Chi dice la verità?

La fiamma si è spenta. Il centro destra è sempre più al buio. Neppure i familiari eccellenti sono d’accordo tra loro. Anche le sorelle Mussolini divergono. Alessandra si candida con Marchini, Rachele con la Meloni. Nessuna indicazione dall’aldilà. Il Duce non parteggia per nessuno. È certamente deluso, ma non si rivolta più nella tomba, ormai abituato alle scelte di convenienza dei posteri. Quando persino gli eredi litigano vuol dire che il testamento è equivoco e ognuno può interpretarlo a modo suo. Mentre la verità è una sola. Nemmeno la dittatura è più affidabile. Poveri elettori costretti a disertare ancora le urne per salvare, se non la città, almeno la dignità. Roma, un tempo capitale dell’impero, oggi non è solo preda dei successori di Alemanno e Marini. Anche di peggio. Ci manca solo che se la riprenda lei, Santità, per imporre un po’ di fede. Non è bastato l’olio di ricino. Chissà se fanno il miracolo le scomuniche.

Vuoi vedere, Giachetti…..zitto zitto

Gli altri sono sempre in primo piano, spacconi e presuntuosi, litigano tra loro, prospettano risultati improbabili, aggrediscono chi non la pensa allo stesso modo. Ognuno ha il suo sondaggio vincente. Lui, invece, non si scalmana, umile e discreto, per non confondersi con i petulanti. Come se fosse candidato a un’altra elezione. Non so chi siano a Roma i migliori. Se ce ne sono ancora, si nascondono bene. Come fa Giachetti, convinto che gli elettori siano soprattutto alla ricerca di dignità, più che di promesse che, poi, non vengono mantenute. Tanto, lo sanno tutti che le buche non saranno mai riempite. Ci aveva provato Marino, ma, stolto com’era, si è fatto subito squalificare. Programmi sempre dimenticati, ideali inutili, prestigio all’asta. Ecco perché non è detto che vinca, poi, chi è sicuro di vincere, né che perda chi se ne sta in disparte. In politica vale più la coerenza, la coscienza, l’onestà. Ma non se ne parla mai, tranne ai funerali. I romani vorrebbero essere rappresentati da chi ne è degno e sperano che il loro desiderio venga esaudito. Chissà se hanno capito che il Sindaco non lo porta Babbo Natale, dipende dal loro voto. Poi, nessuno ha il diritto di lamentarsi.

Miracoli dei cervelli in fuga

Non si emozionano come Ranieri i dirigenti della Juve che vincono uno scudetto, né gli juventini. Ne hanno tanti da non sapere dove metterli. Piangono di rabbia, non di commozione, quando gliene sfugge ogni tanto uno. È questo il vantaggio del Leicester, cittadina del Midland inglese con una minuscola squadra, dove stanotte tutti erano falici. Vincere per loro è stato un miracolo. Protagonisti assoluti per la prima volta in 132 anni. Sono arrivati in testa alla classifica con due settimane d’anticipo. Grazie alla magia di un allenatore italiano, che, però, in patria è dimenticato. La possibilità era così remota che, all’inizio della Premier League il bookmaker pagava cinquemila volte la posta. Chi ha puntato 10 sterline – soldi buttati per amore della squadra del cuore – ne ha incassati oggi 50 mila. Miseri nuovi ricchi che ambiscono, invece, alle società blasonate per inseguire inutilmente la Juve. Non proveranno mai la gioia di investire nel Carpi e nel Frosinone e vederli crescere e magari superare le grandi. Perché hanno fatto soldi, ma sono rimasti poveri dentro.

 

