Che cosa rubiamo oggi, amore mio?

Così si alimenta la relazione. Ecco come si sveglia l’Italia ogni mattina. È con lo scandalo che certi fidanzati progettano il futuro. Bisognerebbe coniare, però, un’altra definizione del degrado in cui questi episodi fanno precipitare il paese. In effetti, nessuno si scandalizza più. Tra poco non ci indigneremo neppure. I bookmaker stanno studiano una nuova forma di scommessa sulla previsione dell’episodio di corruzione quotidiano. Per attenuare il ridicolo in cui la cerimonia del giuramento fa precipitare le istituzioni, bisognerebbe abolirla o cambiarne la formula. Che vergogna! Mentre il mondo ci guarda! Seppure abituati agli agi e ai privilegi, persino giunti ai vertici dello stato, ci sono innamorati che per eccitarsi hanno bisogno di truffare e imbrogliare. Certi emendamenti sono più romantici di una cena al lume di candela o di un bacio sotto il vischio. Se ne parla liberamente al cellulare perché ormai la disonestà è nella norma. Eppure siamo al top della società, personaggi che controllano e guidano il paese. Non si sa più dove scegliere i ministri. Meno male che Renzi, poi, li fa dimettere. Forse dovremmo lasciare che a rubare ogni tanto sia anche la povera gente.

Anche gli innocenti talvolta sono responsabili
Nessun kamikaze né altri attentatori provengono dai paesi arabi. Sono tutti musulmani, ma nati e cresciuti in Francia e in Belgio. Inutile chiudere le frontiere. La smetta Salvini. Sono giovani, non più giovanissimi, che contestano la rassegnazione dei genitori di vivere nei ghetti. Eppure sono stati educati nel benessere e nella libertà. Tutti hanno avuto la possibilità di studiare e lavorare. Però, la democrazia non gli è bastata. Odiano a tal punto il paese natale da volerlo annientare, rinunciando addirittura alla propria vita. E non sembrano così religiosi da credere nell’aldilà. Allora, perché? Se non si sentono francesi né belgi, può entrarci in qualche modo averli considerati diversi, anziché cittadini come gli altri? Ci volevano gli attentati per scoprire un rancore che non è nato qualche mese fa, ma che cova certamente da tanti anni? Perché altrove gli emigranti di seconda generazione diventano professionisti, fanno politica, mettono su famiglia, gestiscono aziende, mentre in certi paesi sono terroristi o loro complici? Non usano la crudeltà per fare soldi, come i criminali comuni, ma per morire assieme alle loro vittime. Dove si è sbagliato?

Il magna magna europeo affida le pecore al lupo
Davvero vogliamo regalare ai turchi tre miliardi di euro sùbito e altri tre tra qualche mese perché si prendano carico dei profughi che transitano dalla Grecia? Come controlleremo che spenderanno quei soldi davvero per i soccorsi? Ci fidiamo sulla parola? Avrà certamente saltato le scuole elementari chi ha accettato questo accordo. In quarta o addirittura in terza si studia che – a parte la gestione laica di Ataturk, fondatore del paese nel 1923 – la Turchia è sempre stata grande nemica della società europea. Per di più, adesso è uno stato religioso, addirittura in via di crescente islamizzazione. I turchi non avranno più bisogno del visto per venire da noi. C’è addirittura l’impegno di farli entrare presto nell’UE. Forse trent’anni fa erano ancora europei, oggi non più. Come partner, non sono un esempio avanzato di democrazia. Le carceri piene di dissidenti e prigionieri politici, la stampa libera imbavagliata dal governo. Per non parlare della vocazione al genocidio, ieri sugli armeni oggi sui curdi. Ecco come i mediocri si illudono di risolvere il problema dell’emigrazione. E poi, quando le cifre hanno tali dimensioni è umano pensare che qualcuno ne abbia adocchiato una fetta.

