È peggio del razzismo, è mancanza di idee

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Grillo dovrà decidersi se fare il politicante o l’attore. Non ci si può dividere tra palcoscenico e istituzioni, per circuire sia spettatori che elettori. Soprattutto quando non c’è il copione. Perché si fa ridere quando si trattano vicende da cui dipende il futuro del paese e si lascia perplesso chi era venuto per divertirsi. Prima o poi a svuotare le platee e le urne ci penseranno i suoi stessi fans. È vero che si rivolge a gente disperata e confusa. Ma finora la sua guida non ha portato nessun beneficio ai diseredati, né si intravede la possibilità che le promesse vengano mantenute. Al funerale di Casaleggio si chiedeva onestà. È quello che tutti auspicano da tempo. Fare politica a slogan non è proprio quello che serve al paese. Ci vogliono programmi che finora nel M5S non si sono sentiti e personaggi di spessore che non si sono visti. Ci accontentiamo ormai di promesse e dimentichiamo i risultati. Ma è onesto insultare il sindaco di Londra perché musulmano e gli elettori che lo hanno votato? C’è da riderci su? In un paese più evoluto, non abbrutito da Internet e Facebook, l’indomani ci sarebbero pochi spettatori a teatro e ancora meno voti alle elezioni.

L’inutile guerra a una povertà invincibile
Lettieri e alleati sono scandalizzati e adiranno le vie legali per una geniale iniziativa di De Magistris. Per catturare nuovi elettori, darà un reddito minimo di cittadinanza ai napoletani che non hanno lavoro né altre risorse. Non a chi non ha voglia di lavorare. Sarebbe più logico denunciarlo, assieme a tanti millantatori, se la promessa non fosse, poi, mantenuta. Ma il sindaco sembra fare sul serio. C’è una delibera, emessa dalla giunta proprio qualche settimana fa, che dispone un finanziamento, già previsto in bilancio, per combattere la povertà. Si tratta di un esperimento che anche gli altri comuni d’Italia potrebbero adottare. In sostanza, è un’evoluzione del programma grillino – Lettieri, perché denuncia anche i 5 stelle per truffa? – che prevede il salario per tutti i disoccupati di qualsiasi età. Magari, anche per chi lavora in nero e, quindi, risulta senza occupazione. Sarebbe un’istigazione a bighellonare per tutti i fannulloni che vivono sulle spalle dei genitori senza studiare né cercare lavoro. De Magistris, invece, esclude queste categorie, per sostenere le famiglie che, loro malgrado, vivono al di sotto della soglia di povertà. È una truffa, come gli avversari sostengono, o una nuova prospettiva per la politica comunale?

Grazie di essere esistito
Non trovo parole, caro Marco, per ringraziarti. Sei tra i pochi ad aver difeso i diritti della povera gente, cioè di tutti noi. Per di più, ci hai insegnato a combattere la violenza porgendo laicamente l’altra guancia. Ci hai fatto capire che paura e viltà non ci proteggono da arroganti e prevaricatori. Dedicando la vita alla tutela dei deboli e dei loro diritti, ci hai mostrato quanto più sublime sia gioire del benessere altrui. Ma ci hai soprattutto dimostrato che non sono denaro e potere a renderci felici, né a farci entrare nella Storia. Se oggi siamo tutti un po’ più liberi, lo dobbiamo a te e alle lotte che hai combattuto per noi. Non oso immaginare una società senza di te o, almeno, senza qualcuno che ti rassomigli. Purtroppo non ti hanno emulato in molti e non hai mai avuto un vasto seguito, com’è nel destino dei grandi uomini. Anzi, in molti ti hanno tradito. Sei stato l’orgoglio dell’Italia nella versione laica di Madre Teresa di Calcutta. Ecco perché non sarai dimenticato. Mentre molti mediocri ancora in giro, è come se non fossero esistiti. Ciao, Marco.

