L’Italia “colpita al cuore”

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1.

L’Italia “colpita al cuore”: prima la strage di Dacca, poi la tragedia sul binario unico della linea Corato-Andria. Dolore su dolore, commozione su commozione. Ma se per Dacca si tratta di un evento doloroso del nostro tempo, tragico e precario, a causa del terrorismo, (temo che Nizza non sia l’ultima tragedia) quello pugliese fotografa le condizioni di larga parte del Mezzogiorno d’Italia in tema di servizi, di mobilità. Cristo si era … “fermato ad Eboli” ben 71 anni fa. E di lì si è mosso di poco. Non farò l’elenco di tutte le enormità, rispetto al resto d’Italia, proprio nel versante dei trasporti. Basti pensare che alla Napoli-Bari si porrà mano solo fra qualche anno, mentre Matera, capitale della Cultura Europea, per il 2019, è totalmente isolata dal sistema ferroviario, che si ferma a Ferrandina. Dopo la intuizione, di cui alla sua tenace e concreta determinazione di autentico uomo di Governo, di Giacomo Mancini, poco si è mosso in chiave strutturale: i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria pare si concluderanno, davvero finalmente, a dicembre di quest’anno. Intanto decine di miliardi di vecchie lire, prima, e milioni di euro dopo, sono stati restituiti all’Unione Europea, che li aveva stanziati proprio per vincere il gap infrastrutturale fra il Mezzogiorno ed il resto d’Italia, e di Europa. Il risultato è che quel gap è aumentato. Ma tutto questo apparterrebbe ad una sorta di interminabile sociologismo politico,    se non ci trovassimo di fronte, e non è la prima volta, ad una tragedia, che travolge vite umane, persone in carne ed ossa, famiglie, le cui storie non possono non scuoterci. Ognuno di quei morti, di quei feriti, ha una storia da raccontare, spesso tenera, piena di speranze in quella vita, che brutalmente è stata troncata. È difficile “sceglierne” una. A me ha colpito quella di un ragazzo di 15 anni: frequentava il secondo anno dell’Istituto Industriale. Si chiamava Antonino.  Era andato ad Andria per “saldare” due “debiti” dell’anno scolastico. Voleva andare avanti negli studi. Aveva fatto quelle prove, la seconda gli era stata addirittura anticipata da un professore gentile: chi ha avuto il coraggio di dirlo ai suoi genitori, al padre, che faceva il falegname a Ruvo di Puglia? Dietro le nostre arretratezze, dietro le troppe incapacità ed inadeguatezze di tanti uomini delle Istituzioni, c’è il destino della gente del Mezzogiorno d’Italia: una terra dalla storia antica, dalle mille ricchezze, che meriterebbe una “avvenir migliore”: sbaglierò, ma ci stiamo abituando, fino all’assuefazione, che è l’anticamera della rassegnazione, a tutto questo, come alla disoccupazione giovanile o alla criminalità organizzata. Nelle feste che non si fermano mai dalle nostre parti, sui vacui palcoscenici del circo ricorrente, di cui si pasce lo star system, non ce stato spazio, che io sappia, neppure per un attimo di silenzio: per rispettare il dolore e riflettere.

 

2.

Non abbiamo molti esempi in tal senso dalle nostre parti: difficilmente chi perde va a casa e, ancora più difficilmente, chi perde ammette di aver sbagliato in qualche scelta o in qualche decisione. David Cameron è andato a casa “senza onore”, ha titolato il Corriere della Sera del 13 di luglio. Epperò, a mio avviso modesto, l’onore delle armi gli va reso. Certo si è suicidato con la scelta, che nessuno gli aveva chiesto, di indire il referendum sulla permanenza dell’Inghilterra nella Unione Europea. Lo ha fatto per questioni interne al suo stesso Partito e per “placare” l’opinione pubblica, che già gli si rivoltava contro per le sue scelte di governo. Ma, di certo, ne ha “sottovalutato l’esito e le conseguenze”. Però si è battuto come un leone, contro larghe fasce del suo stesso Partito, a cominciare da quelle guidate da Boris Johnson, ex Sindaco di Londra. Non come ha fatto Jeremy Corbyn, che, almeno fino al barbaro assassinio Jo Cox, è stato tiepido nel battersi per una prospettiva tradizionale del PSE: rafforzare l’Unione Europea, tenere dentro l’Inghilterra. A prescindere dalla considerazione che tutti i protagonisti del referendum, quelli che hanno vinto e quelli che hanno perso, ora sono a casa, a parte Boris Johnson, che è stato “ripescato” dalla nuova Premier Theresa May, David Cameron ha ammesso subito la sconfitta, personale e politica, ed ha immediatamente dichiarato che l’Inghilterra e d il suo partito avevano bisogno di una nuova leadership. Chapeau!

 

3.

Qualche mese fa, a dieci anni dalla sua scomparsa, per iniziativa del figlio Michele, abbiamo celebrato, in un luogo simbolo come il Bar Maria, un grande artista: Taki. Certo, i suoi busti di donna sono indimenticabili, il suo “pensiero”, il suo modo di vivere, di interpretare, di rappresentare l’universo femminile, resta di assoluta “unicità” ed originalità, ma a me, ed a tantissimi, restano impressi nella memoria, negli occhi, i suoi piatti, le sue mattonelle, le sue zuppiere. I suoi disegni, i suoi colori erano, e sono, perfettamente “coerenti” con i sapori della nostra gastronomia antica e delle sue “materie prime”. Chi, fra i tantissimi nostri ospiti turisti, è andato via senza portare con se una ceramica, un vaso, un servizio di piatti di Taki?! Mi piace definirlo un artista “identitario” e non per questo meno”universale”: ricordarlo, tenere con sé una testimonianza della sua Arte quasi come un libro di poesie, significa recuperare le radici della nostra identità autenticamente mediterranea, con un forte riferimento alla Cultura Greca, di cui alla sua carissima Mamma, “la greca”, ed alla sua Isola natia, Rodi. Grazie, Taki. Anche per il calore, ed il… colore, della tua amicizia spumeggiante.