Giancarlo Elia Valori parla del futuro della Cina e del suo ruolo nel mondo: Ecco perché sono ottimista

62
in foto Giancarlo Elia Valori

Giancarlo Elia Valori, docente universitario e attento osservatore della situazione politica ed economica internazionale, nella sua lunga carriera ha ricoperto importanti incarichi in prestigiose società italiane ed estere. I suoi rapporti con la Cina risalgono, come lui stesso racconta in questa intervista, agli anni Settanta. Valori spiega le ragioni per le quali la Repubblica Popolare Cinese è destinata, che ci piaccia o meno, ad avere un ruolo centrale nel futuro del mondo e invita il lettore a guardare con fiducia a un grande Paese proiettato, come pochi altri, verso il futuro ma con una grande tradizione di civiltà alle spalle.

Professore Valori, può dirci quando ha incontrato per la prima volta i cinesi e come è iniziata la sua storia con la Cina? Negli anni, perché ha avuto interesse a visitare la Cina e come osserva i cambiamenti della Cina? Per Lei dov’è l’attrattiva della Cina?
Sono trascorsi tanti anni ormai. Mi sono recato per la prima volta nella Repubblica Popolare della Cina a fine anni Settanta, nel 1977, ed ho incontrato alte personalità del Partito e dello Stato. Il mio interesse per la Repubblica Popolare della Cina voleva attingere direttamente nel Paese e non rifarmi a concetti de relato, oppure letti qua e là da organi d’informazione eterodiretti da potenze terze. La stessa stampa filocinese a quel tempo in Italia non aveva grandi mezzi, ed era sempre osteggiata dai mass-media italiani, giornali padronali e RAI compresa, a parte quelli della sinistra extraparlamentare. Ma pur essa non è che avesse inviati a nelle città cinesi, ecc. per cui doveva rifarsi a sua volta a “sentiti dire” sia pure di fonti amiche, a parte i rari viaggi a Pechino dei vertici del Partito Comunista d’Italia (marxista-leninista): il 13 agosto 1968 Osvaldo Pesce e Dino Dini, ricevuti dal Presidente Mao Zedong, dal Primo Ministro Zhou Enlai, dai Membri del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico del Partito Comunista Cinese Chen Boda e Kang Sheng, dalla Vicedirettrice del Gruppo Centrale della Rivoluzione Culturale Jiang Qing, e dal Membro del Gruppo Centrale della Rivoluzione Culturale Yao Wenyuan; ai primi d’ottobre 1969 Fosco Dinucci, segretario del PCd’I (m-l) fu ricevuto dal Presidente Mao.
E pensate! Ricordo ancora la trasmissione di Radio Pechino in lingua italiana il 18 marzo 1971, quando nella Repubblica Popolare della Cina fu celebrato il Centesimo Anniversario della Comune di Parigi!
Per cui ho avuto interesse a visitare la Repubblica Popolare della Cina in quanto mi hanno sempre attratto le sue millenarie storia e tradizione verso la cooperazione amichevole tra tutti i Paesi, onde promuovere la pace e lo sviluppo nel mondo. La RP della Cina non è d’accordo con la teoria secondo cui un Paese forte deve cercare l’egemonia. Il popolo cinese non ha nel sangue il gene dell’oppressione di altri popoli attraverso il militarismo o il cosiddetto soft power condizionante, oppure mediante le bombe umanitarie apportatrici di “libertà”.
I cambiamenti della RP della Cina hanno attraversato diverse fasi storiche. Il prossimo aprile si celebrerà il 70° anniversario della Conferenza di Bandung nel quale furono fissati i Cinque Principi del rispetto reciproco, della sovranità, dell’integrità territoriale, della non aggressione reciproca, della non interferenza negli affari interni, basati sull’uguaglianza degli Stati ed il mutuo vantaggio della coesistenza pacifica. Da allora ad oggi, il passo decisivo è stata la scelta della modernizzazione. Ossia cercare la soddisfazione per il popolo cinese e il ringiovanimento della nazione è la missione base della modernizzazione cinese. Il 75° anniversario della proclamazione della Repubblica Popolare è di grande significato simbolico in quanto sintetizza le condizioni sociali fondamentali per la modernizzazione del Paese che, appunto, non è certo un argomento recente, in quanto già in passato le Quattro Modernizzazioni furono le prime riforme lanciate ufficialmente da Deng Xiaoping nel 1978: 1. agricoltura, 2. scienza e tecnologia, 3. industria e 4, difesa nazionale.
