Città e utopia, al Mart in mostra la storia del “buon-luogo”

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“Il termine utopia è la maniera più comoda di liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande ” . È così che Adriano Olivetti, imprenditore e politico italiano, inquadrava la questione utopia da uomo pragmatico e concreto qual era. Certo, sembra che pragmatismo e concretezza non c’entrino nulla con il pensare utopico. In realtà, come ci insegna Olivetti, non c’è nulla di più sbagliato se si fa un passo avanti verso la pianificazione di quell’utopia.

studio per centrale elettrica 1914 02Non a caso, a partire da Venerdì 29 Aprile 2016, Il Mart di Trento e Rovereto con La Casa d’Arte Futurista Depero, per il cinquecentesimo anniversario di Utopia di Tommaso Moro, mette in piedi una mostra dal titolo La Città Utopica – Dalla Metropoli Futurista all’EUR42, a cura di Nicoletta Boschiero. L’esposizione si struttura attorno a tutta una serie di disegni di artisti e architetti che sono andati rappresentando il tema della città come luogo di modernità, movimento e velocità. La città diventa qui urbe del futuro, frutto di progetti non necessariamente realizzabili, ma magnificamente immaginabili, procrastinabili ad un domani dove l’impossibile diventa possibile.

antonio santelia centrale elettrica 1914 02E così si mettono insieme, in una collezione visitabile fino al 25 Settembre 2016 e accompagnata da alcuni frammenti del film Metropolis(1927) di Fritz Lang, progetti e carteggi provenienti dagli archivi del Mart, del Museo Civico Ala Ponzone di Cremona o ancora dall’ Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Bologna, dall’Archivio Luigi Saccenti e dall’Archivio Quirino De Giorgio di Vigonza. Alla metropoli solo immaginata da Antonio Sant’Elia, considerato un pioniere dell’architettura futurista, si affiancano le realizzazioni razionaliste di Angiolo Mazzoni e Adalberto Libera. Il primo è infatti fautore di alcune costruzioni delle città nuove dell’Agro Pontino, il secondo mente progettuale dell’EUR42 per l’Esposizione Universale. Tullio Crali e Quirino de Giorgio si rendono, invece, protagonisti di quelle intuizioni suggerite dal manifesto dell’aeropittura futurista. E’ qui che del resto che si legge: “Avevamo vegliato tutta la notte discutendo davanti ai confini estremi della logica e annerendo molta carta di frenetiche scritture. (…) Soli coi neri fantasmi che frugano nelle pance arroventate delle locomotive lanciate a pazza corsa, soli cogli ubriachi annaspanti, con un incerto batter d’ali, lungo i muri della città“. degiorgiL’architettura viene così fuori dal quel suo asettico tirar linee, dal suo agire nei limiti della logica, per divenire sfida alla convenzione, passione intestina. Del resto, il termine utopia, che molti hanno tradotto come non luogo, vive anche nel significato di buon luogo. Il buon luogo dove convergono i sogni in attesa, quelli che Olivetti definirebbe propositi e che il Mart trasforma semplicemente in arte godibile agli occhi.