Prima dei giocatori, acquistiamo dirigenti
Non meritiamo, l’Italia e gli italiani, di vedere perdere la nazionale in modo così umiliante. È forse ora di chiedersi, senza buonismo né ipocrisia, in mano di chi è il nostro calcio e se ha un futuro. Se c’è ancora l’entusiasmo necessario o se il rendimento deve dipendere dalla quantità di denaro in palio. Abbiamo visto un Rudiger, solitamente sufficiente, difensore eccellente nelle mani di un allenatore che gli infonde fiducia. Mentre i nostri migliori inciampavano nel pallone. Questo accade quando si ingaggiano disoccupati in attesa di offerte economicamente più cospicue. Sappiamo tutti che non è leale né sportivo. Perché affidare gli azzurri a tecnici precari? Non c’è più nessuno che ama il calcio ed è orgoglioso di portare il proprio paese al successo? Se si allena la squadra mentre si cerca un’occupazione più vantaggiosa, è inevitabile che i risultati siano deludenti. Ci vorrebbero, però, dirigenti altrettanto coscienziosi che abbiano la saggezza e l’onestà di scegliere oculatamente. Purtroppo non sarà facile trovarne.

Come le due sprovvedute ragazzine in Siria
Perché costringere l’Egitto a mentire? Lì, magistratura e polizia sono davvero all’oscuro di tutto. Quindi, le autorità debbono inventare per giustificarsi. Non c’è dubbio che a torturare e uccidere il povero Giulio sono stati i servizi segreti, che non protocollano la loro brutale attività. Tutti sanno com’è andata. Volevano estorcergli informazioni che lui non aveva. Saranno pure amici dell’Italia, ma è sempre una dittatura militare, che deve difendere il potere anche con violenza e crudeltà. Non fingiamo di dimenticarlo. C’è capitato purtroppo il giovane ricercatore italiano, che forse frequentava ingenuamente luoghi e persone non proprio adeguati alla ragione per cui si trovava nel paese. Diffidiamo, piuttosto, altri connazionali dal recarsi in luoghi dove non c’è la libertà di partecipare a riunioni, né intervenire per difendere i diritti altrui. Le lotte meglio farle in casa propria, protetti dalle garanzie costituzionali. Altrove ci si comporta da ospiti, se proprio ci si deve recare. È meglio fare le ricerche in paesi affini al nostro. Diffondiamo l’avvertimento attraverso le scuole, le università, le agenzie di viaggio, i quotidiani e i notiziari televisivi. È un mese, invece, che i telegiornali speculano sulla tragedia di Regeni e nessuno dice che in Egitto, se non costretti, è meglio non andare, come pure in altri paesi di quell’area.

Cercasi agente segreto con licenza
Assistiamo alle crudeltà e alla violenza dell’ISIS come se si trattasse di un film di OO7. Senza percepire alcun pericolo reale. Tanto, alla fine, c’è James Bond a risolvere la situazione. Alla notizia degli attentati rabbrividiamo e ci immedesimiamo nello strazio delle vittime, ma non abbiamo vere reazioni umane. Giornali e talk show cercano di diffondere paura. Ma noi rimaniamo impassibili perché sappiamo che lo fanno solo per aumentare l’audience. Per fortuna è un copione. C’è chi si sta occupando di sgominare la banda criminale, guidata da un pazzo che vuole dominare il mondo. Ogni tanto, inutili comitati per la sicurezza – al cinema le riunioni si svolgono a Washington e Londra, nella realtà a Parigi e Bruxelles – diffondono comunicati in cui rivelano i piani che dovrebbero essere riservati. Siamo meno fantasiosi della finzione, dove, almeno, c’è una spia a trafugarli. Ci limitiamo a sperare che non capiti a noi e pregare, come fa il Papa, che non ha altre risorse. Lui, però, a chi gli toccasse la mamma, non porgerebbe l’altra guancia, ma darebbe un pugno. Noi, no. Tanto, è un film.

Le mie riflessioni sono al di sopra delle ideologie e dei partiti. Se ti piacciono, divulgale, trasmettendole ai tuoi amici. Se, invece, non ti interessano o addirittura ti disturbano, non avere l’imbarazzo di farmelo sapere francamente con una email di risposta.

Più sotto la copertina del mio ultimo libro che ti suggerisco di leggere e, se ti piace, di diffondere. È anche un regalo utile da fare a un amico. In libreria costa 18€. Richiedendolo a www.ibs.it, www.armando.itwww.amazon.com, 15,30€ (spese postali comprese).

o la borsa o la vita

Un caro saluto, Roberto Tumbarello