di Ilaria Parlato
“L’estetica della deformazione” celebra i protagonisti dell’espressionismo italiano alla galleria d’arte moderna di Roma. La mostra, curata da Daniele Fenaroli, Arianna Angelelli e Daniela Vasta onora il centenario dell’omonima galleria romana (1925-2025). Presenti le opere dei principali artisti che hanno delineato in Italia ad inizio e metà secolo lo stile espressionista con tecniche e linguaggi stilistici incentrati sul dato soggettivo, interiore ed onirico. Sono spesso definite “visioni” individuali quelle presenti nei dipinti dei pittori che rimandano all’interpretazione soggettiva del reale. La realtà è distorta attraverso forme imperfette, inaspettate, originali dove il dato oggettivo ed asettico lascia spazio ad una marcata identità, a volte ribelle, altre deviante tuttavia riconoscibile a causa del suo carattere inquieto ed enigmatico. L’uso audace del colore e le pennellate incisive conferiscono alle opere un dinamismo unico. L’esposizione comprende capolavori della collezione Giuseppe Iannaccone di Milano contemplando le principali personalità e gruppi che hanno operato nelle città di Roma, Milano e Torino. Con la Scuola di via Cavour, Gino Bonichi, Mario Mafai e Antonietta Raphaël danno vita ad una pittura primitiva e sognante dove la natura si fonde con l’uomo esprimendo “misture esplosive” come le definirà Roberto Longhi. L’ imponente presenza nella prima sala del capolavoro di Scipione, Il Cardinal Decano (1930), folgora il fruitore con un rosso che prevarica sui colori scuri della tela alludendo all’opulenza ecclesiastica ed oscura della Roma del suo tempo. Sullo sfondo, quasi come un sogno apocalittico, emerge piazza San Pietro. Sulla sinistra della prima sala giacciono le opere di Mario Mafai, rappresentative della sua pittura: Donne che si spogliano 1934, Tramonto sul Lungotevere 1929. Gli spazi tra natura e uomo, tra aree verdi e trasformazioni urbane emergono in queste opere simbolo di una Roma che conserva le sue memorie storiche in un secolo dove hanno inizio i notevoli cambiamenti artificiali di molte città italiane. Iconici del periodo, procedendo nella seconda stanza, anche i dipinti della pittura materica e ardente di Pirandello, De Pisis, e Ziveri: nature morte, ritratti, bagnanti e prostitute, luoghi urbani allegorici di imprese storiche della madrepatria, pennellate energiche che lasciano spazio alle forme dei corpi e dei volti generati dalle rivelazioni della mente. Le sculture di Mazzacurati e Basaldella segnano il momento espressionista di frammentazione delle forme plastiche e dell’uso acceso del colore grazie alla tecnica del mosaico come testimonia l’opera di Mirko, Furore 1944. Ai piani superiori si procede con il gruppo dei Sei pittori di Torino e delle loro opere che esplorano i diversi momenti dell’espressionismo italiano: Gigi Chessa, Jessie Boswell, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio ed Enrico Paolucci. Peculiari aspetti distintivi delle loro opere risultano essere la quotidianità e il piccolo formato. Il “gruppo dei Sei “sperimenta il nascente movimento distaccandosi da accademismi e preconcetti. La pittura inquieta e vorticosa con colori vivaci, eseguita nella rappresentazione dei soggetti, apre la strada al gruppo Corrente verso la fine degli anni Trenta a Milano che riuniva giovani artisti del calibro di Fontana, Sassu, Birolli, Cassinari, Badodi, Franchina, Guttuso e molti altri. Gli artisti ed intellettuali del gruppo guardavano ad un superamento delle chiusure imposte dal regime fascista e della retorica culturale dell’epoca. L’introspezione psicologica, oggetti e volti non delineati o con caratteristiche caricaturali, forme libere da contorni delimitati caratterizzano le opere del gruppo milanese. La scultura Nudo in piedi 1939 di Lucio Fontana chiarisce l’impronta policroma dello scultore che tende a colorare i plasticismi per enfatizzare il legame indissolubile tra forma e tonalità. La necessità di deformare attraverso il colore nasce per rappresentare le emozioni di una realtà che non si basa su misure metriche ma che è libera di essere ed esistere attraverso le molteplici sfumature dell’animo umano.