Industria agroalimentare, l’Anicav: Pomodoro da industria minacciato da concorrenza sleale e clima

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in foto Marco Serafini

I risultati di una campagna di trasformazione del pomodoro lunga e difficile condotta in balia dell’incognita climatica, lo squilibrio del prezzo della materia prima rispetto a quello degli altri Paesi trasformatori, la concorrenza sleale di Paesi extra europei che non rispettano i nostri standard di qualità e sostenibilità e, infine, una serie di proposte di intervento a tutela e a supporto della filiera. Sono questi i principali temi affrontati durante l’assemblea pubblica di Anicav, tenutasi oggi a Parma nel corso della dodicesima edizione de Il Filo Rosso del Pomodoro a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e i principali player del comparto della trasformazione del pomodoro e della rappresentanza professionale agricola.
La campagna di trasformazione del pomodoro 2024 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,3 milioni di tonnellate, in leggera riduzione (-2,5%) rispetto al 2023. L’Italia si conferma il terzo paese trasformatore di pomodoro a livello mondiale, dopo la Cina (che registra un incremento del 31% rispetto al 2023 e del 68% sul 2022) e gli Usa (in calo del 14% sulla scorsa campagna). Il nostro Paese rappresenta l’11,8% della produzione mondiale (pari a 45,8 milioni di tonnellate) e il 47,4% del trasformato europeo, con un fatturato totale che dovrebbe attestarsi sui 5,5 miliardi di euro. Per quanto riguarda i consumi, relativamente al canale retail, nel primo semestre 2024 si registra un’inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, con una contrazione delle quote di mercato interno in termini di volume (- 1,2%) mentre il valore rimane pressoché́ stabile (-0,6%). La flessione maggiore ha riguardato i pomodorini che hanno fatto registrare un calo sia in volume (-8%) che in valore (-4,2%). Segni negativi anche per i pelati interi (-3,5% in volume e -3,7% in valore) e la polpa (-3,4% in volume e – 4,2% in valore). La passata, che continua ad essere il prodotto più venduto, rappresenta, infatti, il 62,3% del mercato dei derivati, è cresciuta in valore (+1,6%) mentre rimane stabile in volume (+0,4%).
“Alla politica chiediamo risposte. Noi imprenditori abbiamo tenacia e ottimismo per progettare ed investire anche in tempi incerti: chiediamo solo di poter fare il nostro lavoro in un contesto che ci permetta di operare al meglio in un confronto leale e con regole certe. È imprescindibile un intervento tempestivo e mirato delle istituzioni, sia a livello nazionale che europeo, per sostenere la competitività̀ dell’intera filiera del pomodoro da industria” dichiara Marco Serafini, presidente di Anicav. “Nell’ambito del Tavolo pomodoro istituito presso il Masaf abbiamo chiesto regole chiare sulla messa in commercio in Europa di derivati del pomodoro a basso costo provenienti da Paesi che producono sotto le soglie minime di sostenibilità̀ ambientale e sociale” continua Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav. Diverse e precise le proposte scaturite dalla discussione tra i partecipanti all’importante momento di confronto: applicazione in Europa del principio di reciprocità̀, tutti devono avere e rispettare le stesse regole. Estensione a livello europeo della norma, già in vigore in Italia, in base alla quale la passata deve essere ottenuta solo da pomodoro fresco, con obbligo di riportare in etichetta lo Stato e, qualora il ciclo produttivo lo consenta, anche la zona dove il pomodoro è stato coltivato. Ed inoltre, ricerca di soluzioni per l’efficientamento produttivo puntando sulla ricerca varietale, sull’evoluzione delle tecniche produttive e ripensando l’organizzazione ed il livello dimensionale delle imprese agricole. Investimenti sul miglioramento genetico per identificare nuove varietà̀ capaci di garantire produttività̀, resilienza e sostenibilità̀ ambientale, senza compromettere la qualità̀. Razionalizzazione delle competenze relative al sistema idrico, anche attraverso un intervento sulla legislazione in materia di acqua.