Troppe spine nel fianco del 1° Governo Meloni

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Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 13 agosto all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Ultimi lavori prima delle “stelle cadenti” di san Lorenzo e subito fila di “trolley colorati” in fuga da Camera e Senato. Sui volti di deputati e senatori sembrava quasi di leggere lo stress delle ultime ore per la conversione in legge di ben nove decreti (fra i più impegnativi quello detto “svuota carceri” presentato dai sostenitori come intervento non più rinviabile per rendere meno oppressiva la vita dei detenuti nelle carceri italiane). Le porte di Montecitorio e Palazzo Madama si riapriranno a partire dall’11 settembre. Nel frattempo il ricorrente quesito: ma spettano anche a deputati e senatori le ferie estive? La risposta, piaccia o no a tutti, è sì. Il diritto al periodo annuale di riposo retribuito, è sancito nella “Carta del lavoro” approvata nel 1927.Un dato non deve sfuggire: le ferie dei parlamentari italiani sono inferiori rispetto ad altri Paesi europei e non.

PRIGIONIERI DEL CALDO AFRICANO. E’ sembrato non esserci scampo per le città meridionali con bollino rosso. Si è creato di fatto un soffocante dualismo con l’afa record che colpisce mezza Italia al massimo livello di calore e di riscaldamento. Pochi e sparuti i temporali pomeridiani sui rilievi alpini e appenninici. Forse per Basilicata e Calabra qualche temporale anche a tratti forte. Nell’insieme tuttavia dominio “assoluto e assolato” dell’anticiclone africano chiamato “Caronte”. Singolare, in questo quadro, lo sciopero dei “balneari titolari dei lidi marini” con ombrelloni aperti o chiusi a macchia di leopardo. Due esempi opposti: in Liguria sciopero al cento per cento, in Calabria “non si sapeva della protesta” e quindi nessuna chiusura. Molto gradita l’iniziativa dei balneari in Puglia: sciopero con offerta di saporito pane e pomodori ai clienti.

LO STRESS DI GIORGIA. ”Ho bisogno di un po’ di riposo, ha detto la premier, anche per aiutarmi a smettere di fumare: una servitù di cui mi ero liberata e in cui negli ultimi tempi mi sono ritrovata ricaduta”. In vacanza con la figlia Ginevra e, per l’occasione, insieme con l’ex compagno Giambruno “in modo da dare a nostra figlia l’idea della famiglia”. Non manca il problema della sicurezza. Ogni volta che, in Italia o all’estero è impegnata in missioni di particolare importanza, Giorgia non smette di ricordare a se stessa di essere “donna, madre e cristiana”. Accanto ai grandi del mondo, tiene la figlia per mano. Su qualche messaggio “kill (cioè morte) a Giorgia e Ginevretta”, la polizia sta indagando (un tempo regnanti di tutti i tipi amavano comparire in pubblico con un seguito di “dame di compagnia”). Giorgia sente forte il dovere di madre. Apprezzata, tempo fa, la deputata Gilda Sportiello che, non volendo mancare ai lavori parlamentari, a un certo punto si appartò in un banco più nascosto dell’aula per allattare il suo bambino neonato.

UOMINI E PROBLEMI. Alla riapertura delle Camere, subito il premierato che Giorgia ha sempre definito “la madre di tutte le riforme”. Ma c’è la delicatissima questione di non sfiorare minimamente i poteri costituzionali del Presidente Sergio Mattarella. Il rischio è di doversi misurare col referendum popolare come anche per l’Autonomia differenziata per la quale sono state superate da tempo le 500 mila firme (il ministro Calderoli, accusato insieme con Salvini di voler spaccare il Paese, sta cercando come scansare il giudizio degli italiani che si preannuncia non positivo).Altre questioni aperte: le rate, fino a 10,del Pnrr da parte dell’Unione europea; la definizione del programma complessivo per le 8 zone a economia speciale diventate finalmente una sola Zes guidata da Giosy Romano,62 anni, originario di Brusciano retroterra di Napoli; il Ponte sullo Stretto dopo il via agli espropri dato da Camera e Senato; la distribuzione degli immigrati visto che il flusso degli arrivi diminuisce ma non si ferma.

POLITICA ESTERA. Sempre drammaticamente in primo piano la guerra scatenata da Putin con l’invasione dell’Ucraina. Il Governo non ha una voce sola. La premier Giorgia Meloni sostiene Kiev fino al raggiungimento di una pace accettata da Zelensky; il vice Tajani (ministro degli Esteri) è per un “aiuto incessante” a Kiev; il vice Salvini (ministro Trasporti) non fa mistero, anzi quasi ostenta, la dequalificante subalternità a Putin. Dal canto suo il ministro della Difesa, Crosetto ha dovuto ribadire il suo pensiero: nessun Paese può invaderne un altro, si debbono ripristinare le regole del Diritto internazionale, perciò via le armi, Putin si ritiri e si discuta di pace condivisa fra Russia e Ucraina.