Città nella città, “Bentornata Agata”: nuova vita al sogno di Gaetano Filangieri

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Bentornata Agata!” è l’esclamazione che la città di Napoli ha riservato alla riapertura di una delle più attese sale del Museo Civico Gaetano Filangieri dopo sedici anni di chiusura al pubblico. Riaprirla, lo scorso Dicembre, in seguito all’accurato restauro, non ha significato soltanto rendere fruibile parte di una collezione che ha fatto ritorno finalmente a casa, ma anche restituire visibilità a quello che era stato il progetto del suo stesso fondatore, Gaetano Filangieri. Va ricordato, infatti, che già nel 1888 il Museo Civico nasceva come istituzione capace di portare avanti il concetto di città per la città , come racconto della napoletanità, della sua storia e della vita urbana municipale.

Il restauro di Agata, a lungo meditato, non è stato semplice. E di certo, come spiega Gianpaolo Leonetti, oggi direttore del Museo, è stato il frutto di collaborazioni solide e di un impegno collettivo che ha trovato un valido alleato nella Onlus Salviamo il Museo Filangieri. La riapertura è stata resa possibile grazie al fondo istituito dalla Regione Campania, con la collaborazione della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale e dell’Istituto Superiore per il Restauro del MIBAC.

In quello che è stato un lungo restauro, costituisce una piccola curiosità la scelta di recuperare, per le pareti, lo stesso colore utilizzato da Gaetano Filangieri nel 1882, anno della prima messa a punto dello spazio espositivo. Con lungimiranza e forse un po’ di pignoleria il fondatore aveva fatto accuratamente conservare i campioni della tinta utilizzata, cosa che si è rivelata utilissima ai fini dell’impresa di ripristino della sala . E così hanno fatto ritorno a casa 386 porcellane, maioliche e terrecotte della Collezione Perrone, conservate per anni presso il Museo Duca di Martina, così come un Mattia Preti che aveva, invece, trovato ospitalità al Museo Nazionale di Capodimonte.

Che la sala Agata sia rimasta chiusa per 16 anni è certamente una normale anormalità di questa città. Ma la sua riapertura dopo 16 anni non corrisponde né alla categoria delle cose normali né alla categoria delle cose anormali. Corrisponde ai miracoli e Napoli è una città che , per fortuna, i miracoli li sa fare“, tiene a sottolineare Gianapolo Leonetti a cui era già stata affidata la riapertura del complesso undici anni fa. Impresa ardua riaprire, restaurare, riallestire un museo, soprattutto se si tratta del Museo Gaetano Filangieri. In questo caso si ha l’impressione di dover restituire qualcosa di ancor più prezioso alla città di Napoli, nonché ad uno dei suoi più generosi mecenati. Ma compito assai più arduo è tentar di far sì che un museo resti aperto e lo si può fare soltanto nell’ottica di crear risorse economiche, oltre che culturali. E’ a questo che la riapertura della sala Agata punta. La città dà e la città restituisce. Non siamo lontani dal pensiero illuminato di Gaetano Filangieri.