Zone economiche speciali : e se guardassimo al mondo, invece che all’UE?

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Con la “scandalosa” Brexit la nazione britannica ha detto “no” ad uno schema per molti insopportabile, quello dell’Unione Europea.
Forse sarebbe utile lasciarsi attraversare con disponibilità d’animo da questa sollecitazione. Oportet ut scandala eveniant (è necessario che abbiano luogo scandali), ammonisce il Vangelo.
In questi giorni, a proposito delle prospettive di sviluppo del Mezzogiorno, si sta dibattendo delle “Zone economiche speciali”, aree sottoposte a normative specifiche al fine di promuovere investimenti. E si va così facendo cenno a diverse esperienze, da quella di Bercellona a quella di Tangeri. Come al solito, qualcuno si è subito affrettato a  far notare la necessità di … “rispettare le norme europee”. 
 
Avendo ricoperto per 4 anni la funzione di membro della Rappresentanza diplomatica d’Italia presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio sento il dovere di provare a contribuire al dibattito, ponendo qualche domanda “scandalosa”: “e le regole mondiali”? “non rilevano per l’Italia”? “ma il mercato che vivono gli italiani è globale oppure europeo”? “ma l’Organizzazione Mondiale del Commercio esiste o no”? “ma Tangeri compete con i porti italiani”?
 
Gentile Direttore, forse è tempo di volgere lo sguardo verso il mondo. Forse è bene chiedersi cosa ha senso e cosa non ne ha più (i cinesi comprano l’Inter e il Milan, che giocheranno nello stesso campionato con Juventus, Lazio e Napoli: che ne è del divieto UE di aiuti di Stato? e poi: ci chiediamo quali norme disciplinano il “made in” e la “country of origin” in Giappone o in Canada?). Forse dobbiamo stare nel mondo da adulti. Forse dobbiamo studiare il diritto internazionale e le Organizzazioni Internazionali. Forse è tempo di uscire dal sogno europeista e “no global” e rimetterci a lavorare con i nostri amici marocchini, indiani, australiani, nigeriani, vietnamiti e canadesi. Dobbiamo guardare la realtà, metterci a studiare, cooperare e competere con le nazioni di tutto il mondo: forse per scorciatoie e sogni il tempo è finito, dal 15 aprile 1994, quando fu sottoscritto il Trattato che istituiva l’Organizzazione Mondiale del Commercio. 
 
Dario Ciccarelli
– Direttore dell’Istituto di studi internazionali per gli Scambi (ISIS)
– (autore di “Il  Bandolo dell’euromatassa. E’ stata l’Organizzazione Mondiale del Commercio ad annientare l’Unione Europea”, ed. Il Giglio, 2014) – i proventi destinati all’autore sono devoluti in beneficenza;
– dal 2003 al 2007 membro della Rappresentanza diplomatica d’Italia presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio e le altre Organizzazioni Internazionali di Ginevra