L’attrattiva della RP della Cina sta nel crescere senza imporre i propri modelli agli altri, ma evitare e non ritenere necessari gli errori commessi da coloro i quali ritengono di essere depositari della verità infrangendo le libertà altrui.

Come commenta i risultati ottenuti dalla Cina negli ultimi 75 anni? Alcuni lo chiamano il “miracolo nello sviluppo dell’umanità”. Qual è la sua opinione?Concordo con la definizione “miracolo”. Basti dire che dal 1° ottobre 1949, l’economia cinese ha fatto passi da gigande. Soprattutto a partire dal XVIII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese (8-15 novembre 2012), il Comitato Centrale del Partito, presieduto da Xi Jinping, e dal nuovo concetto di sviluppo, ha cercato di stimolare il potere, la vitalità e il potenziale verso l’alta qualità, rispondendo efficacemente a vari rischi e sfide sulla via da seguire e promuovere con validità l’economia del Paese in modo sano.
Nei recenti 75 anni, la scala economica della RP della Cina Paese ha continuato ad emergere. Nel 1952, il PIL ammontava a soli 67,9 miliardi di yuan. Dopo la riforma e l’apertura, l’economia si è sviluppata rapidamente. Il volume economico totale ha superato i un trilione di yuan nel 1986 e i dieci trilioni di yuan nel 2000. Nel 2010 ha superato il Giappone ed è diventata la seconda economia più grande del mondo.
Dal predetto XVIII Congresso, la forza economica cinese ha continuato ad incrementare. Nel 2020, il volume economico totale ha superato i 100 trilioni di yuan e nel 2023 ha superato i 126 trilioni. Calcolato a prezzi costanti, il volume economico totale nel 2023 è aumentato di 223 volte rispetto al 1952, con un tasso di crescita medio annuo del 7,9%.
La produzione totale di cereali è aumentata da 113,18 milioni di tonnellate nel 1949 a 695,41 nel 2023. “La ciotola del riso” è saldamente nelle mani dei cittadini cinesi e la posizione di base dell’agricoltura è stata continuamente rafforzata nel 2023. Il valore aggiunto dell’industria manifatturiera ha raggiunto i 33 trilioni di yuan, e si è piazzata al primo posto nel mondo per quattordici anni consecutivi e la sua capacità di produzione industriale è stata continuamente migliorata: nuove industrie e nuove piattaforme di contrattazione stanno emergendo una dopo l’altra, così come il settore dei servizi gradualmente sta diventando la più grande industria dell’economia nazionale.
Va detto anche che dalla fondazione della Repubblica Popolare della Cina, la propria influenza economica si accresce man mano. Nel 2023, la produzione economica totale della RP della Cina rappresenta circa il 17% del totale mondiale. Dal 2013 al 2023, l’economia cinese ha contribuito in media per oltre il 30%, rendendola la principale fonte di energia per la crescita economica mondiale. Oltre al più grande paese nel commercio di beni, il secondo più grande nel commercio di servizi, il secondo più grande consumatore di beni e il più grande Paese nelle riserve di valuta estera. Penso che questo basti per dare una rapida visione d’assieme.

Attraverso anni di esplorazione e pratica, la Cina ha elaborato un percorso cinese di modernizzazione. Perché la Cina dovrebbe attenersi fermamente a questo percorso?
Come già ho avuto modo di esternare in conferenze e miei scritti va fatto un distinguo. La modernizzazione cinese va differenziata dalla cosiddetta occidentalizzazione, che a tutti i costi quel sistema di produzione cerca d’imporre al mondo con mezzi violenti e subdoli.
