Cnel, rapporto sui servizi pubblici: al Sud costano di più ma sono meno efficienti. E il trasporto arranca

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in foto Paolo Zangrillo e Renato Brunetta

È un quadro di luci e ombre quello che emerge dalla Relazione annuale del Cnel sui servizi pubblici, presentata oggi a Villa Lubin. Molte buone pratiche, importanti miglioramenti, ma anche tante sfaccettature che riflettono antiche fragilità e significativi divari territoriali e sociali. Bene gli indicatori di benessere relativi alle speranze di vita (83,1 anni) e alla salute degli anziani (37,8% in buona salute). In aumento il livello di risorse finanziarie per la protezione sociale, la prevenzione sanitaria e i servizi all’infanzia. Migliora il livello di istruzione della popolazione. Si innalza la percentuale di raccolta differenziata e di riciclaggio. Ma non mancano le lacune. Spesso il livello di impegno economico è al di sotto della media europea. Vi sono criticità nel trasporto pubblico. I servizi per la prima infanzia sono inferiori ai principali paesi UE. Persiste il fenomeno della perdita di acqua per gli usi domestici. Vi sono marcate differenze di performance dei servizi a livello regionale e permangono disuguaglianze che penalizzano i soggetti con maggiori problemi economici e sociali. Prima dell’inizio dei lavori è stato osservato un minuto di silenzio per la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, celebratasi ieri, 13 ottobre 2024.

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La Relazione, che il Cnel, ai sensi della legge 936/1986, è chiamato a inviare annualmente al Parlamento e al Governo quest’anno ha stato posto l’accento sull’impatto reale dei servizi pubblici, esaminando come contribui­scono a migliorare la qualità della vita e a sostenere la crescita economica del Paese. In tale ottica, è stata presa come riferimento l’Agenda ONU 2030 e i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG’s). La Relazione si arricchisce, quindi, di nuovi cri­teri, volti a spostare il sistema di monitoraggio da un approccio rendicontativo dei risultati ex post a una logica ex ante, non più solo in termini di output dei risultati prodotti ma in chiave di ricadute sui target di riferimento, con un coinvolgimento continuo dei beneficiari, delle comunità e dei territori.
La Relazione è il frutto del lavoro collegiale dei consiglieri, degli organismi e degli uffici del Cnel, oltre a esperti e collaboratori esterni. Si è svolto anche un ampio processo di ascolto e confronto, che ha coinvolto una larga serie di soggetti sia sul lato dell’offerta di servizi che su quello della domanda.

Ancora rilevante il “fattore Sud”
Il “fattore Sud” si manifesta in due modalità distinte. La prima riguarda la situazione in cui a costi più elevati corrispondono livelli inferiori di servizio. Questo scenario si osserva in particolare nei servizi di gestione del territorio e della viabilità, nella gestione dei rifiuti e nei servizi di asilo nido. È quanto emerge dalla Relazione CNEL sui servizi pubblici, presentata oggi a Villa Lubin. La seconda modalità riguarda un’allocazione ridotta di risorse, che si traduce in una minore offerta di servizi. Questo fenomeno è evidente nei servizi di polizia locale, nel supporto all’istruzione e nei servizi sociali, dove la limitata disponibilità di risorse risulta direttamente correlata a una minore quantità e qualità dei servizi erogati. Ad esempio, la copertura della domanda potenziale per la mensa scolastica nei Comuni è al 33,3% in Toscana e solo al 9,6% in Campania. Il Sud spende circa il 37% in più del Nord-Ovest e il 50% in più del Nord-Est ma ha una raccolta differenziata di 11,9 punti in meno rispetto al Nord-Ovest e di 17,4 punti rispetto al Nord-Est. Sul fronte dei servizi sociali, al Sud i livelli di impegno finanziario (95 euro pro capite) sono sempre più bassi di qualsiasi altro territorio (124 euro Nord-Est, 129 euro Centro, 134 euro Nord-Ovest), a fronte di un contesto in cui il tasso di deprivazione socio-economica è molto più elevato. Anche i servizi per il nido sono particolarmente arretrati al Sud, con tassi di copertura ben al di sotto della media (pari al 7%, contro l’18,5% del Nord-Ovest, il 21% del Nord-Est e il 22% del Centro).

PA tra criticità e capacità di innovazione
Nel corso del 2023 si è ulteriormente consolidato – si legge nella Relazione CNEL sui servizi pubblici, presentata oggi a Villa Lubin – il processo di irrobustimento delle amministrazioni pubbliche, avviato con intensità nel 2022 grazie alle risorse del PNRR. Tra gli aspetti positivi la Relazione evidenzia in particolare: il consolidamento di nuovi flussi di assunzioni; una ripresa intensa delle attività di formazione; il graduale ritorno alla fisiologia della contrattazione; l’introduzione di nuovi strumenti di semplificazione; il sostegno diffuso alla digitalizzazione. Quanto alla criticità, si segnala la difficoltà di reggere il passo di uscite dalla PA molto consistenti ormai da anni, così come la necessità di “riconvertire” un alto numero di professionalità, anche in relazione ai processi di digitalizzazione. Le amministrazioni pubbliche mostrano alcune fragilità consolidatesi nel tempo (soprattutto nel periodo in cui si sono intrecciati blocco del turnover, taglio degli stanziamenti per la formazione e congelamento della contrattazione), ma al tempo stesso una significativa capacità di reazione e di innovazione.

