Nella chiesa di San Giuseppe a Pontecorvo Marianna Sannino ricrea l’estasi della vita

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di Fiorella Franchini

San Giuseppe delle Scalze si erge nel mezzo della salita Pontecorvo, sull’antica via che conduce alle colline di Napoli e attraversa la zona del Limpiano, così detta, secondo il poeta Giovanni Pontano, per la presenza in epoca romana di un tempio dedicato a Giove Olimpio. La controfacciata in stucco ha grandi arcate contenenti tre grandi statue: quelle di San Giuseppe, Santa Teresa, San Pietro d’Alcantara. Il colpo d’occhio cattura subito l’attenzione ma è la navata della chiesa barocca, corrispondente al salone di Palazzo Spinelli, originari proprietari dell’edificio fino al 1606, a infondere meraviglia.  Affidato prima alle Carmelitane poi ai Barnabiti, dopo il terremoto del 1980 lo spazio sacro, in seguito al crollo del tetto, è stato abbandonato e depredato di arredi e decorazioni, marmi e balaustre, le opere più preziose trasferite altrove, come la grande tela di Luca Giordano La sacra famiglia ha la visione dei simboli della passione, conservata attualmente nel Museo di Capodimonte. Riparata la copertura è rimasta una magnificenza dimessa e trascurata.

Eppure in questa nudità l’artista Marianna Sannino ha saputo creare un baleno di assoluto con tre grandi opere dipinte su tulle che prendono posto sull’altare maggiore e sui due laterali all’interno di altrettante cornici preesistenti.  Sempre più spesso l’arte contemporanea si ritrova a invadere i luoghi dell’arte antica. Una convivenza che a volte appare forzata e pretestuosa, talvolta non si cura della leggibilità di tali spazi. Nel caso del nuovo progetto artistico site specific di Marianna Sannino a cura di Maria Savarese “Sembrava che mi trafiggesse il cuore”, patrocinato dalla Fondazione Mannajuolo, modernità e antico non sono in antitesi, anzi generano potenti suggestioni. Il lavoro, ispirato all’estasi di Santa Teresa d’Avila e al “Il libro della mia vita”, autobiografia nella quale la santa racconta l’esperienza suprema vissuta, soffermandosi sui momenti principali: l’estasi, il rapimento ed il volo mistico. L’artista con le sue immagini ricrea metaforicamente gli istanti in cui l’anima ha una diretta comunicazione con il soprannaturale. Nella prima la figura femminile si abbandona dolcemente, nella seconda si distacca in maniera subitanea dalla terra, nella terza, quella centrale, il volo dello spirito è impetuoso e l’artista ferma il momento in cui lo spirito sembra staccarsi dal corpo. È un coinvolgimento totalizzante: la plasticità e le sfumature della tecnica colgono l’attimo sublime, il materiale utilizzato, il tulle dipinto, materializza con la sua dolce inconsistenza la leggerezza dell’anima in estasi.

L’intervento visivo della Sannino,  in mostra fino al 13 ottobre, si fonde con quello musicale di Carlo Fermariello, il quale ha composto, apposta per il progetto, la melodia dal titolo “Ecstasy”, diffusa all’interno della Chiesa.

Una narrazione che concretizza un sentimento evanescente ma intenso che va al di là del senso religioso, perché lascia lo spettatore a naufragare nel tempo, aprendo un varco dove filtra l’eternità. Non è una novità per Marianna Sannino la cui ricerca artistica è proiettata verso il recupero della memoria e della dimensione diacronica del tempo dove “presente, passato e futuro si fondono e galleggiano sospesi in una realtà tangibile comune”.

L’essenzialità della Chiesa di San Giuseppe delle Scalze amplifica il significato dell’emozione trascendentale, l’opera contemporanea si carica della forza che proviene dalle strutture architettoniche antiche rilasciando nuove energie e stimoli. L’utilizzo dello spazio così carico di storia, oltre a determinare un segno di continuità, crea un’atmosfera di insolito fascino.

In continuità con la sua tradizione di attività caritatevoli, le Scalze ospitano una serie di associazioni multidisciplinari e intergenerazionali che dal 2009 promuovono attività socio-culturali con l’obiettivo di valorizzare il bene e restituirlo alla collettività e, al tempo stesso, tengono viva una rete di cittadinanza attiva nata nel 2005 con il nome di Forum Tarsia. Visite guidate, laboratori didattici, Design e autoproduzione, concerti, teatro, incontri di poesia e filosofia, mostre d’arte, manutenzione ordinaria e straordinaria s’innestano nel tessuto sociale e in quello architettonico, una vicinanza tra memoria e contemporaneità, tra classico e moderno che realizza un dialogo vero, non forzato, basato su temi e rimandi valevoli.

Sembrava che mi trafiggesse il cuore e mi lasciasse bruciare in un grande amore”, la frase dipinta in oro che Marianna Sannino fa custodire in una nicchia oscura generano nel cuore di chi guarda due sentimenti contraddittori: il distacco dalla vita e il rapimento alla vita. “Una scrittura di luce – afferma l’artista – una connessione tra il visibile e l’invisibile” che restituisce quel senso del divino che, contemporaneamente, affascina e terrorizza.

Un messaggio che mira al recupero dell’unità del nostro essere. Nasciamo tutti nell’estasi, secondo il maestro indiano Osho, “non è qualcosa che accade solo ai grandi saggi. È qualcosa che ognuno porta con sé quando viene al mondo; è l’essenza di tutti, è l’intima essenza della vita; è parte dell’essere vivi. La vita è estasi”.