Lo sciopero di ieri, è inutile citarne le motivazioni, ha espresso un’immagine chiara e multiforme dell’evoluzione dell’Italia che lavora. È bene non riprendere l’argomento “partecipazione”, che di certo porterebbe a una polemica che nessuno reclama. È credibile che alcuni punti salienti dei discorsi dei leaders sindacali vadano considerati al netto della carica di veemenza che la circostanza li spronava a esprimere.
L’invito rivolto alla platea che era scesa in piazza a Torino per ascoltare Landini, è stato fatto senza ombra di dubbio in base a concetti in elaborazione all’interno di quella sigla ormai da tempo. Sono quindi da considerare sovversive le affermazioni: “Rivolteremo il Paese come un guanto” – meno male che il paragone non è stato fatto con un calzino -. Tanto è avvenuto diverso tempo fa, in una manifestazione del genere. Non è di qualità diversa l’altra affermazione, questa volta più generica, “cambieremo l’Italia”. Per completare la foto in bianco e nero, richiamando così quelle degli anni della cosiddetta “Contestazione Globale”, a cavallo degli anni ’60 e ’70 e spingendosi oltre, sono state bruciate un bel po’ di foto e disegni delle teste di molti personaggi politici, sia al Governo che fuori dello stesso, accusati di aver fatto operazioni che si sono rivelate, senza tema di smentita, dannose per gli operai.
Intanto Bombardieri a Napoli, con toni meno concitati, buttava altra benzina sul fuoco, ribadendo, come da programma, gli argomenti violenti, per ora ancora verbali, dati in pasto ai partecipanti alla dimostrazione di Torino. Il tutto è stato accompagnato da una specie di invito a riflettere, rivolto a entrambe le piazze e a coloro che hanno orecchie per ascoltare, essendo ormai giunta “l’ora delle decisioni irrevocabili”. Detto e confermato a chiare lettere, le decisioni come descritte e irrevocabili che hanno prospettato Landini e Bombardieri sono quelle che ritengono sia tempo che i sindacati, e quindi i rispettivi segretari, vengano considerati dal Governo e dagli altri interlocutori istituzionali dei soggetti politici a pieno titolo.
Quanto è successo ieri ha molto in comune con il colpo sparato in aria dalle Forze dell’Ordine per attirare l’attenzione. Sono ora attese prese di posizione da chiunque faccia riferimento alle organizzazioni dei lavoratori. Resta il dubbio, comunque evolva la situazione, se dovranno essere considerate, come lo sono, organizzazioni tra lavoratori per la tutela di ogni loro diritto o uno o più partiti politici del tipo “popolare”. Ce ne è realmente bisogno?