Il console Barrosse lascia Napoli, ecco il suo ultimo discorso

57
Il console generale americano Colombia Barrosse lascia Napoli dopo tre anni di lavoro. A fine luglio, scaduto il suo mandato, tornerà a Washington in attesa di nuovi incarichi. Ildenaro.it propone uno stralcio del suo ultimo discorso pubblico tenuto il primo luglio scorso in occasione delle celebrazioni per la Festa dell’Indipendenza americana davanti a un folto pubblico formato dalle massime autorità cittadine e regionali nonché da rappresentanti istituzionali nazionali. 
“Era una calda giornata estiva a Philadelphia, duecentoquaranta anni fa, quando cinquantasei patrioti americani si riunirono e offrirono la vita, l’onore e tutto ciò che possedevano per sostenere la causa della libertà.
Proclamarono l’indipendenza allo scopo di costituire un Paese con nuovi valori.
Non arrivammo con facilità a tale risultato – le tredici colonie non erano d’accordo tra loro – ci sono voluti uomini di principio per mettere insieme i diversi interessi. Loro avevano una idea precisa riguardo alla nostra unione e hanno perseverato nonostante lo scetticismo e a dispetto di ogni previsione.
  Quando la Dichiarazione di Indipendenza fu finalmente pubblicata, le parole in essa contenute erano incisive e persuasive e riflettevano i reali principii su cui doveva essere fondato il nostro Paese. Ancora oggi, queste parole risuonano nel cuore e nella mente di ogni americano e la loro eco varca l’oceano fino a raggiungere i paesi più remoti:
“Tutti gli uomini sono creati uguali”
“sono dotati di diritti inalienabili”,
tra cui “la vita, la libertà e il perseguimento della felicità.”
Cosa può essere più americano di queste parole? Chi altri se non i nostri padri fondatori avrebbero potuto coniare queste frasi, concepire pensieri che esprimono le speranze più profonde e le aspirazioni di un Paese nascente?
Ebbene, in effetti i padri fondatori presero ispirazione da pensatori e filosofi europei. Non soltanto francesi – il loro contributo è ben noto – ma anche Italiani.
Furono uomini come Philip Mazzei, che prima riscontrò delle affinità elettive con Benjamin Franklin e John Adams, e dopo strinse amicizia con Thomas Jefferson. Jefferson incoraggiò Mazzei a pubblicare il suo pensiero politico e da questa collaborazione apparve un suo articolo nel 1774 sulla Gazzetta della Virginia, in cui proclamava:
“Tutti gli uomini sono per natura egualmente liberi e indipendenti. Quest’eguaglianza è necessaria per costituire un governo libero. Bisogna che ognuno sia uguale all’altro nel diritto naturale”…
Nello stesso numero della gazzetta c’era anche la traduzione di Jefferson in Inglese, parole a noi familiari:
“All men are by nature equally free and independent. This equality is necessary in order to create a free government. All men must be equal to each other in natural rights.”
Un’altra figura importante in questo cruciale momento storico fu il giurista e rivoluzionario napoletano Gaetano Filangieri, che ebbe una fitta corrispondenza con Benjamin Franklin, e pare che avesse ispirato il padre fondatore a includere nella Declaration of Independence, il concetto del “perseguimento della felicità”. Un principio così importante da essere alla base di tanti diritti costituzionali – cosa che altrimenti i padri fondatori mai avrebbero immaginato!
Dunque, come americani, quando guardiamo alla nostra dichiarazione d’indipendenza, e celebriamo questa importante giornata, dobbiamo riconoscere nelle nostre parole e nei nostri ideali le parole e gli ideali di una generazione di italiani, francesi e altri europei illuminati.
Può sembrare paradossale, ma oggi ha perfettamente senso: che la nostra nazione sia nata da uno scambio transatlantico di idee e ideali tra pensatori e filosofi con retaggi differenti manifesta la autentica natura della nostra alleanza.
Nei duecento anni successivi, questa contaminazione è continuata. Il concetto originale di uno stato democratico e divenuto realtà grazie agli sforzi di generazioni di “self-made” Americans. Democrazie sono state instaurate in tutta Europa. Afro-americani sono fuggiti in Europa in cerca di uguaglianza, così come europei sono approdati negli Stati Uniti inseguendo il sogno americano.
La rilevanza di questi scambi ci dimostra che quando ci definiamo una comunità di democrazie, non lo facciamo soltanto per rispondere a un vano concetto geo-politico.
Siamo in tutti i sensi membri di un gruppo di nazioni molto speciali, i cui cittadini hanno creato un nuovo modello di governo al servizio del popolo.
Vero, siamo lontani della perfezione, ma continuiamo a combattere per estendere i diritti costituzionali a ogni cittadino, e possiamo essere fieri dei risultati raggiunti.
Il nostro è stato un modello di tale successo da attirare migliaia di individui nei nostri Paesi in cerca di una vita migliore.
Anche, e purtroppo, un modello di tale successo da provocare l’odio e la violenza dei terroristi che tentano di distruggerlo per quello che rappresenta.
In questo contesto globale precario celebriamo oggi la festa dell’Indipendenza americana. Non sappiamo cosa succederà domani, ma siamo consapevoli che il modo in cui affronteremo queste sfide rifletterà la nostra serietà.
Pertanto, cogliamo l’occasione per ribadire questi propositi:
– Non dobbiamo mai smettere di celebrare chi siamo e che cosa rappresentiamo – libertà, uguaglianza, giustizia per tutti i cittadini;
– Non dobbiamo mai accettare la mediocrità o cessare di combattere per i nostri ideali, nonostante le difficoltà;
– Non dobbiamo permettere ai nostri governi di tradire i principii democratici nel nome della paura;
– E non dobbiamo mai dimenticare che siamo forti grazie alla nostra alleanza.
Siamo più che una comunità di democrazie, siamo una famiglia: figli e figlie di ideali democratici e precetti che hanno costituito le nostre nazioni di oggi.
Non c’è bisogno che l’indipendenza si realizzi a discapito della alleanza.
In questa calda giornata estiva qui a Napoli, così distante nel tempo e nello spazio da Philadelphia, noi americani rinnoviamo il giuramento di quei patrioti: offriamo la vita, l’onore e tutto ciò che possediamo per la causa della libertà.
E verso di voi, gentili ospiti italiani, rinnoviamo la nostra amicizia!”