Carenza di personale in sanità
La spesa pubblica in sanità risulta in risalita a partire dal 2020, ma ciò nonostante rimane ancora tra le più basse d’Europa (75,6% del totale), mentre la spesa privata dei cittadini continua a crescere (+ 5% solo nell’ultimo anno). Lo evidenzia emerge dalla Relazione CNEL sui servizi pubblici, presentata oggi a Villa Lubin. Si estende il fenomeno della rinuncia alle cure necessarie per problemi economici ed organizzativi (che ha raggiunto nel 2023 il valore del 7,6% della popolazione) e cresce la realtà dell’impoverimento determinato da cause legate alla salute (che tocca l’1,6% delle famiglie). In sanità, inoltre, si registra una vera e propria crisi di anzianità, cui si affiancano la questione della carenza di personale in molti comparti del settore, ed in particolar in ambito di emergenza-urgenza, nella Medicina di base e a livello infermieristico, e quella della fuga dai servizi pubblici e dal paese di molti operatori.

Più diplomati ma spesa per istruzione sotto media Ue
In campo educativo, aumenta il livello di istruzione della popolazione. Le persone tra 25 e 64 anni con almeno il diploma di secondaria di II grado arrivano al 65,5% del totale di quella fascia di età (erano il 63% nel 2022 e il 62% nel 2019). Lo sottolinea la Relazione CNEL sui servizi pubblici 2024. Aumenta anche la quota di laureati, spe­cie nella fascia 25-34 anni. Diminuiscono gli abbandoni scolastici (di 6 punti percentuali tra 2011 e 2021) e anche i NEET passano dal 19% al 16,1% nel 2023. Un numero sempre maggiore di studenti riesce a completare gli studi universitari (passando dal 54,5% al 65%). Nel confronto europeo la percentuale di donne iscritte all’università in Italia è superiore alla media europea (55,9% per l’Italia rispetto al 54,2% per l’Europa nel 2021).

Secondo quanto emerge dalla Relazione, la spesa per la scuola in percentuale sul PIL mostra tuttavia un livello ancora inferiore a quella dei maggiori paesi avanzati, attestandosi sul 3,2% (anno 2020) a fronte di una media rispettivamente del 3,6%. Anche a livello universitario l’Italia investe per l’istruzione terziaria, in proporzione alla popolazione con istruzione terziaria completa, meno della media OCSE (1% vs 1,5%) e di quella UE25 (1,3%). E pure la fre­quenza dei servizi educativi per la prima infanzia risulta inferiore alla media europea: nel 2021 33,4% dei residenti di 0-2 anni contro il 37,9% della media Ue, il 74,2% dei Paesi Bassi ed il 50% della Francia.

In Italia 40% metropolitane rispetto media principali paesi europei
Per quanto riguarda il settore dei trasporti, la Relazione CNEL sui servizi pubblici segnala l’eccesso di uso di autovetture private (40 milioni nel 2023) per il trasporto urbano ed extra-urbano e la sua sostanziale continuità negli anni (66,3% degli spostamenti). L’Italia può contare su poco più del 40% della dotazione di metropolitane rispetto alla media dei principali Paesi europei, sul 53,7% della dotazione di reti tranviarie e sul 56% di quelle ferroviarie suburbane. Un’ampia fascia di utenza dell’auto, pari a quasi il 50% del totale, non prende nemmeno in considerazione la possibilità di orientarsi su un vettore pubblico per i propri spostamenti. In tema di trasporti, inoltre, le differenze tra piccoli centri e città sono eclatanti rispetto al peso di trasporto pubblico: 4-5% vs 14,7%.

I vincitori del premio “Impatto PA”
In occasione della presentazione della Relazione CNEL sui servizi pubblici è stato consegnato il premio “Impatto PA”, istituito per la prima volta quest’anno, che ha dato voce ai consumatori nella selezione delle buone pratiche della pubblica amministrazione, privilegiando le segnalazioni “dal basso”. Ecco i tre vincitori:

Acquedotto Pugliese, per l’erogazione del servizio idrico
Per il suo impegno verso la sostenibilità, integrata strategicamente nella gestione del servizio idrico. Azienda pubblica di proprietà della       Regione Puglia, dal 2014 ha sviluppato un percorso mirato all’adozione di un Piano di Sostenibilità, allineato con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e la Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile.

ATERSIR, per il monitoraggio dei servizi idrici e rifiuti
Il sistema di monitoraggio progettato e implementato da ATESIR con il contributo della società civile si distingue per l’impegno nel promuovere la diffusione di approcci e modelli partecipativi nei processi di raccolta, elaborazione e interpretazione di dati significativi rispetto alle politiche di qualità dell’azione pubblica. L’iniziativa, attraverso la collaborazione delle Associazioni del consumo maggiormente rappresentative sul territorio.

RAI per “M’illumino di Meno”
L’iniziativa “M’illumino di Meno”, allineata agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, si distingue per l’impegno nel sensibilizzare e promuovere una cultura ambientale consapevole e stili di vita sostenibili, estendendo la propria influenza sull’intero territorio nazionale. L’iniziativa non solo informa e educa, ma trasforma i “beneficiari” in veri “protagonisti”, adottando un modello di attivismo partecipativo che coinvolge direttamente i destinatari, rendendoli parte attiva del cambiamento.

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Leggi qui l’editoriale del presidente del CNEL su Il Sole 24 Ore