Nell’attuale periodo di riforme si stanno liberando e sviluppando le forze produttive sociali, per compiere grandi passi in avanti nella costruzione nazionale e fornire una garanzia di sistema piena di nuova vitalità e condizioni materiali per un rapido sviluppo. L’èra del socialismo con caratteristiche cinesi fornisce una garanzia istituzionale più completa, una base materiale maggiormente solida e una forza spirituale più attiva verso la modernizzazione nazionale.
Si combinano i principi fondamentali del marxismo con caratteristiche attraverso la realtà specifica della RP della Cina e con la sua cultura tradizionale. La spinta alla modernizzazione, l’approfondimento della sua comprensione teorica, la continua maturazione strategica e l’arricchimento della pratica, sono state avanzate in una serie di idee, nuovi punti di vista e lungimiranti conclusioni, che arricchiscono e sviluppano teorie modernizzatrici. Essa è una nuova analisi delle teorie che hanno promosso da anni ormai le conquiste e i cambiamenti storici del Paese.
La questione essenziale è recuperare i duecento anni perduti – a causa della debolezza della dinastia Qing, e la rapacità dell’imperialismo, principalmente quello britannico e in seguito la vergogna dei trattati ineguali imposti a Cina, Giappone Tokugawa e Corea Joseon dalle potenze occidentali – che hanno determinato l’arretratezza con cui settantacinque anni orsono i fondatori della Repubblica Popolare hanno dovuto fronteggiare dopo la liberazione. Ossia nel tempo è stato creato un processo parallelo, fra industrializzazione, informatizzazione, urbanizzazione e modernizzazione agricola. Ed è per tali ragioni che la RP della Cina deve assolutamente attenersi fermamente a questo percorso.

Negli ultimi decenni, la Cina ha fatto passi da gigante verso il proprio percorso di modernizzazione. Secondo lei, quali sono le motivazioni della fiducia della Cina?
Le motivazioni della fiducia della Repubblica Popolare della Cina in se stessa mirano a che l’obiettivo è realizzare sostanzialmente la modernizzazione che, partita formalmente nel 2020, dal 2035 avrà lo scopo di edificare un Paese moderno, stabile e forte nella difesa perlomeno dal 2050. Contrariamente a quanto strombazza una certa propaganda non esiste un unico modello di modernizzazione nel mondo – e meno che meno uno da imporre con la forza e la violenza come spesso accade (l’“occidentalizzazione” di cui sopra) – né esiste un modello universale standard con manuali per le istruzioni.
L’analisi della teoria della modernizzazione cinese è essenzialmente la cura di un Paese con una popolazione enorme, sulla base di una profonda sintesi dell’esperienza e delle lezioni della pratica e degli errori delle modernizzazioni in altri paesi del mondo.
La popolazione cinese è di 1.419.321.278 cittadini (seconda dopo l’India) e la RP della Cina supererà presto la somma delle popolazioni dei Paesi sviluppati esistenti. La difficoltà e la complessità sono senza precedenti e anche il percorso di sviluppo e il metodo di promozione devono avere le loro proprie caratteristiche.
Per cui la prosperità comune è il requisito essenziale, ed è anche un processo storico a lungo termine. La modernizzazione cinese aderisce alla filosofia marxista secondo il sistema cinese dello sviluppo incentrato sulle persone e non sui mercati, cerca di risolvere consapevolmente e proattivamente le disparità regionali, le differenze fra città e campagna e le sperequazioni nella distribuzione del reddito, promuove l’equità sociale e la giustizia, realizza gradualmente la prosperità comune per tutte le persone e previene risolutamente la polarizzazione.

Come valuta il contributo della Cina alla comunità internazionale negli ultimi 75 anni? Soprattutto a livello diplomatico, la Cina ha proposto molte idee, che ruolo, pensi, rivestano nella realtà attuale?
