L’omeopatia nacque a Napoli: alla scoperta del conte de’Guidi

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Nata in Germania alla fine del Settecento contagerà decennio dopo decennio tutta l’Europa in una difficile e per molti versi “polemica” convivenza con la scienza medica tradizionale. “Non esistono malattie ma esistono malati”, questo il principio cardine dell’omeopatia, di cui domani domenica 10 aprile si celebra la giornata mondiale.
Un sapere che deve molto a un medico campano, il conte Sebastiano de’ Guidi, nato il 5 agosto 1769 a Guardia Sanframondi, nel Beneventano, che studiò a Napoli prima di introdurre l’omeopatia nel 1830 nella città di Lione, dove insegnava Fisica in un liceo, diffusasi poi in tutta la Francia meridionale. A lui è dedicato il convegno “L’Omeopatia, da Napoli a Lione” in programma oggi sabato 9 aprile (ore 9.30) all’Istituto Francese-Palazzo “Le Grenoble”.

Curare le persone e non i loro mali
Pratica “nordica” per eccellenza, non lo si crederebbe eppure l’Italia è stata tra i primi paesi ad accogliere l’omeopatia e Napoli la città dove per prima si è diffusa. Codificata nei suoi principi da Samuel Hahnemann, autore del principio di similitudine per cui una sostanza naturale, diluita e dinamizzata, è capace di curare e guarire una malattia spontanea di un individuo se essa è caratterizzata da sintomi simili a quelli che la stessa sostanza è capace di indurre in un individuo sano (Similia similibus curentur), l’omeopatia non prende in considerazione solo la malattia, ma si occupa della persona malata nella sua integrità psico-fisica-ambientale. È in questo senso che va inteso il principio olistico per cui “esistono ammalati, non malattie”. Così come in salute ogni individuo si distingue dall’altro per temperamento e personalità, quando si ammala egli si distingue per le sue peculiarità di espressione. 

Più di 1,5 milioni di omeopati in Italia
Al convegno interverranno Gennaro Rispoli, direttore di Chirurgia Generale Ospedale Ascalesi e direttore del Museo Arti Sanitarie e Storia della Medicina nell’Ospedale Incurabili di Napoli che traccerà la figura del grande omeopata europeo Sebastiano de’ Guidi, Alfredo Lubrano, medico-chirurgo omeopata, che illustrerà i fondamenti della medicina omeopatica, e Paolo Bellavite, medico chirurgo, ematologo, docente di Patologia Generale all’Università di Verona che fornirà una spiegazione scientifica del funzionamento dei medicinali naturali in alte diluizioni. Oggi i pazienti omeopatici in Italia sono 11,5 milioni e, come affermano Vega Palombi Martorano e Marisa Certosino (past president e attuale presidente A.P.O. Italia):“i pazienti sono la prova del nove che la medicina omeopatica funziona, curando con efficacia e in maniera incontrovertibile persino i bambini, le piante e gli animali, soggetti sui quali mai si potrebbe parlare di effetto placebo”. Del resto già il Primo Ministro François Guizot all’Accademia di Medicina di Parigi nel 1835 a chi gli chiedeva di vietare la pratica dell’Omeopatia in Francia rispondeva: “Se l’omeopatia è una chimera o un sistema di pensiero senza un proprio valore, essa fallirà da sola. Se al contrario rappresenta un progresso, si diffonderà nonostante ogni misura di contrasto”.