Banche, un report rivela il rapporto tra tasse e utili

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Nel 2023 le banche realizzano complessivamente 40,6 miliardi di euro di utili, a fronte dei quali pagano solo 8,1 miliardi di imposte. E’ quanto emerge da uno studio diffuso da Unimpresa, nel quale si sottolinea come il tax rate, cioè il rapporto tra tasse versate nelle casse dello Stato e profitti, è stato pari al 20,1 per cento. Una percentuale “nettamente inferiore” alla media italiana per aziende e lavoratori stabilmente superiore al 42 per cento, si sostiene. Ciò – prosegue Unimpresa – senza dimenticare che il peso delle tasse sulle imprese, specie quelle più piccole, è spesso superiore al 60 per cento. Nel dettaglio nello studio si evidenzia come lo scorso anno il fatturato complessivo del settore bancario tricolore è pari a 102,6 miliardi e, di questi, 62,1 miliardi sono legati al margine d’interesse cioè ai guadagni sui tassi legati ai prestiti alla clientela. Un risultato non diverso a quello dell’anno precedente: nel 2022 ammontano infatti ad appena 4 miliardi e 300 milioni di euro le somme versate al fisco da parte degli istituti, a fronte di 88,1 miliardi di incasso, di cui 45,5 miliardi derivanti dal margine d’interesse e di 25,4 miliardi di utile. “Come nel 2022 – commenta la presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara – anche nel 2023 il settore bancario beneficia della politica monetaria e dei guadagni straordinari sui prestiti. Il 2024 si chiude con risultati ancora migliori. La tassa sugli extraprofitti realizzati dalle banche grazie all’aumento del costo del denaro, di cui si è tornati a discutere in questi giorni, rappresenta una misura di equità sociale che serve a ridistribuire la ricchezza prodotta nel Paese per fattori esogeni, cioè esterni all’andamento del ciclo economico interno. Non è chiaro se il governo varerà un provvedimento in questa direzione: dal nostro punto di vista sarà essenziale una linea netta e chiara, evitando, come lo scorso anno, un tira e molla, accompagnato da correzioni talora poco chiare, che hanno generato solo confusione anche sui mercati finanziari”.