Mobilità elettrica, falsa partenza

L’elettrificazione di tutto ciò che, alla introduzione sul mercato era predisposto per funzionare con forza animale, compresa quella umana, sta conoscendo una seconda fase di trasformazione. Solo per dare un inizio al lungo percorso dell’evoluzione delle forze che muovono quasi tutti i tipi di congegni, meglio macchine, si può partire dall’uso del vapore iniziato nell’altro secolo. Prima ancora erano stati i congegni a manovella o a leva a aiutare gli uomini nelle loro attività. Con il tempo si sono cominciati a produrre altri strumenti rudimentali, ancor oggi in uso in Oriente e in Africa che, nel contesto, non vale la pena nemmeno mettere in osservazione. In America l’uso delle energie elettriche iniziò già nella prima metà del secolo scorso, con la scoperta di quella continua e poi di quella alternata. È curioso osservare che tale energia, fino a ieri, si era già ricavata il suo campo di azione, ancora più largo… polivalente di ogni genere. Era rimasto scarsamente operativo, osservato dal bordo, quello dell’automotive. Eppure la scienza aveva invogliato quanti si interessavano già prima al problema soprattutto per la parte economica, più recentemente soprattutto per la tutela dell’ambiente. Approfondendo di poco l’analisi, almeno dagli anni ’50, è facile prendere atto che molte di quelle ricerche non sono giunte neppure a termine. Finora qualcosa di oggettivo a tal riguardo si sta articolando nei quattro angoli del mondo, purtroppo in maniera contraddittoria. A dar retta solo alla comunicazione, l’impulso alle applicazioni di quella energia nel campo della mobilità su gomma starebbe dando i risultati attesi. Non così attenendosi ai documenti ufficiali delle case produttrici e tanto meno i report di agenzia di settore: i problemi del passaggio del sistema
di movimento di uomini e merci oramai perdurano e sono diventati di dimensioni consistenti. L’invenduto di quel settore continua a crescere, nonostante gli incentivi per l’acquisto, sia pubblici che dei costruttori, abbiano i requisiti che potrebbero farli funzionare senza lungaggini. È possibile quindi perseverare nell’impegno per la riduzione dell’inquinamento, se si arriverà alla conclusione che esistono e vanno sperimentate altre fonti non inquinanti, disponibili quasi nell’immediato. Il riferimento va all’energia atomica, a quella ottenuta dell’idrogeno e diverse altre che attualmente sono in panchina, al più impegnate in esercizi di riscaldamento. Dovrebbe non rientrare nemmeno per ipotesi un programma che dilatasse genericamente i tempi di attuazione di quel passaggio, proprio ora che l’uso di carburanti fossili sembra essere un male ancora più pericoloso delle guerre in corso. Non sarebbe la prima volta che l’umanità debba prendere atto che si verificata una falsa partenza. Ci sarebbe già da rasserenarsi considerando di poter fare ancora in tempo a correggere la rotta, sempreché i comandanti delle diverse imbarcazioni (energie) siano convinti di quanto potranno fare. Errare è umano, perseverare è diabolico.