Per muovere la macchina Italia occorrono azioni concrete, non sogni

in foto Fabio Panetta

Un film inglese degli ultimi anni del secolo, scorso, titolo originale Sleeding Doors, inizia con l’immagine di una giovane donna che non riesce a salire sul metrò perché ha fatto tardi. La scena è replicata con l’unica differenza che nella seconda alla viaggiatrice riesce di salire in carrozza. Questa situazione duplice, osservata ex post, basta da sola a fare da chiave di lettura, da commento e da critica dell’intera pellicola. Quel doppio frame, in pochi secondi, spalanca la mente di chi sta guardando alle ipotesi di cosa sarebbe potuto accadere se la stessa persona avesse fatto in tempo a prendere la metropolitana, come in realtà si può osservare nel film. Preso lo spunto, con esso approcciando l’attuale fase socioeconomica del Paese, i commentatori da bar o da altri luoghi di conversazione “senza rete” del villaggio, hanno cominciato a ragionare sui fatti che potrebbero venir fuori da ciascuno degli stessi episodi. Tutto ciò sulla base di ragionamenti che somigliano da lontano a quelli per assurdo usati dai matematici. Più precisamente, provando a intravedere tra i dettagli cosa sarebbe successo se un determinato problema fosse stato affrontato e risolto anche in maniera completamente diversa da quella in realtà adottata. Solo per avere un’idea ancora più chiara di quel modo di confrontarsi, quegli “sportivi seduti a tavolino” ricostruiscono seriosamente ogni evento anche non ludico, comunque prediligendo il calcio. Da ciò a quanto già dall’inizio della settimana è sotto l’ occhio dei comuni cittadini, il passo è più che breve. I Tuttologi, ancora più presi dalla sacra effervescenza dello scampolo di fine vacanze, stanno facendo già opera di banalizzazione. Non solo di quanto è successo nei patri confini e altrove. A stretto giro, si conosceranno le risposte ai vari “se si fosse agito in quest’altro modo..” corredati da apprezzamenti diversi e variopinti. Generalmente gli oggetti che vengono ripassati sono i confronti con lo stesso genere di comportamenti
adottati da altre realtà politiche molto differenti di quelle home made. Così facendo, il tutto finisce solitamente in polemica, peraltro sterile. Con buona probabilità converrà attendere la ripresa delle attività che dovranno concretamente portare a velocità di crociera l’apparato produttivo italiano. Non solo, ma in maniera simile a quelle degli altri paesi. Sono quelle significative per la ripresa dello sviluppo mondiale. Per tracciare un quadro provvisorio dell’andazzo che sta assumendo il percorso della macchina Italia, forse potrà essere di valido aiuto sognare meno a occhi aperti e agire di più, mettendoci animo e cuore a prescindere. Così ha tentato di illustrare al Meeting di Rimini gli argomenti salienti del Paese il Governatore della Banca d’ Italia Fausto Panetta. Ha corredato la sua relazione con dettagli pratici che la realtá della situazione debitoria del Paese fa trasparire, informando che il servizio del Debito Pubblico Italiano costa al Bilancio dello Stato quanto l’intero budget per l’ Istruzione Pubblica. Dalle scelte dei necessari provvedimenti si potranno iniziare a impostare i programmi per l’anno prossimo. In ogni caso è opportuno che il Paese si dia da fare in maniera più che concreta. Del resto è più che dimostrata la validità della preposizione che dice: “chi vuole agisce, chi no delega”. Tanto è stato il clou della relazione del n°1 di Palazzo Koch, quando ha espresso con argomentazioni pressoché inconfutabili che la produzione italiana è condizionata dall’impiego di immigrati regolarizzati. Al prossimo incontro al bar certamente verrà fuori tutto e il suo contrario che tale argomento si porta dietro. Nell’attesa è il caso di incrociare le dita.