“I ribassi del 2016 sono frutto della volatilita’ elevatissima dei mercati. Nella mia formazione di economista guardo ai movimenti in ottica piu’ ampia: e vedo che il ruolo delle banche deve cambiare. La funzione tradizionale in Europa e’ finanziare l’economia produttiva: in particolare in Italia, dove le banche rappresentano il 60% del passivo delle imprese, mentre negli Usa e’ il 20%. In un’economia di mercato evoluta questa funzione va svolta da fonti diverse: il finanziamento delle imprese a lungo termine non puo’ incardinarsi sui depositi, che per i depositanti sono invece disponibili a vista. Quindi il ruolo di una banca come la nostra deve essere anche facilitare lo sviluppo di intermediari che raccolgano e reimpieghino i fondi, interponendo nuovi canali tra prenditori e risparmiatori”. Lo afferma Gian Maria Gros-Pietro, presidente del gruppo Intesa Sanpaolo, in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” in edicola oggi. “Atlante e’ la soluzione modello e va sviluppato, avviando veicoli che investano ciascuno in una categoria di crediti tra loro omogenei: cosi’ aumenteranno di valore e saranno piu’ attraenti per gli investitori specializzati – prosegue Gros-Pietro -. Faccio un esempio: le sofferenze italiane sui mutui immobiliari non sono come quelle di altri Paesi, perche’ qui in media si presta circa il 50% del valore del bene, (in Gran Bretagna siamo al 100% e oltre), e le garanzie sono di buona qualita’. Separare i crediti in tranche omogenee e cartolarizzarli li rendera’ trasparenti e valutabili, cosi’ il mercato li paghera’ di piu’. Per fare questo Atlante andra’ certamente potenziato con i fondi di nuovi investitori. Quanto a Intesa Sanpaolo, vi ha investito 845 milioni e non contribuira’ con nuove risorse”.