Borsa italiana in recupero dopo una seduta da dimenticare

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Il punto. Borsa italiana appare in recupero stamane. Ieri infatti è stata una giornata decisamente negativa. Piazza Affari è stata affossata dalle forti vendite che continuano ad abbattersi senza sosta sui titoli del comparto bancario. In profondo rosso anche alcuni big del listino milanese come FCA e Mediaset.

Ad aumentare il sentiment negativo ha contribuito l’allarme di ieri del Fondo monetario sui rischi di contagio che potrebbero arrivare dai Paesi emergenti, in particolare Cina e Brasile. Allarme che si è sentito subito questa mattina sulla Borsa di Tokyo, che ha pagato anche l’ulteriore rafforzamento dello yen nei confronti del dollaro Usa.

Ieri però è stata una giornata decisamente negativa per tutte le borse del Vecchio Continente. Ad ogni modo, oggi l’Indice FTSE Italia Banche segna +3,1% rispetto al -3% di ieri a 17.109 punti, mentre EURO STOXX Banks è a +1,2% circa.
Secondo il Sole 24 Ore nel corso del tavolo tecnico-politico di ieri a palazzo Chigi con il ministro dell’Economia Padoan e i vertici di Cdp, UniCredit (+5,2%) e Intesa Sanpaolo (+3,3%) è stata esaminata la possibilità di creare due fondi garantiti dallo Stato per supportare operazioni di aumento di capitale e per sostenere la vendita dei crediti deteriorati. Citigroup e Goldman Sachs sono indicati quali advisor dell’operazione.

Ad ogni modo, al momento il Ftse Mib segna +1,34%, il Ftse Italia All-Share +1,21%, il Ftse Italia Mid Cap +0,48%, il Ftse Italia Star +0,51%.

I Mercati azionari europei sono poco sopra la parità. DAX +0,2%, CAC 40 +0,4%, FTSE 100 +0,6%, IBEX 35 +0,4%.

I Future sugli indici azionari americani al momento in rialzo dello 0,4% circa. Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 -1,01%, Nasdaq Composite -0,98%, Dow Jones Industrial -0,75%.
Poco mossa Tokyo con il Nikkei 225 a -0,11%. Borse cinesi incerte: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen termina a -0,21%, mentre a Hong Kong l’indice Hang Seng al momento segna +0,1% circa.
Euro in lieve flessione dai massimi di ieri pomeriggio a 1,14 circa contro dollaro. EUR/USD al momento in area 1,1350. Mercati obbligazionari eurozona poco mossi. Il rendimento del Bund decennale rispetto alla chiusura precedente è stabile allo 0,10%, quello del BTP sale di 1 bp all’1,28%. Lo spread sale di 1 bp a 118.

Borse asiatiche
Mercati dell’Asia contrastati ma ancora intorno ai minimi delle ultime tre settimane, mentre il petrolio recupera terreno sostenendo i titoli del settore. L’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, pur in altalena si muove intorno alla parità ma resta intorno ai livelli più bassi dal 16 marzo (in overnight aveva segnato un crollo dell’1,6% nel declino più elevato in quasi due mesi). Wti e Brent guadagnano circa il 2% grazie alle accresciute speranze per un accordo tra i maggiori produttori sul congelamento dell’output. A sostenere i corsi dell’oro nero anche le stime dell’American Petroleum Institute (Api), secondo cui le scorte in Usa sono calate a sorpresa di 4,3 milioni di barili nella settimana chiusa lo scorso 1° aprile. 

Sul fronte valutario, continua la corsa dello yen che si avvicina ai massimi degli ultimi undici anni e mezzo. Tra alti e bassi, comunque, Tokyo ha limitato le perdite: a fine seduta, infatti, il Nikkei 225 ha segnato un declino dello 0,11% (ancora più ridotta la flessione dell’indice più ampio Topix, deprezzatosi dello 0,05%). Sul fronte macro, la lettura preliminare per febbraio dell’indice anticipatore del Giappone è scesa a 99,8 punti, sostanzialmente in linea con le attese degli economisti, contro i 101,8 punti della lettura finale di gennaio. Si tratta del livello più basso dai 98,9 punti registrati nel dicembre 2012. Di segno opposto la seduta di Seoul: il Kospi ha infatti segnato un progresso dello 0,44% al termine delle contrattazioni.

In positivo anche Sydney, con l’S&P/ASX 200 che ha guadagnato lo 0,44% sostenuto principalmente dalle performance dei titoli delle materie prime. In flessione, invece, il settore finanziario, con Westpac che ha perso circa il 2% dopo che martedì l’istituto è stato accusato dalle autorità di manipolazione dei tassi interbancari benchmark. Seduta in altalena non molto distante dalla parità anche per i mercati cinesi. Shanghai, che pure aveva toccato perdite intorno all’1% nella seduta, limita i danni avvicinandosi alla chiusura. Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 perdono circa lo 0,30% mentre la performance dello Shenzhen Composite, pur di pari entità, è invece in positivo.

Sul fronte macro, in marzo, il Purchasing Manufacturers’ Index (Pmi) nel settore dei servizi in Cina elaborato da Markit/Caixin è tornato a crescere, attestandosi a 52,2 punti da 51,2 punti di febbraio e contro attese degli economisti per un progresso a 51,4 punti.
Giornata contrastata anche per Hong Kong, ma l’Hang Seng è in modesto progresso (performance di segno opposto, invece, per l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China).

