L’umanità in stallo

20

Il cosiddetto “tempo sospeso”. Non il passo di danza, ma la forma di attesa, quasi spasmodica del verificarsi di eventi paventati, e che potrebbero concretarsi, va inteso così. Ciò che lascia se non attoniti, quanto meno perplessi, una buona quota dei cittadini del mondo, è che un’altrettanto consistente frazione di quegli stessi si è messa in una posizione di attesa. Ricorda così, seppure da lontano, la posizione di stallo di un aereo. Per rendere più chiaro tale concetto, si può aggiungere che, come per la macchina volante, la spinta che dovrebbe accompagnare l’umanità a procedere e a progredire sta perdendo pericolosamente la sua potenza. Mentre in tal modo per l’aereo è inevitabile precipitare, per l’umanità la conseguenza è diversa. Non potendo nè rimanere ferma, nè tanto meno avanzare, essa finisce con l’arretrare. In effetti allo stato, limitandosi a osservare solo l’ Italia, si ha l’idea che ora come ora prevalga una forma di stato d’animo rassegnato, del genere “tanto, alla fine, tutto si aggiusterà”. Dare troppa visibilità a alcuni eventi, la storia tutto zucchero dell’ex Ministro Sangiuliano è solo l’ultimo, non indica un comportamento adeguato alla vicenda. Altrettanto, se non ancora peggiore, è l’atteggiamento di sminuire l’importanza di altri fenomeni, come le guerre in corso e le ostilità, per ora solo verbali, che intossicano molte delle relazioni diplomatiche tra stati, seguendo intrecci estremamente complicati. Un tempo un comportamento del genere della seconda descrizione sarebbe stato sdoganato come “si è fatto il callo”.
Oggi pensare di potersi lasciare alle spalle malrisolte quando non del tutto irrisolte situazioni del genere accennato, equivarrebbe a interrompere bruscamente il progetto di ogni forma di miglioramento sociale. L’augurio è quindi che quanto scritto fin qui sia una divagazione che non è sostenuta da niente di concreto. Del resto, fin dall’antichità, sembra che la stessa abbia accompagnato con fatti degni di nota l’affermazione “libenter credimus quod volumus”, si crede volentieri ciò che fa piacere credere”. Ogni approfondimento in merito può essere compiuto senza preclusioni di sorta, essendo, il suo risultato, quasi certamente, a conforto di quella stessa tesi.