Uccidere per sentirsi vivi
Nonostante avvisi, raccomandazioni e multe, gli automobilisti continuano a mandare e ricevere messaggi e sms, mentre sono alla guida. È più forte di noi. Non si bada al pericolo, né alla vita degli altri. Il telefonino è mio e lo uso quando mi pare. Si dovrà, prima o poi, arrivare alla scoperta di un congegno che – in macchina, se il motore è acceso – blocchi il cellulare. È esponenziale, infatti, l’aumento di incidenti stradali in città, sui raccordi e sulle tangenziali. Auto distrutte, feriti a più non posso e anche qualche morto. Purtroppo gli italiani non possono fare a meno dparlare. In assenza di vigilanza nessuno si astiene dal rispondere alle chiamate o dal farne. Anche in situazioni difficili, in salita, in curva, all’uscita da un parcheggio o ad alta velocità, la frenesia e l’ansia della comunicazione è incontrollabile. Solo per trasmettere banalità e passare il tempo. Persino gli autisti di mezzi pubblici, con l’auricolare, che gli lascia le mani libere, ma non il cervello. Quelli delle autolinee extraurbane sono vittime del colpo di sonno perché lavorano più di quanto dovrebbero. Ma questo è un altro problema del medesimo malcostume.

E’ morta Dolores, già da qualche mese
L’ho saputo solo adesso. Era una vecchietta vivace e vezzosa, portava sempre cappellini variopinti. Viveva di elemosine che, però, non chiedeva mai. Per disobbligarsi dell’obolo, raccontava aneddoti divertenti, come un cantastorie, ma con la tristezza nel cuore. Ebbe una figlia che, poi, perdette, ancora bambina, in un incidente. Così, d’improvviso la sua vita cambiò, come può capitare a chiunque. Le speranze divennero incubi, come pure il futuro. Si vedeva in giro la notte, quando la gente è disposta a prendere in considerazione i diseredati, che, di giorno, non si notano nemmeno. Si aggirava per la Roma mondana, tra Via della Pace e Piazza del Fico. Qualche volta finiva in ospedale, una rara occasione per dormire in un letto ed essere accudita da qualcuno. Proprio grazie al cuore arido di chi la conosceva, però, non sarà dimenticata presto. Infatti, per molti anni ancora, ogni tanto qualcuno chiederà distrattamente: “Che fine ha fatto Dolores? È un po’ che non si vede”. Così, tanto per dire, non perché preoccupati della sua sorte. Come me, l’altra sera. Mi è dispiaciuto davvero. Ma, come tutti, non le diedi il calore umano che cercava, anche se non mi sarebbe costato nulla. Ecco perché sento di doverle delle scuse, che sono sincere e che spero Dolores accetti.

Le colpe dei bisnonni ricadono sui pronipoti?
Facebook è uno strumento straordinario, espressione del progresso tecnologico e della modernità. Si incontrano vecchi e nuovi amici, si tramettono pensieri, si fanno riflessioni, si comunicano notizie. Potrebbe servire a far crescere ed evolvere gli individui, abbattere regimi totalitari, creare rivoluzioni, conquistare la libertà. Invece, trionfano soprattutto maldicenza, banalità e cattiveria – sentimenti oggi più diffusi – non intelligenza, né cultura e neppure solidarietà. Essendo tutto avvolto nell’anonimato è il territorio prediletto dai vigliacchi. Emergono, quindi, la codardia e accuse inventate. C’è chi la usa come macchina del fango. Ne è vittima in questi giorni Emanuele Filiberto di Savoia che avrebbe definito parassiti i partigiani. Infatti – si porta come prova – il bisnonno promulgò le leggi razziali. Ma il padre, Vittorio Emanuele, le ha rinnegate. La nonna, la regina Maria José, era socialista e vicina alla Resistenza. La principessa Mafalda, sorella del nonno Umberto II, fu deportata dai nazisti nel campo di concentramento di Buchenwald, dove morì a 42 anni. Lui stesso non si è mai occupato di politica. Chi si diverte a sporcare la dignità di uomini probi, non conosce la storia d’Italia, né i propri antenati. Non sa se sono stati onorevoli o si sono comportati come e peggio di loro.

Le mie riflessioni sono al di sopra delle ideologie e dei partiti. Se ti piacciono, divulgale, trasmettendole ai tuoi amici. Se, invece, non ti interessano o addirittura ti disturbano, non avere l’imbarazzo di farmelo sapere francamente con una email di risposta.

Più sotto la copertina del mio ultimo libro che ti suggerisco di leggere e, se ti piace, di diffondere. È anche un regalo utile da fare a un amico. In libreria costa 18€. Richiedendolo a www.ibs.it, www.armando.itwww.amazon.com, 15,30€ (spese postali comprese).

o la borsa o la vita

Un caro saluto, Roberto Tumbarello