Nel Museo storico archeologico di Nola il passato millenario del territorio: parla Giacomo Franzese

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di Bianca Desideri

Visitare le sale del Museo Storico Archeologico di Nola che è ospitato in quello che era il convento delle Canossiane, destinato dall’Amministrazione comunale, dopo i lavori di restauro, a sede museale, consente di scoprire a partire dalla sezione preistorica, andando avanti nei secoli, la storia del territorio di Nola.
Parliamo di reperti e testimonianze con Giacomo Franzese, direttore del Museo Storico Archeologico di Nola.

Architetto Franzese, una realtà museale importante quella da lei diretta, come si innesta nel territorio nolano?
Il Museo di Nola rappresenta per il territorio nolano un luogo identitario. Raccoglie i cimeli e le testimonianze di un passato glorioso e significativo. Roma con Capua e Nola hanno forgiato il territorio e le genti e sia i monumenti che la cultura che permea il tessuto umano sono il risultato di millenni di frequentazione, scambi con popoli lontani e culture millenarie.

Quali periodi storici-archeologici ospita nelle sue sale il Museo?
Il Museo espone reperti che partono dal Protostorico e nello specifico dall’Età del Bronzo medio per poi raccontare della nascita della città e dei contatti con Ausoni, Etruschi, Sanniti, Romani; quindi  racconta della trasformazione del territorio durante il Medioevo, della nascita della città dei monasteri  dal Quattrocento ai Seicento per concludere con l’apoteosi della pittura napoletana del XVIII sec. e il percorso termina con una collezione di riggiole napoletane del XX Secolo.

Quali sono i reperti più importanti?
I reperti sono tutti importanti e ciascuno racconta vicende uniche nel loro genere. Il copricapo del Villaggio protostorico di Croce del Papa, i corredi della Capanna 1 con il vasellame completo e il piccolo idoletto che attende di essere interpretato nei significati religiosi e etnoantropologici e  la particolare struttura delle capanne che è stata possibile ricostruire anche nei dettagli tecnici; l’alfabeto inciso sul vasellame di epoca etrusca che ci ha dato importanti informazioni per decifrare la lingua; le statue augustee della Villa Romana di Somma Vesuviana che ancora oggi ci restituisce dei capolavori; il quadro della navata della Chiesa di Santa Maria del Plesco a Casamarciano da poco restaurato e non ancora inaugurato con la Pala d’altare opere di Domenico Antonio Vaccaro esposte nel Salone.

Le collaborazioni con altri enti e associazioni che avete sviluppato nel corso degli anni come hanno valorizzato la presenza di pubblico e visitatori nel Museo?
Le associazioni sono il cuore pulsante della comunità. Per un museo territoriale, ossia che nasce principalmente per educare le comunità locali, la collaborazione di associazioni ed enti è imprescindibile. Nel corso del mio mandato che ha avuto inizio nel 2015 ho avuto il piacere di collaborare con oltre 50 tra associazioni, ordini professionali, amministrazioni comunali, altre istituzioni museali e fondazioni. Il beneficio è reciproco perché il museo ha potuto far conoscere e valorizzate il patrimonio culturale mentre i partner per le singole iniziative hanno trovato un luogo idoneo per celebrare le iniziative e per poter organizzare manifestazioni culturali che hanno coinvolto le comunità e le professionalità ed eccellenze della cultura locale che spesso trovano ospitalità o sono conosciute fuori regione e che nei luoghi di origine sono sconosciuti alla maggioranza dei cittadini.

Di recente si è concluso un importante evento legato alla crisi bradisismica dei Campi Flegrei, perché è stato coinvolto il Museo?
E’ stata una condivisione di interessi e il tema scelto e il percorso individuato dagli organizzatori era finalizzato alla salvaguardia dei beni culturali. Il Museo dispone degli spazi e del materiale necessario per lo svolgimento di corsi, convegni ed esercitazioni ed io ho messo a disposizione anche la mia esperienza professionale maturata nelle zone colpite violentemente da sisma nell’ambito della Unità di Crisi del Mic. Il museo deve poter dare il proprio contributo di conoscenza e competenza alle comunità, essere utile nel percorso di prevenzione e protezione delle stesse e deve promuovere iniziative culturali di ampio respiro; deve anticipare i bisogni e per quanto possibile contribuire alla crescita delle giovani generazioni.

Ci anticipa qualche iniziativa o mostra che andrete a realizzare nei prossimi mesi?
Dopo un periodo estivo trascorso ad adeguare spazi ed impianti, avremo a disposizione una sala convegni dotata di moderne tecnologie audio/video per poter organizzare anche proiezioni di film e ospitare convegni internazionali. Partiremo a fine settembre con le Giornate Europee del Patrimonio, con la settima edizione di Teatro in mostra al Museo  e stiamo predisponendo un programma di eventi e mostre per il periodo natalizio.