Destra e sinistra hanno fatto forse il loro tempo

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Non essendo alla ricerca di consensi né di applausi, vi esorto a commentare o contestare liberamente le mie riflessioni, senza titubanza né timidezza. Convinto come sono che in democrazia ciò che accade sia colpa o merito dei cittadini, il mio intento è stimolare il pensiero – e non la pancia – su problemi che coinvolgono il futuro dei nostri figli. Purtroppo, anziché pensare allo sviluppo del paese, siamo abituati a tifare per il “nostro partito”, convinti che quello che propongono gli altri sia inevitabilmente negativo. Io, invece, cerco di essere al di sopra delle parti. Condanno l’odio che si sprigiona nei dibattiti e soprattutto durante le campagne elettorali. Non è ritenendo giuste le proprie opinioni e disprezzando quelle degli altri che si gestisce meglio l’economia e la giustizia sociale. Nessuno dovrebbe essere di destra perché il nonno era fascista, o di sinistra perché comunista. Le ragioni degli schieramenti familiari sono superate dalla storia. Sono l’amore e la solidarietà, pur pensandola diversamente, a creare progresso e benessere. La rivalità serve a litigare e, quindi, a regredire. Solo i mediocri sono convinti che la ragione sia sempre dalla propria parte.

 

La violenza è anche vigliacca

Aggressioni, femmincidi, stupri, distruzione. Sempre violenza sui più deboli. Anche tra ragazzi, a scuola. Gli anziani, senza protezione, vengono raggirati. Ci mancavano i hooligans. Energumeni che approfittano della competizione sportiva per aggredire uomini inermi e mettere le città a soqquadro. Si spacciano per tifosi. Le autorità gli hanno restituito il documento di espatrio qualche giorno fa. In modo da sobillare il calcio europeo? Lo stato è sconfitto. La legalità si può difendere solo ad armi pari. Ma noi non possiamo. La Francia non limita neppure l’uso dell’alcol perché bere è un diritto di tutti. Anche degli scalmanati. E poi, la droga, il sesso, il potere. Combattere e battersi è forse una necessità dell’uomo primitivo. Un tempo c’erano le guerre, come valvola di sfogo. Si uccideva e si moriva. Non meritiamo una pace così duratura. Forse neppure la libertà né la democrazia. Comunque, non sappiamo gestirle. Abbiamo bisogno di eccitanti per sentirci vivi. Uccidere, prevaricare, abusare. Lo fanno tutti. Anche gli infermieri sui pazienti disabili. Anche molti di noi, che, tornando a casa, poi, baciamo teneramente i nostri bambini sani.

 

Al ballottaggio il risultato è falso

Sembrava strano che, pur di danneggiare il premier, suo compagno di partito, qualcuno fosse disposto a votare per Belzebù o addirittura per la Raggi. Non che la strategia fosse illogica. Ma, nel caso specifico, non godendo il soggetto di particolari simpatie, per danneggiare un avversario sarebbe meglio condividerne il progetto. Infatti, la prima versione è stata subito smentita. Si tratta, in ogni caso, di un gravissimo episodio su cui si tende, come sempre, a minimizzare. O si tratta di ripensamento, o di una sporca manovra politica, o di un errore che neppure i cronisti di provincia fanno. Comunque, votare contro è ormai l’arma di chi è sconfitto, anche moralmente, e vuole vendicarsi. Allora nel ballottaggio vota per impotenza contro l’avversario. Non siamo abbastanza maturi per il doppio turno. Solo la prima indicazione è politica. Nella seconda fase subentra la rabbia. Gli esclusi votano contro chi vorrebbero vedere sconfitto. Ma nessuno se ne vergogna.

