Da “Notizie Asvis”: Talenti, laboratori, Pa e università, che cosa prevede la strategia italiana per l’AI

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Si riporta di seguito il testo integrale di Maddalena Binda Ivan Manzo apparso sul sito ASviS il giorno 1 agosto 2024

Ricerca, pubblica amministrazione, imprese e formazione le quattro macroaree di intervento. Previsto il coinvolgimento attivo degli stakeholder. Nel documento anche il richiamo alla necessità di competenze specialistiche.

Oltre venti azioni strategiche in quattro macroaree: ricercapubblica amministrazioneimprese e formazione. E una visione ambiziosa, anche se da testare nel tempo e supportare con risorse adeguate: promuovere l’uso della AI in vari settori, nel tessuto produttivo, imprenditoriale, formativo e sociale, nonché nella Pubblica amministrazione. Sono i punti centrali della Strategia italiana per l’intelligenza artificiale 2024-2026 resa nota il 22 luglio dal governo, a pochi giorni dalla pubblicazione dell’AI Act sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e dall’inizio delle audizioni in Commissione, presso il Senato, del disegno di legge sull’AI.

L’Italia era tra i pochi Stati membri dell’Ue a non disporre di una strategia nazionale. Adesso il documento ufficiale c’è, e come ha dichiarato Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione, “sta supportando l’attività del governo nella definizione di una normativa nazionale e delle politiche sull’AI, dimostrando la nostra determinazione nel guidare lo sviluppo di questa tecnologia in modo efficace e sicuro”. La Strategia, redatta da un comitato di 14 esperte ed esperti, è stata adottata allo scadere del “Programma strategico Intelligenza Artificiale” curato a suo tempo dal ministero dell’Università e della ricerca, dal ministero dello Sviluppo economico e dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale.

Obiettivi strategici

Per le quattro macroaree il documento individua i seguenti obiettivi strategici:

  • rafforzare gli investimenti nella ricerca, promuovendo la creazione di competenze adattate al sistema italiano e in linea con i principi di affidabilità e responsabilità dell’Unione europea;
  • rendere più efficienti i processi amministrativi e migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale;
  • agevolare lo sviluppo e l’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale nelle imprese per efficientare i processi e abilitarne di nuovi per ampliare le possibilità di crescita.
  • promuovere una formazione di qualità elevata e in linea con le nuove competenze richieste dallo sviluppo e diffusione dell’AI.

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Andando più nel dettaglio, in ambito Ricerca si prevede il consolidamento dell’ecosistema italiano della ricerca, investimenti per trattenere e attrarre talenti, progetti interdisciplinari per il benessere sociale, potenziamento delle collaborazioni internazionali. Nel campo della Pa, linee guida per promuovere l’adozione dell’AI, semplificazione per cittadini e imprese, l’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle scuole per la Pa. Tra le misure per le aziende: facilitatori per l’AI nelle piccole e medie imprese, sviluppo di startup in ambito AI, laboratori per lo sviluppo di applicazioni AI. Infine per la Formazione, didattica diffusa sull’AI nei corsi di laurea universitari, corsi ITS e potenziamento del dottorato nazionale in AI.

“Centrare gli obiettivi strategici enucleati richiederà un grande sforzo organizzativo”, si legge nel documento, “e richiederà una sapiente e mirata azione di coordinamento, sia all’interno di ciascuna singola area sia trasversalmente”. Per poter garantire una visione sistemica e una condivisione di buone pratiche e conoscenze, la Strategia prevede la definizione di un contesto di azioni strategiche abilitanti per l’attuazione, il coordinamento e il monitoraggio delle strategie e per il potenziamento delle infrastrutture necessarie per il funzionamento delle tecnologie di intelligenza artificiale, nonché il coinvolgimento attivo degli stakeholder per una pianificazione efficace.

Il documento non manca di sottolineare le criticità dovute, ad esempio, alla mancanza di competenze digitali nella società italiana: l’Italia è all’ultimo posto tra i Paesi membri dell’Unione europea per numero di laureati nel settore Ict (Information and communications technology) e al quartultimo posto per percentuale di cittadini che possiedono competenze digitali di base (pari al 45,6% della popolazione). Questa situazione si riflette anche nell’adozione delle tecnologie di intelligenza artificiale tra le aziende: nel 2022, ad esempio, solo il 15% delle piccole e medie imprese italiane aveva avviato un progetto pilota di AI. Dal 2017, inoltre, le start up fondate in Italia sono poco più di 350, tra i dati più bassi in Europa. Il documento individua, inoltre, alcuni rischi, tra cui quello legato al divario digitale e all’iper-regolazione nazionale in applicazione alla normativa europea. “Calando il contesto regolatorio europeo a livello nazionale”, si legge nella Strategia, “si dovrà evitare di costruire ulteriori sovrastrutture normative nella definizione delle azioni strategiche, adoperandosi invece nella direzione di promuovere l’AI Act con linee guida e percorsi agili e a misura di impresa e di cittadino”.

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