Se salta l’edificio cinese vantaggi per nessuno e danni al mondo intero

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in foto i leader russo e cinese Putin e Xi

Dopo una battuta di caccia quanti vi hanno partecipato contano le prede e i colpi sparati andati a vuoto. Dopo la decisione della Fed, i vari paesi del mondo stanno iniziando a rilevare gli effetti che il ribasso del tasso del dollaro sta causando alla loro economia. Per molti di tali paesi il mezzo punto di riduzione può fare la differenza – spesso sostanziale – tra il procedere verso lo sviluppo e il destreggiarsi al margine del proprio bilancio, per provare a evitare il default. Quanto sopra riportato è solo una parte degli effetti accennati all’inizio, essendo senza dubbio di primaria importanza quelli procurati dalla decisione dell’Istituto di Emissione di Washington. Altri risultati attesi non hanno dato segni dell’approssimarsi della loro comparsa, in alcuni casi anzi ne stanno inviando di opposti a quelli ipotizzati. Era una notizia di poche ore dopo del taglio del costo del biglietto verde quella che la Banca di Cina non avrebbe agito sui tassi, quando, quasi contemporaneamente, il Governo di Pechino ha varato un piano consistente di misure atte a rilanciare l’economia di quello che fu il Celeste Impero. In contemporanea a tale iniziativa, la Banca di Cina ha abbassato il tasso dello Yen. Ancora una volta si ha la testimonianza che le misure finanziarie, prima tra di esse la politica monetaria, hanno un effetto limitato nello spazio e nel tempo.
Soprattutto, non possono fare da bevanda magica omnibus, atta cioè a porre rimedio a tutte le anomalie di uno o più problemi legati all’economia, intervenendo a ogni segno di Crisi. Il mondo intero, nell’ultimo periodo, in merito allo stato di salute di quel subcontinente, una volta denominato il Celeste Impero, è stato messo a conoscenza da più fonti tanto che lo stesso sia stato autore di grandi performances dell’imprenditoria,
quanto di crisi della sua economia di proporzioni eccezionali. Queste ultime sono in grado di far rizzare i capelli al colosso occidentale per antonomasia, gli Usa, insieme ai suoi satelliti europei. È bene fare un viaggio a ritroso, seppure breve, in quella grande realtà che emerge nell’Oceano Pacifico. Unico scopo di quel volo della memoria, sarà cercare di capire, con buona approssimazione, come si sia sviluppata quella grande realtà demografica dalla fine dell’Impero ai Governi Popolari che sono succeduti a esso. Una affermazione, breve ma di notevole portata, è che il popolo cinese, nel corso della storia, non ha mai avuto la possibilità di vivere in totale libertà. È passato dal sottostare a una dittatura civile a una di tipo militare. Quella attuale può essere definita paramilitare, sempre referente al pensiero comunista, anche se cucinata in salsa orientale. Non è necessario tagliare, nemmeno con il temperino, la frangia che divide tale dottrina da quella russa, quella nordcoreana e degli altri stati comunisti del Sud Est asiatico. Va da sé che si ispirano tutte alle ideologie della pietra di paragone rossa che è in osservazione in queste righe. Dal dopo Mao in Cina sono stati fatti diversi tentativi di introduzione di alcune forme di economie di mercato, anche se profondamente modificate per adattarle alla bisogna. Esse sono durate poco più della fiamma di una candela. Ancora peggio è andata per la democrazia, pianta molto sensibile all’ambiente in cui si vuol farla attecchire. È palese che a est dell’Europa, più precisamente in Russia e nel suo “arcipelago” che in tempi non lontani costituivano l’Urss, tutti i tentativi esperiti da tempi ormai lontani, quindi anche durante il periodo zarista, non solo non hannno consentito l’attecchimento delle pianticelle giovani di quel prezioso albero, quanto hanno fatto seccare anche quelle poche che erano arrivate crescere, anche se di poco. Arrivando all’epoca attuale, una conclusione è possibile trarla. Lì dove opera un sistema politico economico che faccia riferimento a una forma di governo totalitario di qualsiasi ispirazione esso possa essere, nessuna sua componente metterà fieno in cascina nell’interesse di quella realtà geopolitica. Che ora la Banca Centrale di Pechino abbia deciso di ribassare i tassi dello yen, da quelli praticati nelle operazioni a breve, tipo pronti contro termine, ai mutui di durata ultra decennale, il presidente Xi ne sarà stato informato di sicuro. Ma come lo stesso possa illudersi di risolvere con operazioni estemporanee i problemi che si sono radicati nell’arco di circa un secolo, resta una incognita. Apparentemente chiara è così la conferma che non si vede ciò che non si vuole vedere. Detto in maniera più immediata significa che, pur non essendo cosa semplice, nessuno di quanti sono coinvolti in quei tipi di conduzione dello stato e delle sue funzioni, ha volontà e coraggio di ammettere che “il re è nudo”, logicamente adattato alle circostanze. La situazione è particolarmente importante per l’Occidente, soprattutto perché molte delle piazze orientali, la Cina soprattutto, rappresentano sbocchi commerciali di tutto rilievo. Allo stesso tempo, l’altro emisfero è dotato di una scorta di prodotti di sopra e sotto il suolo che nelle altre parti del pianeta scarseggiano. Anche un’economia di rendita, dove tutti i costi di lavorazione sono contenuti in una percentuale minima del valore del prodotto, ha bisogno di rapportarsi con i mercati che usano quelli suoi. È a questo punto che la vicenda va oltre il normale meccanismo della domanda e dell’offerta. Per la Cina la situazione è più complessa: accanto alla produzione di beni a basso valore aggiunto, c’è la forza della tecnologia di tanti generi di prodotti che ha ben atri margini di ritorno commerciale (Ros). Così come è stata esposta, la situazione di Pechino non sembrerebbe essere fortemente squilibrata. Le cose stanno diversamente, tanto che si può azzardare un paragone, confidando che sarà recepito nel verso giusto. È quello con un edificio costruito con prodotti non conformi agli standard: al primo stress rischia di andare distrutto. Con la beffa che, alla fine, non ne trarrebbe vantaggio nessuno e danni il mondo intero.