L’Unione europea e l’ipotesi del debito in comune, le considerazioni del professor Draghi

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in foto Mario Draghi

La Banca d’Italia ha informato l’altro ieri, un venerdì freddo e umido, di una rettifica effettuata sulle stime di crescita del Paese per il 2025, purtroppo con il segno  meno. Essa deriva da previsioni economiche e sociali che, certamente, agli italiani e non solo a loro, avrà provocato qualche reazione non proprio gradevole, specie se avevano finito da poco di mangiare e la digestione era già in corso. Il valore della riduzione, come è già successo altre volte anche per riposizionare variazioni positive, consiste in decimi di valore percentuale (0,5%). Se il contesto fosse sano, notizie del genere sarebbero accolte come “quisquilie e pinzillacchere”, per esprimersi con le parole di Totò. La stessa reazione non potrà verificarsi in una situazione come quella in cui versa il Paese oggi. Dai vari rapporti che arrivano alla lettura anche dei normali cittadini, appare chiaro che costoro resteranno delusi e non poco. Nonostante i sacrifici imposti dal governo, direttamente e con modalità mediata, che si sono aggiunti alla ridotta capacità di spesa degli italiani, dovuta a diversi fattori, sono stati scarsi gli obiettivi raggiunti dall’Esecutivo rispetto a quelli annunciati l’anno scorso di questi stessi tempi e in circostanze analoghe o quasi. In più, sempre dovuto ai vari problemi che si sono aggiunti durante l’anno, ultimo il putsch in Siria, tutto lascia prevedere, anzi temere, che anche per il 2025 non si verificheranno eventi in grado di invertire la tendenza. Non solo per gli Italiani, l’andamento attuale dal punto di vista economico e quindi sociale, sarà difficile che svolti a U. Come se non bastasse, si aggiungono a quanto appena scritto le considerazioni dell’ex Premier Mario Draghi. Questi, intervenendo domenica sera a Parigi all’annuale Simposio del Cepr, il Centro di Ricerca di Politica Economica, è tornato su argomenti a lui cari. Gli stessi che, già l’ estate scorsa, aveva illustrato a diversi banchieri centrali europei, andando a visitarli nelle città dove quegli stessi operano. I concetti espressi nel Simposio di Parigi,
in buona sostanza sono stati una riproposizione di quella stessa materia, in versione riveduta e corretta, anche se di poco. Il concetto principale, ha una valenza che è
paragonabile alla funzione di una rete che circonda un impianto sportivo. Il progetto di completamento della Casa Comune, almeno per quanto riguarda il mercato unico di merci e capitali, deve essere attuato al più presto. All’interno di tale rete gli “atleti”, vale a dire i paesi che costituiscono la UE, dovranno fare “gioco di squadra”, vale a dire che dovranno aumentare, ciascuno per quanto gli compete la politica di collaborazione e integrazione. La stessa dovrà esprimersi soprattutto per quanto concerne la disponibilità a contrarre debito in comune, allegerendo così il peso dello stesso per quanto riguarda le necessità
all’ interno dei propri confini. Attorno a tale presupposto si articola o almeno dovrebbe farlo, una serie di indicazioni che, in senso lato, possono essere considerate a livello dei decreti attuativi delle leggi. In campagna si dice che “chi ti conosce (bene), ti apre”, anche mentalmente. Serve solo per ricordare che il Professor Draghi, in un passato non molto remoto, é stato Presidente della Bce, quindi ne conosce vita e miracoli, dal terzo elemento è rimasto lontano. Non sarebbe facile trovare chi possa saperne di più sull’economia della UE e a quanto le gira intorno, quindi su chi possa avere rapporti commerciali e finanziari. L’augurio è che, insieme all’acqua sporca, non sia buttato anche il bambino.