Borsa Usa
A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in ribasso. Il Dow Jones ha perso lo 0,75%, l’S&P 500 l’1,01% e il Nasdaq Composite lo 0,98%. Gli investitori, a causa delle incertezze legate alle mosse della Fed in tema di tassi e in vista delle prossime trimestrali societarie, hanno preferito liquidare le posizioni e prendere beneficio. 

Nel mese di febbraio la bilancia commerciale ha segnato un deficit pari a 47,06 miliardi di dollari, in crescita rispetto al disavanzo di 45,7 mld del mese precedente e superiore ai 46,2 miliardi attesi dagli economisti.

Markit Economics ha comunicato che a marzo l’indice PMI dei Servizi e’ salito a 51,3 punti dai 49,7 punti del mese precedente, riportandosi sopra il livello di non cambiamento (50 punti) che separa da una situazione di espansione a una di contrazione delle attività. L’indice ISM non manifatturiero è salito nel mese di marzo a 54,5 punti dai 53,4 punti del mese precedente. Il dato e’ risultato superiore alle previsioni degli economisti fissate su un indice pari a 54 punti. 

Sul fronte societario Walt Disney -1,71%. Tom Staggs, considerato il successore del chief executive del colosso dei media Bob Iger, ha rassegnato a sorpresa le dimissioni.
Walgreens Boots Alliance -3,42%. La catena drugstore ha chiuso il secondo trimestre con un utile per azione di 1,31 dollari, 3 centesimi in più delle attese. I ricavi sono aumentati del 13,6% a 30,2 miliardi di dollari contro i 30,7 miliardi indicati dal consensus. Per l’intero esercizio la società stima un utile per azione compreso tra 4,35 e 4,55 dollari. La forchetta è stata rivista al rialzo nella parte bassa di 5 centesimi rispetto alla precedente guidance. 

Darden Restaurants -3,74%. Il gruppo americano proprietario della catena Olive Garden ha annunciato un incremento delle vendite nel terzo trimestre, a parità di perimetro, del 6,2% contro il +5,9% atteso dagli analisti. I ricavi sono aumentati in linea con le previsioni a 1,85 miliardi di dollari da 1,73 miliardi mentre l’utile è calato a 105,8 milioni da 133,8 milioni. Escluse le poste straordinarie l’Eps si è attestato a 1,21 dollari, 2 centesimi in più delle attese. 

Allergan -14,97%. Sul titolo del produttore del Botox pesano le nuove regole restrittive annunciate dal Dipartimento del Tesoro Usa sui vantaggi fiscali per le aggregazioni che prevedono il trasferimento della sede in paesi con minore tassazione. La stretta rischia di far saltare la fusione da 160 miliardi di dollari con Pfizer.
Valeant +10,34%. Il gruppo farmaceutico canadese ha annunciato che la revisione interna dei conti non ha evidenziato nuove irregolarità.

Italia
A Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso la seduta con un ribasso del 3% a 17.109 punti. Forti vendite sui titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha ceduto l’8,05% a 4,91 euro, Popolare di Milano il 6,56% a 0,541 euro, Popolare dell’Emilia Romagna il 5,68% a 4,018 euro, Mps il 3,81% a 0,462 euro, Intesa SanPaolo il 3,23% a 2,212 euro, Ubi Banca il 5,89% a 3,036 euro.
Tonfo di Mediaset (-5,68% a 3,452 euro) quando sembra questione di ore l’annuncio del maxi accordo con Vivendi. L’obiettivo principale è quello di creare una piattaforma europea per produrre a acquisire contenuti, in grado di competere con i “nemici” Netflix e Amazon. L’accordo è di ampia portata perché riguarderà la struttura azionaria, la governance e i contenuti. Lo scambio azionario riguarderà il 3,5% di ciascuna società e, per colmare il gap, Mediaset cederà la pay-tv Premium ai francesi, che verrà integrata con Canal+.
Sell on news su Finmeccanica (-2,29% a 11,10 euro) dopo l’ufficializzazione del contratto in Kuwait per la fornitura di 28 Eurofighter Typhoon, che saranno realizzati in Italia. Ancora sotto pressione il comparto petrolifero dopo che sembra sfumare un possibile accordo al vertice di Doha, con le posizioni di Arabia Saudita e Iran che sembrano troppo distanti: Saipem ha perso il 5,78% a 0,31 euro, mentre Tenaris ha lasciato sul parterre il 3,82% a 10,33 euro.
Seduta difficile per FCA (-5,01% a 6,44 euro) dopo che il gruppo ha ribadito, riguardo alla questione Lussemburgo, di non aver ricevuto alcun aiuto di Stato “e rimane fermamente convinta del fatto che l’esame della questione da parte della Corte confermerà la legittimità del trattamento fiscale ricevuto dalla controllata Fiat Chrysler Finance Europe”. La precisazione di FCA è arrivata in risposta a quanto dichiarato dalla commissaria alla Concorrenza, Margarethe Verstager, secondo cui la questione si sarebbe conclusa con il recupero da parte del Granducato del Lussemburgo dei pretesi aiuti di stato illegittimi.

I dati macro attesi oggi
Mercoledì 6 Aprile 2016

03:45 CINA Indice PMI Caixin servizi Mar;
07:00 GIA Indice anticipatore Feb;
08:00 GER Produzione industriale Feb;
16:30 USA Scorte settimanali petrolio e derivati;
20:00 USA Verbali FOMC (Fed).