Oltre alla meta conta il percorso. Napoli prenda esempio dal castello di Warwick

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Tutti gli avvenimenti e le proteste riguardanti il lungomare, la villa comunale, la cassa armonica ecc…, sono la dimostrazione pratica che l’urbanistica di una città viaggia a braccetto con la gestione dei suoi beni culturali. Prima ancora di decidere quanto, e se sia sbagliata la pista ciclabile e i suoi annessi sul lungomare a Napoli, bisogna porsi qualche domanda di tipo gestionale. E per darsi delle risposte non c’è nulla da fare bisogna per forza riferirsi alla verità inoppugnabile dei numeri. Qual è il flusso di ciclisti che percorrono quel tratto di strada nei giorni feriali? Quale in quelli festivi? In che percentuale si può leggere il cambiamento nei movimenti di traffico veicolare? La destinazione urbanistica del luogo a traffico chiuso ed a traffico aperto, in un analisi costi benefici, in che modo influenza la vivibilità delle strade limitrofe, la qualità dell’aria nella regione più interna, i tempi di percorrenza per spostarsi da un lato all’altro della città? La popolazione suddivisa per età quanto adopera il tratto ciclabile di strada? 

Le strade esprimono il nostro modo di vivere, il nostro sentire, la nostra cultura. I costi per una corretta e continua manutenzione non sono certamente piccola cosa, ma se la voce di spesa Beni Culturali fosse meno pesante se non inesistente, certamente i costi di gestione urbanistica della città sarebbero coperti più facilmente. La raggiungibilità, la piacevolezza del tragitto sono momenti essenziali da gestire con la medesima cura con la quale si dovrebbe gestire il bene culturale. Il visitatore che ha dovuto percorrere un itinerario stressante e faticoso quando finalmente accede al bene ha perso il 35% dell’entusiasmo.

In Inghilterra l’approccio alla visita, che sia organizzata o no, è studiato in modo che il turista avverta l’avvicinarsi alla sua meta con continui stimoli per la curiosità che, giunto alla meta, esplodono nella sete di conoscenza e di sperimentazione. Non è dunque possibile pensare di lasciare al caso questi fattori. Napoli è una città piena di beni culturali, essa stessa lo è. L’area del Centro Storico, o meglio del Centro Antico, puo’ essere percorsa a piedi, quindi “basterebbe“ tenere sotto controllo pulizia e sicurezza per garantire un sereno iniziale approccio ai beni. La sollecitazione alla curiosità dovrebbe rientrare nello studio degli esperti gestori, che potrebbero stabilire gli itinerari obbligando dolcemente il visitatore a passaggi graduali, costellati da stimoli visivi, olfattivi, e uditivi fino al raggiungimento del bene, dove sarebbe l’emotività a inchiodare l’attenzione. Non è difficile ma non è una tecnica che si improvvisa. 

Castello di Warick, un esempio da seguire
A tal proposito è indicativo il caso del castello inglese di Warwick, ubicato in quella contea che diede i natali a Shakespeare, comprato nel 1978 dal celeberrimo museo delle cere di Madame Tusseaud e trasformato in una redditizia impresa econornicoturistica con oltre 750.000 visitatori all’anno. Per raggiungere il castello i turisti devono inevitabilmente attraversare Ia cttadina. La loro percezione di quest’ultimo segmento del viaggio, circa un miglio e mezzo, marca fortemente l’atteggiamento iniziale dell’esperienza. Così era interesse dei gestori del Castello che questo tratto fosse piacevole: strade pulite, fiancheggiate da alberi ed aiuole, buon arredo urbano, indicazioni stradali chiare, edifici storici ben tenuti ed in adeguato risalto, traffico scorrevole, buoni servizi, negozi ben tenuti, etc.. Ma raggiungere questi obbiettivi era anche ovviamente interesse dei commercianti, delle autorità locali, delta cittadinanza. La coscienza della comunione di interessi ha dato i suoi frutti: oggi il Castello di Warwick è un’attrazione turistica di successo e le due “aziende turistiche”, il castello e la città, lavorano insieme per il successo comune. 

Grazie a questo buon esempio di gestione combinata l’intera contea conta oggi più di 5 milioni di visitatori all’anno. Proviamo ad immaginare cosa potrebbe succedere se la tomba di Leopardi fosse più facilmente approcciabile e fosse offerta al pubblico come un esperienza sensoriale di immagini, suoni ed odori. Il visitatore pero’ dovrebbe poter arrivare sul posto, che pure è molto servito dai mezzi pubblici senza rischiare le caviglie su marciapiedi sconnessi col rischio che in larghezze di poco superiori al metro, si possano fronteggiare turisti, ciclisti dell’ultim’ora, e lavoratori diretti alla metropolitana.