Si riporta di seguito il resoconto dell’agenzia di stampa Gea dell’intervento pubblicato il 22 luglio dal Corriere della Sera a firma di Enrico Giovannini e Ferruccio de Bortoli dal titolo “Tanta spesa, poca resa. Conti pubblici e nuove regole”.
“Siamo ormai alla vigilia di una significativa rivoluzione nel modo di gestire la nostra finanza pubblica. Speriamo non ci colga di sorpresa. Al contrario, confidiamo che sia l’occasione per migliorare il processo di formazione del bilancio pubblico e, soprattutto, rafforzare gli strumenti di valutazione, ex-ante ed ex-post, delle scelte politiche. Sono elementi cruciali di una democrazia rappresentativa degna di questo nome. Con il nuovo patto europeo di stabilità dovremo abituarci ad altri acronimi, con i sottostanti impegni, soprattutto dopo l’apertura di una procedura per eccesso di deficit (siamo in buona compagnia, c’è anche la Francia). La principale novità della rinnovata governance fiscale europea, approvata dal governo Meloni ma non votata a Strasburgo dalla sua maggioranza, è il Psb, ovvero il Piano strutturale di bilancio a medio termine, della durata di quattro o sette anni, a seconda che il Paese membro chieda un percorso di rientro da un debito o da un deficit eccessivo”. Lo scrive sull’inserto Economia del Corriere della Sera Enrico Giovannini con Ferruccio de Bortoli.
In estrema sintesi, spiegano, “il Psb deve definire un programma di riduzione dell’extra deficit basato sull’andamento della spesa primaria netta in linea con la cosiddetta ‘analisi di sostenibilità del debito pubblico’ (Dsa). Conteranno, nel rendere il percorso meno severo, le riforme di struttura, la qualità degli investimenti pubblici soprattutto nell’ottica della transizione, ecologica e digitale, del miglioramento della condizione sociale e della sostenibilità. Inoltre, dalla spesa primaria netta sono escluse poste potenzialmente rilevanti, tra cui gli interessi sul debito, i finanziamenti europei e i relativi cofinanziamenti nazionali. L’Italia richiederà quasi certamente l’estensione del periodo di rientro e, dunque, il Psb è destinato a travalicare l’arco di questa legislatura. Impegnerà anche futuri esecutivi, potenzialmente di diverso orientamento (per questo potrà essere riscritto in caso di elezioni). Ciò richiederebbe un approccio alla manovra di bilancio diverso rispetto al passato, non certo consociativo, ma almeno pienamente trasparente”.