C’erano una volta gli Agnelli: holding in crisi e guerre in famiglia, un’eredità difficile da gestire

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in foto John Elkann e l'ex ceo di Stellantis Carlos Tavares (Imagoeconomica)

Secondo chi lavora nei campi, i panni sporchi dovrebbero essere lavati in casa, mai altrove. Se si presta particolare attenzione agli alibi o a quanto ricordano quegli stessi visti da vicino, dati in pasto a chi fa un altro tipo di informazione, quella scandalistica o disinformazione, si sente che qualcosa stride. Non c’è che dire, da un po’ di tempo diversi interpreti del quotidiano “impegno”(?) a far procedere l’Italia sul sentiero della crescita, stanno fornendo a quanti seguono le vicende più delicate del mondo e del Paese tanta carne di ogni genere da mettere a cuocere sulla scrivania. Questa operazione conferma che l’attuale disagio dell’ umanità non è faccenda che possa venir risolta con facilità, né tanto meno che ciò accada nel breve periodo. Comunque per ora la pantomima è attiva e si sta tirando addosso ogni tipo di considerazione. Esse hanno il comune denominatore di non essere certamente positive. Gli eredi dell’Avvocato Agnelli, nello specifico quelli che sono nati Elkann e quella che ha aggiunto quel cognome pro tempore (matrimonio conclusosi male), conseguenza dell’unione dell’unica figlia dell’Avvocato – stanno suscitando reazioni diverse. Esse possono essere paragonate, senza temere di venir tacciati di blasfemia, a quelle che è frequente ascoltare in più versioni nelle sale di attesa dei coiffeur o parrucchieri per signore, a qualsiasi latitudine dello Stivale esse siano operanti. L’Ingegner Elkann, primogenito di Margherita Agnelli (l’omissione della qualifica signora non è un disguido), nel corso di un intervista concessa qualche giorno fa, ha parlato del disagio che hanno dovuto superare lui, il fratello e la sorella, nel tentativo di impostare con la madre quel rapporto normale che si realizza, nei casi ordinari, spontaneamente. Completa divergenza sugli stili di vita e altre faccende del genere, facevano uscire dai gangheri la madre che non esitava a tentare di far cambiare idea a quegli adolescenti che scalpitavano, prendendoli a botte. Una considerazione faceta e una seria non possono mancare. La prima sottolinea la vignetta dei quattro che litigano con l’espressione presa in prestito da una particolare forma di cinematografia, che suona: “anche i ricchi piangono”. La seconda ribadisce ancora una volta che i soldi fanno ritornare la vista ai ciechi. Tutto ciò premesso, non si chiarisce il motivo per cui, per parlare del momento particolarmente buio per gli affari di quella dinastia, che un tempo erano invidiati per la loro lungimiranza, si faccia un uso distorto di vicende personali. Non sarà il massimo della correttezza formale, ma giudicare banale e fuori luogo quelle esternazioni, non fa che accelerare il montare dell’ indignazione di quanti, in vicende come quella della Stellantis, hanno deciso di esporsi senza indugio ai pericoli del fuoco nemico. È Natale, eppure non è nemmeno ipotizzabile un ritorno del senno a chi sta agendo come descritto sopra. Con espressione serena, è doveroso aggiungere che, sempre dagli abitanti delle masserie, proviene un altro modo di dire: “occorre l’uso di mazze e di panelle” (vetusto formato di pane, un pò duro) per far sì che i figli crescano in bellezza, non per un mese né per un anno o oltre, bensì per sempre. Tutto ciò è quanto non emerge dalle righe appena scritte.