Lettera al Diario e al Presidente

Da Nicola d’Amico – intellettuale siciliano trapiantato a Milano – ricevo questa profonda riflessione affettuosamente cattedratica. Dopo avergli chiesto l’autorizzazione, mi affretto a pubblicarla perché la ritengo un utile contributo all’istituzione e al pensiero di tutti. “Si susseguono giorno dopo giorno gli interventi consolatori o ammonitori (flatus vocis) del nostro amato Presidente Mattarella. Senza offesa, ma, anzi, proprio per difendere la degnissima persona che è, fra poco andrà ad inaugurare la nuova pizzeria di Via Vattelappesca, 22 di Francavilla Ferrovia, frazione di Crotone. Onestamente penso che questo ruolo al quale è stato emarginato sia umiliante per lui e per la sua carica. Si ribelli. O al Presidente della Repubblica si danno effettivi poteri o non si interpreti il ruolo di rappresentante della Nazione come quello di piangere sulla spalla di chicchessia  e di premiare atleti di palla prigioniera e monopattino. Anche la regina d’Inghilterra è rappresentante della Nazione, ma il suo umiliante ruolo si evidenzia solo una volta all’anno, quando pronuncia il suo patetico e inutile discorso della Corona. Est modus in rebus…et in regibus”. Essendo il padrino di battesimo di mio figlio, D’Amico è un fraterno amico di lunga data. È un uomo dalla personalità non comune, avendo avuto il privilegio di vivere due vite da educatore e sociologo. La prima da alto dirigente scolastico – è stato provveditore agli studi – la seconda da giornalista. Conviene, quindi, ascoltarne il parere. Io, almeno, ascoltandolo, mi sono trovato sempre bene.

 

Ogni tanto la giustizia…..è giusta

Un uomo ha fame e ruba un pacchetto di wurstel e un pezzo di formaggio. Li mangia voracemente nel supermercato stesso. Non fa n tempo a carpire anche un tozzo di pane, perché scoperto. È un ladro, viene subito denunciato e condannato. Sei mesi di arresto per un valore di 4 euro, in una società che vede ogni giorno impunite ruberie milionarie, anche a livello altolocato. Ma, come nelle favole, arriva, imprevista, una commovente sentenza della Cassazione che lo assolve. La suprema corte si rivela garanzia di giustizia e anche di sensibilità. Sembra un episodio uscito dal libro Cuore di De Amicis, che non si legge più perché racconta di personaggi che non esistono. C’era una volta un eroe, un’eroina…. Basta con queste storie melense e noiose. Oggi il protagonista è compiacente con i potenti e severo con i deboli. Manda in galera chi ha fame, e tutti lo acclamano. Poi, arriva il principe azzurro, questa volta con la toga, e annulla la sentenza. Anche a Londra c’è chi si rifiuta di condannare la ragazza che uccide chi l’ha stuprata quando era adolescente. Per il codice è omicidio volontario. Ma per il giudice quell’assassina ha diritto alla libertà. È sconvolgente. Dove andremo a finire con una magistratura che assolve gli indifesi? Chissà se un giorno condannerà i colpevoli.

 

Persino i criminali si dissociano

Non basta indignarsi e deplorare l’ambiente malsano che per due anni ha protetto turpi delitti di maniaci e persino taciuto l’assassinio di una bimba, forse di due. A doverci allarmare è l’assenza, più grave, di sentimenti primordiali, che esistono anche nell’istinto degli animali, persino delle belve più feroci, e che, invece, gli esseri umani a Caivano non hanno. Neppure le mamme e le nonne. Quindi, non basta condannare e punire qualche delinquente. Siamo certamente colpevoli anche noi, che sappiamo solo giudicare, senza, però, alzare un dito per arrestare il marciume che ci sta travolgendo. Simili delitti sono collettivi, compiuti dall’intera società, non da singoli abietti individui. Quando bambini innocenti vengono educati a tacere e coprire crudeltà inaudite, non ci stiamo avviando alla barbarie, ne siamo già sommersi. Anziché biasimare e fingerci inorriditi, dobbiamo chiederci da dove e quando sia cominciato questo degrado e cercare di fermarlo. Non serve nasconderci dietro lo stupore e l’orrore. Siamo noi ad aver creato questa società che definiamo ipocritamente democratica e che, invece, è avviata su una china che la sta rendendo ogni giorno peggiore. Non solo a Caivano.

 

Le mie riflessioni sono al di sopra delle ideologie e dei partiti. Se ti piacciono, divulgale, trasmettendole ai tuoi amici. Se, invece, non ti interessano o addirittura ti disturbano, non avere l’imbarazzo di farmelo sapere francamente con una email di risposta.

Più sotto la copertina del mio ultimo libro che ti suggerisco di leggere e, se ti piace, di diffondere. È anche un regalo utile da fare a un amico. In libreria costa 18€. Richiedendolo a www.ibs.it, www.armando.itwww.amazon.com, 15,30€ (spese postali comprese).

o la borsa o la vita

Un caro saluto, Roberto Tumbarello