Fisco, flop dell’imposta di scopo: solo in 25 Comuni dal 2017 ad oggi

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Dal 2007 ad oggi solo 25 Comuni, di cui tre in Campania, rappresentativi di poco più di 520mila abitanti su un totale di oltre 8.100 Comuni, hanno deciso di introdurre un’imposta di scopo. Un tributo che, come previsto dalla legge finanziaria 2007 prima e dal decreto legislativo sul federalismo fiscale municipale poi, poteva essere istituito dai Comuni per la copertura delle spese per la realizzazione di opere pubbliche. E’ quanto emerge dal dossier “Le imposte di scopo e il finanziamento dello sviluppo locale”, realizzato dalla Fondazione Ifel – Dipartimento Studi Economia Territoriale e Dipartimento Servizi ai Comuni. Il primo capitolo del volume, il cui coordinamento scientifico fa capo al docente di finanza straordinaria dell’Università di Brescia Marco Nicolai, è curato da Luca Bisio, docente di economia e gestione delle imprese all’Università degli studi di Milano-Bicocca e da Daniele Valerio, consulente farePA, esperto di finanza locale, e contiene alcune elaborazioni 2015 su dati di Anci Toscana, Agenzia delle Entrate e Istat.

In base all’analisi degli autori, i Comuni che hanno fatto ricorso all’imposta di scopo si concentrano principalmente in Emilia Romagna (sette), in Veneto (cinque) e in Campania (tre) e hanno una popolazione media di poco meno di 21.000 abitanti. Si tratta di Rivisondoli e Roccaraso in Abruzzo, Nocera Terinese e Soverato in Calabria, Lauro, Castellabate e Caserta in Campania, Misano Adriatico, Morciano di Romagna, Morfasso, Rimini, Vignola, Berceto e Cesenatico in Emilia Romagna, Temu’ e Ponte di Legno in Lombardia, Matelica nelle Marche, Melilli in Sicilia, Pisa in Toscana, Bastia Umbria in Umbria, Belluno, Cinto Caomaggiore, Occhiobello, Povegliano Veronese e Posina in Veneto.

Secondo gli autori dello studio, non si può “parlare di successo dell’imposta di scopo. Soprattutto dal raffronto delle riscossioni complessive, circa 23 milioni di euro, con alcune stime che, nel 2007, prevedevano come l’imposta di scopo con un’aliquota dello 0,5 per mille avrebbe potuto produrre un gettito complessivo di circa 942.000.000 di euro” partendo dall’assunto teorico che tutti i Comuni avrebbero potuto applicarla. Il mancato decollo dell’imposta di scopo, secondo gli autori dello studio, è legato al “suo concretizzarsi quale addizionale Imu, alla durata limitata nel tempo, alle modalità di previsione del rimborso in caso di mancata realizzazione dell’intervento, alle regole contabili e ai vincoli alla finanza locale e al contesto socio-economico e normativo degli anni più recenti“.