Dalla fondazione della Repubblica Popolare della Cina nel 1949 ad oggi, la sua diplomazia ha attraversato 75 anni di sviluppo. In questo periodo, la RP della Cina ha aderito a una politica estera di pace indipendente, ha gestito le relazioni statali in conformità con i cinque principi della coesistenza pacifica e ha salvaguardato fermamente la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo. È rimasta calma nel turbolento ambiente internazionale e ha resistito a dure prove. Il suo status internazionale è stato significativamente migliorato e la sua influenza internazionale ha continuato ad espandersi. Ha conquistato un ambiente internazionale e condizioni esterne sempre più favorevoli per la spinta alla modernizzazione socialista interna.
La diplomazia di un Paese è strettamente legata alla sua politica interna ed essa è la continuazione della sua politica interna che si esprime coerentemente nelle proprie relazioni internazionali. Pertanto, la formulazione della politica estera di un Paese deve essere subordinata agli interessi del Paese e ai suoi principi fondanti. La diplomazia della RP della Cina è la parte esterna del sistema politico interno. È un sistema diplomatico completamente nuovo, quindi, in termini di natura, principi e metodi, è fondamentalmente diverso dal sistema diplomatico imperialista, coloniale, semifeudale e oppressivo ereditato dalle potenze occidentali. Per cui, il primo dovere della diplomazia cinese era necessariamente ndi ricominciare da capo e «pulire la casa prima di trattare con gli ospiti».
Nel settembre 1949 si tenne a Pechino la prima riunione della Conferenza consultiva politica del popolo cinese. Il Programma comune adottato, che ebbe natura costituzionale e giuridica stabilì in modo esaustivo la politica estere e i principi del Paese e determinò le principali decisioni sotto forma di legge. Nel Programma era scritto: «I principi della politica estera della Repubblica Popolare della Cina consistono nel salvaguardare l’indipendenza, la libertà e l’integrità della sovranità territoriale del Paese, nel sostenere una pace internazionale duratura e la cooperazione amichevole tra i popoli di tutti i paesi, e per opporsi alle politiche imperialiste di aggressione e di guerra». Ed è sulla base di questo principio fondamentale che poi ha preso piede quella linea costante che ha guidato la politica estera di Pechino. Quel Programma stabiliva alcune politiche specifiche della diplomazia cinese: 1. riguardo ai trattati e agli accordi; 2. per ciò che concerne i principi per stabilire relazioni diplomatiche con governi stranieri; 3. e riguardo alle relazioni commerciali con l’estero.
Le disposizioni di cui sopra sono diventate i principi guida e la base giuridica per il lavoro estero della RP della Cina, indicando la direzione del lavoro diplomatico. Dopo la fondazione della RP della Cina, l’8 novembre 1949 fu istituito il Ministero degli Affari Esteri, dando inizio al processo storico della diplomazia pacifica e indipendente.
La neo-Repubblica ha eliminato i privilegi e il potere dell’imperialismo e del colonialismo nel Paese, ha seppellito l’umiliante diplomazia della dinastia Qing, inizialmente pilotata dagli inglesi, ed è entrata coraggiosamente sulla scena mondiale con un nuovo atteggiamento.
Oggi la RP della Cina stabilisce e sviluppa attivamente nuovi tipi di relazioni diplomatiche paritarie con altri Paesi in tutto il mondo. In considerazione del contesto specifico nei primi giorni della fondazione della Repubblica ad oggi, sta adottando una strategia diplomatica ormai nota specie ai Paesi in via di sviluppo, a quelli del Terzo Mondo, ed all’opinione pubblica di quegli Stati sedicenti indipendenti facenti parte o giacenti in blocchi aggressivi militari.
Oltre a stabilire rapidamente relazioni diplomatiche con vari Paesi che riconoscono e rispettano la reciproca indipendenza, attualmente la RP della Cina ha sempre attribuito grande importanza anche allo sviluppo delle relazioni diplomatiche o degli scambi interpersonali con Paesi al di là del colore dei propri governi.