 

Secondo il premier francese ci saranno altri attentati

Certo, non sarà facile neutralizzare tutti i fanatici che, senza neppure il controllo né l’input dell’ISIS, agiscono per la causa. Fino al punto di sacrificare la propria vita. È ora di chiedersi che cosa muove questi giovani, nati e cresciuti nel benessere della civiltà occidentale, a immolarsi. Abituati come siamo a considerare normale chi ruba, ci sembra criminale chi crede in qualcosa, seppure crudele e sbagliata. Dando persino in cambio la vita, che è irripetibile anche per loro. Sì, c’è la promessa del paradiso e il miraggio di miriadi di vergini che li attendono. Ma è pressappoco come da noi, che, però, non ne veniamo allettati. Vuol dire che nemmeno la seconda generazione si è integrata. C’è, quindi, la nostra responsabilità se non abbiamo agevolato il loro inserimento nel tessuto sociale. Eppure nei nostri paesi ci vivono da quando sono nati. Forse si sentono rifiutati dalla gente, discriminati dalle leggi, penalizzati dal credere in un altro dio. Riflettiamoci lucidamente, senza trovare scuse. Non è accusandoli di crudeltà e fanatismo che risolveremo il problema del terrorismo. Né rassegnandoci a subirlo.

 

Nessuno pianga se il Regno Unito ci lascia

Stiamo facendo stoltamente il tifo perché rimanga. In realtà, se ne sono già andati nel momento in cui indissero il referendum. L’Europa non è una federazione fondata sulla convenienza. L’adesione deve essere convinta e produttiva. Del resto, l’Inghilterra è sempre stata più americana che europea (fu Blair, che poi si scusò per l’errata valutazione, a indurre gli USA a invadere l’Iraq). Ci è stata finora per sfruttarne i benefici, ma senza dare alcun contributo. Come, del resto, molti altri paesi. Ecco perché è più saggio rifondarla. Oltre a quelli che se ne vanno, bisognerebbe espellere chi ci sta per godere dei benefici. Per esempio, quelli che erigono muri, che evocano dittature già provate, che hanno leggi finanziarie in concorrenza con i partner. Quest’Europa fu creata quando a comporla eravamo in 18 e con lo stesso grado di civiltà, alla Germania era precluso l’armamento e tutti avevano il medesimo programma di crescita democratica. Oggi la prospettiva è cambiata. Per di più ci sono troppi organismi inutili e costosi – Parlamento europeo, Osce, Ocse, Consiglio d’Europa e tanti altri – il cui interesse è sopravvivere, non tutelare l’integrità del continente. Ringraziamogli inglesi per il tempo che ci hanno dedicato e ricominciamo daccapo.

 

Perché nascondiamo l’immagine dei criminali?

Televisioni e giornali sono troppo ligi al rispetto della privacy. Soprattutto quella dei delinquenti. Nei video registrati dagli inquirenti come prova dell’agire criminale, le foto dei gaglioffi sono diligentemente nascoste da nebulose o strisce nere sugli occhi. Così, se incontriamo per la strada il mascalzone che prende a calci e pugni il disabile o l’anziano ricoverati in strutture pubbliche non li riconosciamo. Come pure i furbetti che timbrano il cartellino in mutande e non entrano al lavoro. È giusto che rimanga anonima anche la maestra che strattona e maltratta i nostri figli all’asilo e l’assassino della ragazza che lo ha piantato. Seppure siano colti in fragranza di reato o rei confessi, per i media, garanti di innocenza fino al terzo grado di giudizio, sono “presunti”. Addirittura la moglie del criminale di Orlando, che sapeva della strage, “rischia il carcere”. Se vero, è più colpevole del marito, che probabilmente era pazzo. “Deve” finire dentro, altro che “rischia”.

 

Le mie riflessioni sono al di sopra delle ideologie e dei partiti. Se ti piacciono, divulgale, trasmettendole ai tuoi amici. Se, invece, non ti interessano o addirittura ti disturbano, non avere l’imbarazzo di farmelo sapere francamente con una email di risposta.

Più sotto la copertina del mio ultimo libro che ti suggerisco di leggere e, se ti piace, di diffondere. È anche un regalo utile da fare a un amico. In libreria costa 18€. Richiedendolo a www.ibs.it, www.armando.itwww.amazon.com, 15,30€ (spese postali comprese).

o la borsa o la vita

Un caro saluto, Roberto Tumbarello