La discesa del costo del denaro e le contrastanti ipotesi sugli effetti delle guerre in corso

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in foto Fabio Panetta

La Bce, durante la riunione di giovedì scorso, ha messo agli atti l’ufficialità della discesa di 25 punti base del costo dell’euro o lo 0,25% che indicare la si voglia. Che non sia il caso di cadere in errore descrivendo tale operato come una decisione del consiglio di quella banca, è un punto della vicenda che non deve assolutamemte essere considerato come qualcosa di portata ordinaria. Per conferma di quanto appena scritto, basterà tornare fino ai primi di settembre scorso per avere segnali concreti di quanto stava già accadendo e avrebbe continuato a consolidarsi. Lo stesso Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, la voce per ipotesi più autorevole in materia, ha partecipato a fine agosto e agli inizi di settembre ai vari convegni, seminari e riunioni del genere. In sintesi è stato presente alle assise messe in piedi di solito dai partiti politici, come celebrazioni pagane di argomenti fritti e rifritti, che ogni volta erano accompagnati da salse diverse e presentati come novità. Il Governatore della Banca d’Italia ha riferito alla platea, dopo averlo dato per cosa fatta agli organi di informazione, che sul mercato il costo dell’Euro aveva ottenuto un aggiustamento verso il basso come conseguenza del seppur minimo segnale di ripresa dell’economia del Paese. Con l’augurio che quanto innanzi non sia fuoco di paglia, si ha un’ulteriore conferma che chi detta le indicazioni ai mercati finanziari è l’andamento dell’economia reale. Quanto riportato innanzi ha un peso non indifferente nei piani e nei programmi che devono essere portati a termine a stretto giro: la chiusura dei conti di fine anno non è lontana. Focalizzando l’attenzione sui supporti che dovrebbero fornire politica e finanza pubblica, essi dovrebbero prevenire e non adattarsi ai comportamenti di portata settoriale, quindi non come attori protagonisti ma come caratteristi, facendo il possibile che il loro lavoro giovi alla causa. Purtroppo al momento sull’agenda del Governo non c’è nulla di sottolineato in quella direzione. Sarebbe però già positivo se l’Esecutivo cercasse di comprendere i vari aspetti del problema fino in fondo, per poter preparare la controffensiva. Ciò che può indurre a pensare senza alcun ottimismo a una soluzione positiva è che non sembra del tutto sincera la ratio che fa restare sospesa la necessità di mettere punti fermi per affrontare i problemi. L’informazione sta insistendo sugli effetti delle guerre, dividendoli in due drastiche soluzioni: una di distruzione pressoché totale del pianeta, l’altra in qualche modo di salvezza dello stesso. Riesce molto difficile immaginare il come potrebbero verificarsi e, ancor più, se realmente i protagonisti vogliono arrivare fino in fondo.