Disoccupazione e povertà in aumento. I vescovi: serve un miracolo

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Nuovo allarme dall’Istat: rallenta la crescita dell’economia italiana, le imprese sono scoraggiate. Bankitalia intanto abbassa la sua stima di crescita del Pil 2016 a 1,1% (da 1,5%,) allineandosi a quanto previsto anche dal Fmi. Pier Carlo Padoan, però, non si scoraggia: “C’è un indebolimento delle aspettative – dice il ministro dell’Economia – ma attendiamo i dati definitivi, continuo ad essere fiducioso. L’Italia, d’altra parte, va meglio di altri Paesi”. Facile obbiettare: in questo caso gli altri sono Ungheria (-0,8%), Grecia (-0,5%) Polonia (-0,1%).

Se può consolare – ma non consola – su diversa scala un nuovo allarme viene lanciato anche dall’Ocse: l’economia globale resta fiacca, scrive l’osservatorio parigino. I nodi da sciogliere (così le parole usate) sono sempre gli stessi: investimenti fermi e sofferenze bancarie. Il sospetto, allora, è che manchino idee e soluzioni. Ma magari ci sbagliamo.

Anche perché, tornando alle vicende domestiche, contemporaneamente sul fronte del lavoro si registra un aumento dell’occupazione. Moderato, certo, ma se può bastare, di segno positivo. Nel primo trimestre infatti i posti di lavoro sono cresciuti dell’1,1% (242 mila occupati in più su base annua) con un incremento dello 0,1% rispetto al trimestre precedente.

Attenzione, però: la statistiche – ricorda Trilussa – restituiscono una verità matematica che non sempre è aderente alla realtà delle cose. E la realtà, per un forte senso di dignitoso pudore che anche nei momenti di difficoltà non abbandona le persone perbene, sempre più spesso è sottaciuta finanche al confessore. Aspetto questo che non impedisce a monsignor Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, appunto di dire: “Serve un miracolo. La disoccupazione purtroppo cresce”. (Dati Cei: in Italia la povertà tocca 4 milioni di persone, quasi il 7% della popolazione. Lo scorso anno la Chiesta ha distribuito più di 12 milioni di pasti agli italiani”).

Sempre le statistiche, peraltro, con riferimento a quanti invece il lavoro ce l’hanno, restituiscono quello che a prima vista appare come un altro paradosso. E cioè: icontratti nazionaliproducono diseguaglianze. E tra le non poche che si rilevano nella società italiana, si tratta di una diseguaglianza che mai avresti sospettato. Infatti, secondo un lavoro a più mani dei professori Andrea Ichino (European University Institute di Firenze), Tito Boeri (presidente Inps e docente alla Bocconi) e Enrico Moretti (Università di Berkely e consulente di Barak Obama) il salario nominale uguale per tutti avvantaggia i lavoratori del Sud e i proprietari di casa del Nord. In altri termini, mediamente il potere d’acquisto è più basso di circa il 13% nelle regioni settentrionali rispetto a quelle meridionali, con un picco del 32% tra gli insegnanti della scuola elementare pubblica. Un risultato, appunto, della contrattazione non collegata alle dinamiche della produttività e al costo reale territoriale della vita. Ovviamente, l’aspetto sarebbe da approfondire, ma non è questa la sede.

Ancora in tema di diseguaglianze e, nello specifico, di licenziamenti, sicuramente da registrare anche la recente sentenza della Cassazione secondo cui, per i dipendenti Statali continua a valere l’articolo 18 e non invece la legge Fornero applicata ai comuni e più sfortunati mortali.

Calma, ci sono da segnalare anche alcune notizie aperte alla speranza. La più importante delle quali mi pare – come è facile intuire – quella relativa al mercato della casa, indicato finalmente in netta ripresa, grazie alle oltre 9 mila domande inoltrate, da gennaio 2015, al Fondo di garanzia mutui per l’acquisto della prima casa. Non solo. Con le detrazioni fiscali varate dal governo, che a favore della casa ammontano a circa 5,8 miliardi di euro e coinvolgono un totale di 11 milioni di beneficiari, complessivamente diventano 2,8 milioni le persone fisiche che intanto hanno speso circa 16 miliardi di euro. Una bella spinta a favore dei consumi.

L’altra notizia positiva è sicuramente l’approvazione al Senato del cosiddetto Decreto-legge sulle banche in liquidazione, che contiene due novità importanti: la concessione di un lasso di tempo maggiore prima che scatti per i debitori il cosiddetto “patto marciano”, ossia prima che la banca creditrice rilevi il bene (per esempio la casa sottoposta a ipoteca) messo a garanzia dal cliente non in regola con le rate; la seconda, gli obbligazionisti subordinati delle banche regionali Banca Etruria, Banca Marche CariChieti e CariFerrara potranno ottenere rimborsi automatici e forfettari all’80%.

Un’ultima noticina. Mentre noi poveri cristi ci rabbattiamo tra cifre e difficoltà varie, a Dresda, in Germania, dal 9 al 12 giugno, in un esclusivo hotel al riparo da giornalisti e curiosi, sono riuniti i 140 membri del segretissimo Club Bildeberg. All’attenzione di questi potenti, che non amano i riflettori dei media e probabilmente la dignità dei popoli, ci sarebbero due argomenti di estrema attualità: la chiusura dell’accordo di libero scambio tra Ue e Usa, il famoso Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership, di cui invero pure poco si sa in termini di accordi reali) e il cosiddetto Brexit, ovvero, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, che ovviamente i Nostri intendono scongiurare. E che magari, proprio per questo, sarebbero: il primo da evitare, il secondo da favorire.

Ma è una boutade, ovviamente.