Schlein avverte gli alleati: serve unità, basta polemiche

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Roma, 14 dic. (askanews) – Il Pd è in salute, “è il primo partito” del centrosinistra e adesso bisogna che anche gli alleati mettano da parte la competizione interna al centrosinistra perché la destra si batte con “l’unità”. L’assemblea Pd per Elly Schlein è l’occasione per un bilancio del 2024 e, al tempo stesso, per richiamare gli alleati a lavorare contro “il vero avversario”. La segretaria dem parla oltre un’ora, mette in fila i risultati – buoni – ottenuti nell’anno che sta per finire e si rivolge ai compagni di viaggio per chiedere di remare tutti nella stessa direzione. Le discussioni sul possibile “federatore” Ernesto Ruffini non vengono nemmeno sfiorate dalla leader democratica, solo Francesco Boccia dice qualcosa, rispondendo alle domande dei cronisti, facendo capire che i democratici non credono molto nell’operazione.

Schlein ripete più volte la parola “unità”, la segretaria ha ben chiaro che nemmeno la conclusione del ‘percorso costituente’ M5s è bastata a far cambiare approccio ai 5 stelle. L’intervista di Chiara Appendino lo conferma, l’ex sindaca di Torino anche oggi diffonde una nota per incalzare direttamente la segretaria democratica: “Non scappiamo dai problemi, cara Elly, assumetevi le vostre responsabilità. Per battere questa destra serve un’alternativa credibile, serve essere testardamente pacifisti, ambientalisti e progressisti, sì, ma contano i fatti, non le etichette”.

La segretaria Pd non accetta la provocazione, invita i suoi a non cadere nella trappola. Boccia, per esempio, una stoccata ad Appendino la rifila: “Se avessimo seguito l’indicazione di Appendino il governo Conte non sarebbe mai nato. Siccome il governo Conte due è per loro la matrice del progressismo, evidentemente c’è una discreta contraddizione rispetto a quello che afferma l’onorevole Appendino”. Ma, appunto, la segretaria invita a non andare oltre: “So che è difficile, ma non perdiamo tempo nelle polemiche con gli altri, anche quando ci chiamano direttamente in causa”.

Di fatto anche la sua è una risposta a Chiara Appendino, ma con l’accento, appunto, di chi vuole evitare la rissa: “Ogni volta che perdiamo energia ingaggiando una polemica, sottraiamo spazio alle battaglie che facciamo per affrontare i problemi delle persone. Non lasciamo spazio ulteriore alla destra per la grande operazione di distrazione di massa che fa ogni giorno. E’ la scelta di un metodo, se oggi ci riconoscono per strada per le battaglie che facciamo è perché continuiamo a tenere ossessivamente la nostra voce su questo”.

Una linea che paga, sottolinea la leader Pd, richiamando ancora una volta “l’unità” che “è stata la chiave di questo anno e mezzo. I risultati si vedono, ci riconoscono per le nostre sfide sul salario minimo, per la difesa della sanità pubblica”.

Discorso che, ovviamente, vale anche in chiave interna al partito. La segretaria evita anche di citare la questione su Ruffini “federatore” – non si è ben capito se del solo centro o di tutta la coalizione – ma anche in questo caso manda un messaggio molto netto. Cita Romano Prodi e Walter Veltroni, per richiamare le radici del Pd, assicura che “questa è la casa di chi si riconosce col giusto orgoglio nelle storie precedenti”, ma aggiunge che il Pd è “anche la casa di una nuova generazione… Siamo qui per proseguire il percorso avviato quel 14 ottobre del 2007. Allo stesso tempo siamo qui per cambiare”. Anche sul federatore qualcosa di più esplicito la dice Boccia: “Serve vincere le elezioni, serve essere credibili. E si è credibili quando la società ti riconosce un ruolo”. Un modo per dire che le leadership si conquistano sul campo e non si definiscono in qualche riunione tra dirigenti politici.

Schlein evoca “un partito che spalanchi ogni porta, che abbia questa disponibilità di apertura, che si lasci sorprendere e cambiare da nuove energie. Un partito che non abbia timore di lasciarsi scompigliare da un vento nuovo”. Di fatto, pare un modo per rispondere a quanti, anche dentro il Pd, immaginano di tornare ad una divisione dei ruoli con i Dem che sventolano una bandiera rossa lasciando ad una ‘nuova Margherita’ l’elettorato moderato. La segretaria pare pensarla diversamente, tratteggia un Pd certamente con una identità netta, ma capace comunque di tenere dentro anche l’ala riformista.

E, di nuovo, lancia un appello agli alleati: “Lo dico col più grande rispetto: non possiamo passare quest’anno ognuno a fare gli affari propri e rinviare alla vigilia delle politiche il lavoro di sintesi”. Sarebbe sbagliato, come pare intenda fare M5s, darsi gomitate tra avversari per consolidarsi e poi fare l’alleanza solo alla vigilia del voto: “Abbiamo bisogno di andare insieme là fuori – insiste Schlein – a parlare all’Italia, a dire come abbassiamo le bollette, come rilanciamo la vocazione industriale del paese. Noi continuiamo a essere testardamente unitaria”. Bisogna “costruire l’alternativa a questo governo, senza nessuna presunzione di autosufficienza”.