Un 8 settembre molto diverso da quello del 1943

15

È passato tanto di quel tempo e oramai dei protagonisti di quel giorno del 1943 non è rimasto nessuno o quasi. Per saperne di più, si può prendere in considerazione solo quanto il Grande Libro della Storia mette a disposizione dei posteri. C’era stata la guerra, fermata dall’armistizio di solo qualche giorno prima, ma gli scontri non si erano fermati.
Prese il via quindi la liberazione dalle truppe tedesche che per gli italiani e gli alleati non fu certo una partita a carte né, tantomeno, un gioco a rincorrersi tra il Sud, il Centro e il Nord del Paese. Ritornando in fretta con l’attenzione a questi giorni, non si può che prendere atto di una situazione, quella attuale, completamente rivoltata rispetto alla prima. L’Italia, con essa la EU, oramai da un pò di tempo sta marciando con tutta la prudenza possibile tra cavalli di Frisia e altri ostacoli letali. Essi, man mano che si avanza, moltiplicandosi rendono il cammino verso la pace sempre più impervio e pericoloso. Ciò che preoccupa più di ogni altra insidia è che, se non si interrompe drasticamente e per tempo quell’andatura, somigliante da vicino a quella dell’alce, si rischia grosso di finire nella fossa di leoni, tigri e altri animali feroci che normalmente vivono in Asia e Africa. Sono appunto i loro luoghi di provenienza, Cina e Sud Est asiatico, India fino a arrivare talvolta all’Australia che costituiscono i pericoli accennati. Solo per staccare l’attenzione da vicende che non portano certo lustro… allo Stivale, può far bene, seppure per poche ore, dare un ripasso ai quotidiani dei giorni scorsi. A dare conferma della situazione de quo sono le prime pagine dei quotidiani di ieri: simili più a puzzle che a fogli di informazione, tale era la varietà delle notizie di ogni genere in esse riportate. Si è arrivati così alla ripresa (delle attività in genere), avendo fin a ora accumulato una serie di questioni irrisolte che da sole basterebbero a far smettere di ridere anche un branco di iene. Ma non è finita li. Altre sono state le complicazioni sopravvenute, quando non proprio fatti nuovi, per aumentare la dose giá consistente di suspence in essere non solo in Italia. Quanto però nel Paese balza facilmente agli occhi, è il mettere spesso sullo stesso livello di importanza, anche internazionale, “fattarielli”, nel caso di specie prouderie, come sono definite a Napoli le vicende di minor peso. Soprattutto perché in fondo due detti dell’antica Roma convergono nel rimarcare il tipo dell’informazione sopra accennato: “de minimis non curat praetor”, il pretore non deve occuparsi dei problemi di poca importanza, e “ubi major, minus cessat”, nel senso che il problema meno importante deve essere risolto dando la precedenza a quello che richiede la priorità. Si aggiunga che, nei sacri testi, è indicato che ne uccide più la penna che la spada: non si può negare che l’ormai ex Ministro è stato in tal modo ridotto a striscioline. Il fattore critico, per il Paese più importante che altrove, è che la Pubblica Amministrazione continua a girare in tondo. Solo per colorare, è bene soffermarsi sul dettaglio che si comportano così anche i criceti.