Comunicare, arte o scienza? I due aspetti spesso divergono

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(fonte foto Adobe Stock)

Negli USA è fin dalla prima metà del secolo scorso che comunicare è considerato una materia di insegnamento.

Come presentare una notizia all’opinione pubblica non è mai stato un compito facile. Se si tratta di mezzi (giornali, tv e altro) di organi di partito o di enti pubblici e privati, tutto può confluire nel bacino dove attingono i diretti interessati il più delle volte solo loro. Fino ai limiti del lecito e non offendendo nessuno e non danneggiando niente. In ogni caso, chi per professione si dedica alla informazione, deve comunque pararsi dalla gragnola di messaggi di quanti, ai piani alti degli edifici del potere, vogliono che una notizia rilevante sia divulgata in un modo “utile” e diverso. Mettendo in evidenza così un aspetto al posto di un altro della stessa vicenda. Quando la nota sarà stata diffusa con ogni mezzo, chiunque ne apprenderà il contenuto, dandole il senso preferito. Con buona pace della reale portata dell’argomento. L’introduzione appena scritta mette in luce la scomoda verità dei fatti. L’informazione completa e corretta di quanto sta accadendo nei luoghi dove si combatte e di quelli a essi collegati, a mala pena riesce a varcare, in versione originale, quindi autentica, i confini di Israele e di quanto orbita nelle immediate vicinanze di quel paese e nelle sue “enclavi”. Pertanto è da considerare portatrice di una percentuale di verità accettabile. Tale inciso fa comprendere, almeno in minima parte, il perché di qualcuna delle discese in campo di battaglia di nazioni che ne avrebbero volentieri fatto a meno. Per individuare una forma, seppure astratta, di ratio, potrebbe essere di aiuto andare con la mente nell’era precristiana. Precisamente al tempo in cui gli studiosi della materia, gli antropologi e i primi osservatori del cosmo, ipotizzarono che, prima ancora che gli uomini scendessero dagli alberi, lo spazio buio nel cielo, che da milioni di anni è visibile al calar della sera, era tutto sospeso all’ interno del Kaos. Non è quello visibile ancora oggi, ma qualcosa di tale sregolatezza da far sembrare impossibile il suo riordino. Non fa piacere pensarlo, ma al momento il timore diffuso è che sia proprio il Pianeta Terra con la sua popolazione che corre il rischio di cadere a stretto giro al suo interno.Se a tanto si associa un altro tipo di grande confusione, come quella che attanaglia il mondo, soprattutto le nazioni più progredite, precisamente l’informazione ingannevole, allora sarà necessario raddoppiare gli sforzi, facendo voti perchè il nuovo corso avviato dalla storia  si riveli quello giusto. Una nota di colore. Nel Barbiere di Siviglia Rossini fa cantare a Basilio, uno dei personaggi, ‘La calunnia è un venticello…” Non bisogna certo spremersi le meningi per trovare analogie con la diffusione di notizie false e tendenziose. Peraltro reali e non più che una piacevole composizione musicale.