Mediocredito Centrale, l’utile netto consolidato balza a 57,4 milioni in nove mesi

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in foto la sede di Mediocredito Centrale a Roma

Mediocredito Centrale nei nove mesi dell’anno ha realizzato un utile netto consolidato di 57,4 milioni che si confronta con i 19,2 milioni dello stesso periodo 2023. La crescita dell’utile, secondo la banca pubblica controllata da Invitalia, è dovuta ai risultati positivi di tutte e tre le banche del gruppo: da Mcc a Bdm, passando per Cassa Orvieto. Il margine di intermediazione, pari a 394 milioni, cresce del 20,1%, il margine di interesse, pari a 260 milioni ha registrato un incremento del 25 per cento. Il cost/income cala dal 75 al 67 per cento. Stabili gli impieghi a clientela (9,68 miliardi) scrive in una nota la capogruppo guidata da Francesco Minotti, sottolineando il supporto all’economia con 1,3 miliardi erogati nei nove mesi alle imprese e alle famiglie.
Il gruppo ha alzato la copertura sui crediti deteriorati verso clientela (446 milioni) al 45,2% dal 44,1% alla fine dello scorso anno. In crescita i coefficienti di solidità patrimoniale: Cet1 al 15,27% e Tcr al 16,58 per cento.
Mcc aggiunge che i crediti finanziari della capogruppo si attestano a 2.557,9 milioni (2.678,4 milioni a fine 2023), di cui 2.499,8 milioni in bonis e 58,1 milioni deteriorati (rispettivamente 2.629,3 milioni e 49,1 milioni alla fine dello scorso anno). Il portafoglio titoli ‘Htcs’, costituito per la quasi totalità da titoli di Stato italiani, è pari a 1.451 milioni (3.014 milioni a fine 2023). La variazione è dovuta, si legge nella nota, alla scadenza di titoli per un nominale di circa 2.505 milioni, solo parzialmente reinvestiti.
Il gruppo Mcc poi, considerato il computo nel Cet1 dell’utile dei nove mesi e la sterilizzazione della riserva da valutazione legata ai titoli di Stato, stante la classificazione ad Htcs di tale portafoglio, registra una crescita dei ratio patrimoniali consolidati al 15,27% per il Cet1 e Tier1 ratio (dal 13,03% a fine esercizio scorso) e al 16,58% per il Tcr dal 14,23% a fine 2023. Si tratta di livelli, ricorda la capogruppo, “ampiamente al di sopra dei requisiti Srep” indicati dalla Banca d’Italia.