Un’idea che illumini il Mezzogiorno

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Due semplici frasi tra le tante dell’attesissima relazione scoprono un mondo: “Un grazie affettuoso a mio padre. L’emozione più grande è vederti seduto in platea, davanti a me, e pensare da dove sei partito”.
Alla sua prima assemblea pubblica come presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia onora così il fondatore delle Arti Grafiche che più di mezzo secolo vedevano la luce a Salerno vincendo il buio di un’esistenza difficile.
Orazio, nel frattempo diventato Cavaliere del Lavoro a coronamento di una vita tanto dura quanto laboriosa, era effettivamente sprofondato in platea circondato dagli affetti più genuini dei parenti. Parte l’applauso. 
Non tutti i presenti, tuttavia, devono aver compreso fino in fondo il motivo della citazione e dell’emozione. Chi volesse saperne di più può procurarsi il bel libro “Storia di uno scugnizzo” edito da Guida. Lettura istruttiva.
Quel richiamo, per giunta alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, non era scontato nonostante il comprensibile orgoglio di avercela fatta partendo da una condizione di oggettivo svantaggio.
Vincenzo Boccia non è il classico figlio di papà ma figlio di quel particolare papà che gli ha inoculato i sensi del sacrificio, dell’impegno, del coraggio grazie ai quali non esistono obiettivi impossibili da raggiungere.
Orazio prima e Vincenzo dopo (assieme all’inseparabile fratello Maurizio) hanno conosciuto i bassi e gli alti del fare impresa in Italia e nel Mezzogiorno senza mai perdere fiducia nella forza delle proprie convinzioni.
Il tempo, galantuomo, sta dando loro ragione e chi crede che il successo appena colto possa anche minimamente influire sullo stile di famiglia sarà presto costretto a ricredersi. Già sono in molti a dover rivedere il proprio giudizio.
L’esempio dei tipografi di provincia che investendo e innovando costruiscono un’azienda modello capace di catturare clienti in tutto il mondo per la qualità del prodotto e l’efficienza del servizio può e dev’essere contagioso.
Never give up, mai arrendersi. E all’occasione diventare attori del cambiamento perché fermi non si può restare e bisogna dare al Paese una vera prospettiva di crescita anche e soprattutto a vantaggio degli ultimi.
Il quadriennio che si è appena aperto nella casa degli industriali riserverà molte sorprese e positive. Il portone resterà spalancato per chiunque voglia varcarlo accompagnato da un sano spirito d’iniziativa.
Ascoltare, incoraggiare, premiare il merito. Includere. Per dare nuove opportunità al Sogno Italiano.