolare dell’omonima sartoria di via dei Mille, che da circa sei anni è il delegato regionale dell’Accademia dei Sartori, ma riveste anche il ruolo di direttore nazionale di “Forbici d’Oro”.

Maestro Antonelli, ci parli del concorso.

Le “Forbici d’Oro” rappresentano il massimo riconoscimento che l’Accademia attribuisce al sarto artigiano che abbia saputo mettere meglio in risalto lo stile, la capacità tecnica, l’estro creativo e il rigore formale della sartoria su misura. È un premio che ha l’obiettivo di mantenere alto il prodigio del sarto italiano nel mondo, di richiamare l’attenzione del pubblico sulla migliore qualità della creazione artigiana, e l’interesse dei giovani in cerca di lavoro.

L’edizione 2016 ha visto la Campania trionfare. Cosa è cambiato rispetto al passato?

È cambiato il sistema di insegnamento. Le scuole sono importanti, ma il lavoro di sarto si impara sul campo. Da quando sono delegato regionale dell’Accademia nazionale dei sartori, circa sei anni, mi sto impegnando affinché ai giovani venga data la possibilità di studiare direttamente nelle botteghe, dove si impara a realizzare un abito in tutti i suoi passaggi: dalla scelta della stoffa al modello, dalle misurazioni alla cucitura. Non è un caso, forse, che lo scorso anno il premio “Manichino d’Oro”, dedicato alla sartoria femminile, è stato vinto da una napoletana, Angela Barone. Non era mai successo da quando era stato istituito nel 2001.

L’alta moda si sta accorgendo di Napoli finalmente.

L’evento di Dolce&Gabbana è stato importante dal punto di vista mediatico, sicuramente. Ma, mi creda, Napoli non ha nulla da invidiare ad altre città. Abbiamo una tradizione sartoriale da fare invidia al mondo intero. Abbiamo raggiunto livelli qualitativi eccellenti e il premio ne è la conferma.

Cosa rende la sartoria napoletana diversa dalle altre, facendola apprezzare in tutto il mondo?

Stile, eleganza, fantasia, creatività. La sartoria napoletana, come la descrive Raffaele La Capria, è una leggenda. La giacca destrutturata, i tessuti appoggiati sulle tele, la manica a camicia: sono dettagli che fanno la differenza. I nostri sarti si sono formati seguendo le antiche tradizioni partenopee, creando dei marchi famosi in tutto il mondo.

Anche la sartoria Antonelli è reduce da un importante riconoscimento.

Sì. Lo scorso giugno abbiamo ricevuto il riconoscimento “Maestro d’arte e mestiere” come migliore artigiano dell’edizione 2016. Si tratta del premio promosso dalla Fondazione Cologni di Milano in collaborazione con Alma, la scuola di cucina italiana. Sono stato l’unico napoletano ad essere premiato. Una gran bella soddisfazione.