Fecondazione eterologa, le regioni del Sud vietano la migrazione sanitaria

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“Alcune regioni del sud hanno negato ai propri cittadini la possibilità di ottenere il rimborso per effettuare la fecondazione eterologa in altre regioni dove la tecnica è consentita in strutture pubbliche o convenzionate”, questo determina, di fatto, “il divieto di migrazione regionale per motivi sanitari”. La denuncia arriva da Giani Baldini, docente di Biodiritto presso l’Università di Firenze, nel corso di una conferenza stampa dell’Associazione per la Libertà di ricerca scientifica Luca Coscioni, tenutasi oggi a Montecitorio. “Per quanto riguarda la possibilità di accesso all’eterologa la situazione in Italia è a macchia di leopardo. E a questo si aggiunge un ulteriore ostacolo”, spiega l’avvocato Baldini. Per motivi di bilancio, infatti, Campania, Calabria, Puglia e Basilicata, ovvero regioni in cui la tecnica è possibile solo in studi privati o addirittura impossibile, hanno eliminato la possibilità ai propri residenti che hanno problemi di fertilità, di poter accedere alla tecnica in ospedali pubblici o convenzionati di altre regioni. “In una situazione in cui la direttiva Trasfrontaliera prevede di poter andare in un altro stato europeo per ottenere una prestazione sanitaria a cui si ha diritto – conclude Baldini – rispetto alla procreazione assistita viene meno il diritto di migrazione fra regioni, con un’evidente violazione del diritto alla tutela della Salute