Feudi di San Gregorio parla anche francese: importa champagne Boizel

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Feudi San Gregorio, cantina di Borgo Serpico (Avellino) e portabandiera dei vini del Sud, parla anche francese: grazie a un accordo pluriennale è importatore e distributore dello champagne Boizel, una storica maison con sede a Epernay, nel cuore della regione riconosciuta patrimonio Unesco anche per l’architettura delle aziende vitivinicole, come ha sottolineato oggi a Roma Evelyne Roques-Boizel, quinta generazione della dinastia di produttori di uno degli champagne più immortalati nelle pellicole in bianco e nero di Hollywood. “Abbiamo scelto la classe e lo stile di uno champagne al femminile – dice il presidente di Feudi San Gregorio Antonio Capaldo – perché in questa Maison fondata nel 1831, che oggi produce circa 500mila bottiglie l’anno e possiede 7 ettari di vigneti in Champagne, ho trovato qualità e la tenacia di chi ha prodotto anche durante la grande guerra e di chi per quasi due secoli si è sporcato le mani sempre sullo stesso vitigno, sullo stesso prodotto. Una dinastia che racconta al meglio un territorio e permette ai nostri venditori un’offerta ancora più prestigiosa. Con ottime vendite per l’intera gamma Feudi a Roma, Milano e tutta la Campania” ha sottolineato. Feudi, con 4 milioni di bottiglie prodotte e 26 milioni di euro di fatturato, “si presenta oggi con più charme. E dai francesi, che sono dei fuoriclasse nella promozione di un brand come lo champagne – dice ancora Capaldo – dovremmo imparare noi produttori come valorizzare i nostri vini all’estero. In Francia una parola delinea eccellenza mentre le nostre bollicine scontano un deficit di conoscenza in tanti mercati esteri. Come membro dell’Iswa, Feudi San Gregorio insieme a Marisa Allegrini, Caprai, Fontanafredda, Frescobaldi, Villa Sandi, e Planeta, abbiamo conosciuto Jack Ma e seguiamo con interesse Alibaba, ma per far fortuna con l’ecommerce bisogna che i cinesi conoscano meglio il Fiano e il Greco di Tufo; si vende ciò che i clienti conoscono. Meglio finora il canale degli chef napoletani – conclude- ce ne sono in tutta Italia e nel mondo, e sono grandi ambasciatori del made in Italy”