Zalone la rappresentazione del livello culturale del nostro Paese

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in foto Checco Zalone

1. 

“Guardandomi vi guarderete”. Secondo il critico cinematografico Gianni Canova – Corriere della Sera di lunedì 11 aprile – è questa la chiave del successo dell’ultimo film di Checco Zalone, Quo vado, il più alto incasso di sempre di un titolo italiano. Zalone ci fa ridere “senza senso di colpa, perché, in effetti “Checco non ci chiede di guardarlo, ma lasciarci guardare”. E non importa se, guardandolo pensiamo: “Ma come si fa ad essere così stupidi?” Se così è, e non ci sarebbe altra ragione per “giustificare” un successo tanto strepitoso, siamo di fronte alla plastica rappresentazione del livello culturale di questo nostro Paese. So bene come, molti, me compreso, diranno di essere andati a vedere quel film solo… per curiosità, ma la verità, che si rivela da molti altri indicatori, è che diventa sempre più difficile per la Cultura, e per la Bellezza, accreditarsi come ragione fondamentale di vita ed illuminare di sé il cammino degli Italiani, senza ridursi a valore di mera testimonianza. 

2.

Che senso ha l’Europa dei muri, dei fili spinati, delle barriere?! Che tipo di Europa è mai questa?! E perché non se ne discute in Europa, nelle Università, nei consessi pubblici?! Perché il Parlamento Europeo, pur presieduto da un Socialista, Martin Schulz, non affronta la questione, che è fondamentale, in un dibattito approfondito in cui le identità delle grandi forze politiche, che pure esistono almeno nelle sigle, si evidenzino alla luce del sole. La tragedia dei migranti non è questione di quote da distribuire fra i vari Paesi, ma attiene alla essenza stessa della Unione Europea, ed alle sue ragioni fondanti, di cui la integrazione fra etnie diverse, la tolleranza, anche religiosa, la solidarietà sono momento addirittura discriminante. I recenti fatti, che riguardano David Cameron, mettono in dubbio la permanenza dell’Inghilterra nell’Unione Europea, in caso di sconfitta nell’imminente referendum che un Premier, molto indebolito, sostiene. Si aprirebbe una falla di grande portata: tutto potrebbe succedere, fino alla disgregazione dell’intero… castello europeo. Perciò è fondamentale schierarsi, pagando anche dei prezzi. La storia dell’Europa Unita, e del  Socialismo Europeo, non può infrangersi sugli scogli di Nizza o su quelli Calais. Nè sul muro del Brennero. Finora abbiamo sentito prese di posizioni puntuali da parte di esponenti della Commissione Europea, di alcuni, pochi, Capi di Stato o di Governo, a cominciare da Mattarella e Renzi, anche preoccupati per la particolare posizione geografica dell’Italia, ma è nella maggiore assise democratica, il Parlamento Europeo, che deve essere discussa la questione. Né possono bastare le minacciate sanzioni da parte Bruxelles: ci vuole altro, che scuota gli animi e faccia loro intravedere le conseguenze della disgregazione dell’Europa Unita. A cominciare dai pericoli per la Pace. Mi auguro che Gianni Pittella, nella sua qualità di Presidente del Gruppo Parlamentare del Partito del Socialismo Europeo, riesca nell’impresa. Come mi auguro che la visita di Papa Francesco a Lesbo, ed ai migranti che in quell’Isola, novella Lampedusa, si sono “accampati”, svegli qualche coscienza intorpidita. 

3.

Una pagina Facebook inneggia a  “’o sistema”,  alla camorra ed ai suoi “valori”, tutti bellamente elencati: oltre 22.000 “apprezzano” e scrivono il classico “mi piace”. La reazione del mondo della Politica è stata stanca ed annoiata. Solo qualche parlamentare invoca una più che ordinaria risposta di Polizia: cancellare la pagina, indagare sugli autori, e così via. Senza risparmiarci la scandalizzata indignazione. Comunque una attenzione “benemerita” a fronte della quasi totale indifferenza: della Politica, del Sindaco, dei candidati a Sindaco, delle Professioni, del mondo delle Imprese, del Sindacato, della Scuola e via elencando. Perché, come si capisce facilmente, a preoccupare  non è tanto la pagina Facebook o i suoi autori, quanto i 22.000 “mi piace”. Tenendo conto che non tutti sanno utilizzare i social, si può immaginare come il “consenso” a quella esaltazione sia molto, ma molto, più vasto. Non è esagerato pensare che “’o sistema” sia sempre più contagioso, tanto da essere per molti un vero e proprio “sistema” di vita, sociale e, soprattutto, economica. Dal momento che muove ingenti capitali ed assicura a migliaia di famiglie una vita agiata e lussuosa, ancorché tragicamente pericolosa. Senza contare che “attira” migliaia di giovani, che vedono proprio in quel “sistema” l’alternativa più valida, e più “affascinante”, alla disoccupazione. Pessime prospettive si annunciano: nel silenzio, nella indifferenza, peggio, nella rassegnazione di chi avrebbe il dovere, prima di indignarsi o di abbaiare alla luna, di reagire e di indicare concretamente altre strade, soprattutto alle giovani generazioni.

4.

In mezzo a tanto sfacelo, finalmente, forse, avremo a Napoli Al Pacino, il mitico Al. Per la modica somma di 700.000 euro per due serate. Domando: ma si può?! Per capire la scandalosa esagerazione, basterebbe ricordare il Trianon chiuso ed il disinteresse per il progetto, sostenuto anche da me, oltre che dalla Comunità Parroco intesta, di Piazza Ottocalli, di acquisire la casa natale di Enrico Caruso per ospitarvi un piccolo Museo. Diventerebbe il centro di un percorso, turistico-culturale, che porti fino alla sua tomba, al Cimitero del Pianto. Ritengo, ma la mia opinione è consapevolmente modesta, che la strategia dei “grandi nomi” sa molto di provinciale, perché sottende il mal celato obiettivo di far “conoscere” Napoli ed di “lanciarla” sul palcoscenico internazionale. Dimenticano, i “provinciali”, che Napoli non ha bisogno di essere “lanciata”, perché da qualche millennio è, più che conosciuta, famosa, ambita, amata: basterebbe non rovinarla di continuo. E non ha bisogno né di Coppa America – solo allenamenti-esibizione, per la verità, – né di Elton John e neppure di Al Pacino, che forse avrebbero, loro, interesse a “fregiarsi” di Napoli. Alla nostra città basta il suo Enrico Caruso, l’”emigrante con la canzone napoletana nella valigia” per evocare la sua grandezza, la sua storia, la sua tradizione, il calore della sua gente. Ma, come accadrà dalle mie parti, tra qualche mese, si sa quanto pagherebbero, in molti, per una fotografia con Al… Pacino. Con buona pace dei problemi del Trianon e di Enrico Caruso, che seppe conquistare il Mondo, partendo da via San Giovanniello numero 8.