Allo stesso tempo, la RP della Cina ha resistito alla pressione degli Stati Uniti d’America, lungo la guerra fredda e il post-Muro, e ha dimostrato il proprio vigore nazionale attraverso ripetute competizioni con l’imperialismo colonial-capitalista su vari fronti: Repubblica Popolare Democratica della Corea (nord), Indocina nel complesso, e sulla questione di Taiwan. Col tempo ha deballato l’isolamento, il blocco e le minacce, entro cui ha cercato di rinchiuderla l’imperialismo. Si è imposta alla Conferenza di Ginevra del 1954, è uscita oltre i confini con la Conferenza di Bandung nel 1955 – la quale dette un contributo storico al rafforzamento dell’unità afro-asiatica – ha surrogato la cricca del fantoccio Jiang Jièshí (Chiang Kai-shek) all’ONU nel 1971, rientro nel Comitato Internazionale Olimpico nel 1979, e innumerevoli ulteriori conquiste.
Ufficialmente la RP della Cina ha relazioni diplomatiche complete con 180 degli altri 192 stati membri delle Nazioni Unite, oltre alle Isole Cook, l’Isola Niue e lo Stato della Palestina. A partire dal 2024, la Cina ha avuto il maggior numero di missioni diplomatiche di qualsiasi altro stato al mondo. Questi sono fatti e numeri che dimostrano che la RP della Cina ha salvaguardato l’indipendenza, la sovranità e la dignità del Paese e ha conquistato il rispetto del mondo.

Guardando al futuro, in quali settori è più ottimista riguardo lo sviluppo della Cina? In futuro, quale potere e saggezza, spera, che la Cina continuerà a mettere a disposizione nel mondo?
Nella presente intervista credo di aver brevemente e in sintesi analizzato i tanti progressi ottenuti in ogni campo dalla Repubblica Popolare della Cina, almeno secondo il mio punto di vista. Per cui adesso – nel rispondere alla sua domanda – tocco un argomento importante e che vede la RP della Cina da qualche tempo anche all’avanguardia nel continuare a mettere a disposizione all’intero pianeta la propria esperienza.
Il 16 aprile 2022 è stato un momento che ha attirato l’attenzione di tutto il mondo nel settore cinese dei voli spaziali con equipaggio. Dopo aver stabilito un nuovo record di 183 giorni di volo continuato in orbita, tre astronauti cinesi sono tornati dal vasto spazio al loro pianeta natale. Per cui la fase chiave di verifica della tecnologia cinese si è conclusa con successo, ponendo solide basi per la costruzione dei un’eventuale stazione spaziale.
L’innovazione scientifica e tecnologica è il motore fondamentale del progresso della civiltà umana. Il volo spaziale con equipaggio della RP della Cina continua a svolgersi. È un vivido esempio delle vostre imprese scientifiche e tecnologiche che raggiungono sempre nuove vette. È una piena manifestazione dell’autosufficienza scientifica e tecnologica di alto livello che continua illuminare la strada verso la modernizzazione. È anche la capacità di un Paese in via di sviluppo e crescita per contribuire al progresso della civiltà umana.
Il segretario generale Xi Jinping ha sottolineato: «Nel mondo di oggi, lo sviluppo della scienza e della tecnologia deve avere una visione globale, cogliere il polso dei tempi e seguire da vicino le nuove esigenze avanzate dalla produzione e dalla vita umana verso le quali la Repubblica Popolare della Cina è impegnata». Questo significa, non solo promuovere la collaborazione globale per l’innovazione scientifica e tecnologica; nonché partecipare attivamente alle reti globali di ricerca di base e la trasformazione dei risultati scientifici in pratiche d’avanzamento; o coltivare nuovi motori di sviluppo economico; rafforzare la protezione della proprietà intellettuale; creare un ecosistema di innovazione di prima classe; modellare il concetto di scienza e tecnologia in modo definitivo; e migliorare la governance globale in tali settori, che significa potenziare maggiormente il benessere umano.
Non solo questo, ma porre anche le fondamenta di un più vicino futuro ad un settore come quello dello sfruttamento economico e potenziale delle risorse contenute negli asteroidi ed in ulteriori corpi celesti, al di là di acquisizioni meramente scientifiche e di prestigio quali la costruzione di una stazione spaziale. E pure in questo caso sono molto ottimista.